Max Ionata Special Edition con «Tivoli»: un dialogo filigranato fra due scuole di pensiero (Mingus Records, 2025)

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La forza di «Tivoli» risiede nell’attitudine a far dialogare due scuole di pensiero: Ionata e soci non si limitano a sommare le influenze, ma le amalgamano in un disegno unitario, dove ciascun episodio sonoro diventa parte di una geometria più ampia, simile a un mosaico che ammette una pluralità di colori e di incastri.

// di Francesco Cataldo Verrina //

L’arrivo di «Tivoli» sul mercato, edito da Mingus Records, sancisce una tappa cruciale nella traiettoria di Max Ionata. In questa occasione il sassofonista travasa la propria matrice mediterranea in un dialogo sinergico con la sensibilità nordica, affidandosi a tre protagonisti della scena scandinava: Jesper Bodilsen al contrabbasso, Martin Sjostedt al pianoforte e Martin Maretti Andersen alla batteria. La sessione, realizzata a Copenaghen nel novembre 2024, coglie gli aspetti più stimolanti di un incontro al vertice e mette a frutto una molteplicità di variabili nate da uno scambio relazionale fondato su due modelli di concezione jazzistica. Tale convergenza arricchisce la forma mentis e la procedura esecutiva rispetto al precedente trio pianoless di «Like», edificando un telaio prospettico e narrativo più articolato, nel quale la voce del sassofono si avviluppa ad una trama armonica e ritmica di complessità filigranata.

Ionata ha dichiarato: «Tivoli è nato come una fotografia sonora di un periodo particolarmente intenso della mia vita. In Scandinavia ho trovato una luce diversa, un respiro nuovo, e ho sentito il bisogno di trasformare quelle sensazioni in musica. L’incontro con i musicisti scandinavi ha aggiunto una trasparenza e una profondità nuove al mio suono. Tivoli è tutto questo: un cammino fatto di colori, memorie e scoperte». Queste parole restituiscono la dimensione autobiografica del disco, che si dipana attraverso otto episodi, ciascuno concepito come frammento di un percorso unitario. Il quartetto affronta repertori differenti, alternando originali e riletture di autori come Sergio Ruben Aranda, Kenny Wheeler, Cole Porter e Johnny Griffin. L’avvio con «Canción para Sara» del compositore argentino introduce una linea melodica sobria, sostenuta da una scansione incalzante, attestandosi come una dichiarazione d’intenti, in cui la malinconia sottile della linea tematica viene impreziosita dal fraseggio di Ionata, il quale modella il suono con una fisionomia acustica di perforante escavazione emotiva, mentre Bodilsen fissa le coordinate interne ed Andersen imprime una pulsazione regolare, quasi geometrica. Dal canto suo, Sjostedt, con accordi sobri e calibrati, amplifica la prospettiva armonica, facendo del costrutto sonoro una soglia di accesso a un universo equidistante dai due moduli espressivi, alternando lirismo e vitalità. La successiva «Consolation» di Kenny Wheeler, estratta dalla «Sweet Time Suite», rivela la capacità del quartetto di assimilare un linguaggio complesso e di restituirlo con eleganza. Wheeler, maestro della partitura armonica multistrato, trova in Ionata un interprete consapevole, in grado di far emergere la bellezza intrinseca della melodia. Il sassofono diventa latore di un’espressività intensa, richiamando un ambientazione sonoro rarefatto e favorendo un clima di meditazione. Sjostedt tesse un contrappunto discreto e temperato, mentre Bodilsen e Andersen costruiscono una base ritmica finalizzata a un dialogo continuo. L’insieme assume la forma di una meditazione collettiva, simile a una composizione impressionista che gioca con trasparenze e velature.

«Everything I Love» di Cole Porter viene affrontata con rispetto e audacia, in una rilettura originale che distribuisce gli assoli tra i vari strumenti. Ionata reinventa la melodia con un fraseggio che alterna intensità e leggerezza, Sjostedt introduce variazioni armoniche che ampliano il campo espressivo, Bodilsen e Andersen sostengono con un andamento elasticizzato, traslando l’intreccio motivico in una rampa di lancio per l’improvvisazione. La coerenza stilistica emerge dall’attitudine a far dialogare vernacolo e modernità, in un equilibrio che ricorda la costruzione modulare di un edificio musicale, dove ogni dettaglio contribuisce alla solidità dell’insieme. «When We Were One» di Johnny Griffin diventa una ballad notturna e brunita, quale omaggio al mentore di Ionata. Lo scandaglio armonico del tema viene condotto con perizia, generando un contesto intimo e riflessivo. Il sassofono si dirama con voce calda e meditativa, Sjostedt accompagna con accordi che rapprendono lo spazio sonoro, Bodilsen e Andersen mantengono un drum’n’bass calibrato che vaporizza la dimensione contemplativa. La title-track, «Tivoli», si distingue per la corrente soul-jazz che attraversa la composizione, evocando al contempo la cittadina laziale e i giardini di Copenaghen. Ionata fonde le proprie radici mediterranee con le asimmetrie della scena jazz scandinava, facendo germinare un tessuto sonoro che alterna cinetica e compostezza. Sjostedt apporta elementi modulari che distendono la prospettiva accordale, mentre Bodilsen e Andersen sorreggono l’intelaiatura con un groove vigoroso, innalzando un ponte tra due mondi, esempio di come la musica possa tramutarsi in geografia emotiva.

«Naru’s Waltz» sprizza una melodia leggera, quasi mattutina, su cui Ionata passeggia su tratturi melodici che alimentano percezione emotiva del fruitore, Sjostedt sostiene con accordi che intensificano il corredo tematico, Bodilsen e Andersen dispensano un substrato percussivo che si riflette idealmente nei contorni sfumati di una natura luminosa e pacata. «Det Lysner», firmata da Bodilsen, si carica a molla di un dinamismo proattivo, tra tensioni latenti ed un finale liberatorio. Bodilsen guida con il contrabbasso delineando una struttura che alterna densità e leggerezza, Ionata interviene con incisività, mentre Sjostedt e Andersen fortificano i contrafforti narrativi. A suggello, «Mr. GT», originale di Ionata di impronta neo-bop e dall’aura fonica swingante, in cui Sjostedt, Bodilsen e Andersen implementano una base energica, mentre il sassofonista-leader indica le linee guida. L’episodio diventa una dichiarazione di appartenenza al jazz contemporaneo, in grado di annodare passato e presente, mentre l’album sembra chiudersi con un senso di celebrazione e l’auspicio di futuri progetti. La forza di «Tivoli» risiede nell’attitudine a far dialogare due scuole di pensiero: la liricità scandinava, fatta di trasparenze armoniche e di eleganza formale e l’esuberanza mediterranea filtrata nel sistema operativo di matrice afroamericana. Ionata e soci non si limitano a sommare le influenze, ma le amalgamano in un disegno unitario, dove ciascun episodio sonoro diventa parte di una geometria più ampia, simile a un mosaico che ammette una pluralità di colori e di incastri.

Max Ionata

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