Threegonos con «Questioni di Pensiero»: un’Odissea sonora nel labirinto del jazz contemporaneo (MIA Progetto Musica, 2025)

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L’evoluzione del gruppo, da trio a sestetto, consente di ampliare le possibilità espressive, di arricchire la tavolozza timbrica, facendo germinare un dialogo più articolato e relazionale fra i vari strumentisti, tutti di comprovata esperienza e talento, colonne portanti di un ensemble affiatato e coeso, versatile nel fondere elementi eterogenei in un’unica e vibrante entità.

// di Francesco Cataldo Verrina //

Nel panorama musicale odierno, ove la proliferazione di generi e sottogeneri sembra aver frammentato l’esperienza dell’ascolto, emergono formazioni capaci di trascendere le etichette e di proporre un’arte sonora che si nutre della complessità del mondo. I Threegonos, collettivo jazzistico coagulatosi intorno al contrabbassista e compositore Toni Armetta, incarnano un esempio emblematico di questa capacità di sintesi e di innovazione. Con «Questioni di Pensiero», il gruppo invita ad un viaggio nel cuore di un universo musicale vasto e politematico, un’odissea sonora che sfida le convenzioni e celebra la libertà espressiva.

L’album, pubblicato da MIA Progetto Musica, si attesta come un concept maturo, frutto di una lunga e intensa attività concertistica e di una profonda riflessione sulla natura stessa della musica. L’evoluzione del gruppo, da trio a sestetto, consente di ampliare le possibilità espressive, di arricchire la tavolozza timbrica, facendo germinare un dialogo più articolato e relazionale fra i vari strumentisti, tutti di comprovata esperienza e talento, colonne portanti di un ensemble affiatato e coeso, versatile nel fondere elementi eterogenei in un’unica e vibrante entità. Il titolo stesso, «Questioni di Pensiero» suggerisce la profondità e la complessità del lavoro. L’album non si limita a proporre una semplice lotto di composizioni, bensì un’indagine sulla natura della musica, sul suo potere evocativo e sull’attitudine a stimolare la riflessione. Ogni composizione rappresenta il tassello di un mosaico più ampio ed il frammento di un discorso che si articola attraverso melodie, armonie e ritmi, a tratti non convenzionali. L’architettura sonora dell’album viene impreziosita da una raffinata eleganza e da una sapiente gestione degli spazi. Le composizioni sono strutturate in modo da innescare un’alternanza tra momenti di intensa espressività e passaggi più introspettivi. L’improvvisazione, elemento cardine del linguaggio jazzistico, permea ogni elaborato, senza manifestarsi in modo caotico o autoreferenziale. La forza dei Threegonos risiede nella capacità di fondere generi e linguaggi apparentemente distanti tra loro. Il jazz, inteso nella sua accezione più ampia, funge da collante, da punto di riferimento, ma non si pone come un limite; anzi, diviene il veicolo per perlustrare territori, per contaminare ed arricchire il linguaggio. L’influenza del flamenco, del tango, del candombe, del groove, del funk e delle musiche africane e mediorientali traspare in molti passaggi. Tuttavia, non si tratta di semplici citazioni o di meri esercizi di stile. I Threegonos riescono a trasformare tali influenze in elementi originali, in ingredienti destinati ad una ricetta unica, ma soprattutto in una sorta di marchio di fabbrica. L’eccellenza di «Questioni di Pensiero» è ascrivibile anche alla qualità dei singoli musicisti. Ogni componente del sestetto dimostra un’elevata competenza tecnica ed una profonda sensibilità artistica: Toni Armetta contrabbasso, Giuseppe Russo sax, Edoardo Petretti synth e fisarmonica, Ludovico Piccinini chitarra, Umberto Vitiello voce e percussioni e Danilo Ombres, batteria e tabla. Le partecipazioni di Paolo Innarella al sax soprano e Gabriella Aiello alla voce arricchiscono ulteriormente le dinamiche espositive dell’album.

In «Questioni di Pensiero» (T. Armetta), l’omonima traccia d’apertura si manifesta come un’indagine profonda sul tema portante dell’album. L’introduzione, intessuta da un clima sospeso, evoca un senso di attesa e di mistero. Il contrabbasso di Armetta, con le sue note gravi e risonanti, funge da fulcro armonico, mentre il sax di Russo intesse una melodia che fluttua tra malinconia e speranza. L’interazione tra i due strumenti risulta magistrale, nonché propedeutica a un dialogo che si evolve in modo imprevedibile. L’intervento della batteria di Ombres, con i suoi ritmi complessi e sincopati, conferisce al costrutto un’energia pulsante. L’ascoltatore viene risucchiato in un universo sonoro ricco e stratificato, ove l’improvvisazione regna sovrana, privilegiando l’uso di accordi dissonanti e di progressioni armoniche inaspettate, che favoriscono l’insorgenza di un’atmosfera di tensione e di suspense, alla stregua di una riflessione itinerante. «Como Si Fuera Una Bulería» (T. Armetta) si sostanzia come una composizione intrisa di influenze iberiche, schiudendosi con una declamazione chitarristica che richiama i dettami della bulería andalusa. Piccinini, con le sue dita agili, cesella un fraseggio ricco di ornamentazioni e di sfumature. Il contrabbasso di Armetta, con il suo incedere ritmico ed incalzante, genera un solido prospetto accordale, emanando, per contrasto, un sentimento di lieta drammaticità. La batteria di Ombres, con i suoi ritmi sincopati e le sue percussioni, conferisce all’impianto motivico un’energia propulsiva, solcata da un’armonia che evidenzia l’uso di scale modali e di accordi tipici della musica flamenca, dove a dominare è l’ardore. «Amore Cantadu» (G. Aiello, T. Armetta) emerge alla stregua di un’oasi di lirismo all’interno dell’album, in cui la voce di Gabriella Aiello, calda e avvolgente, si libra su un tappeto sonoro delicato e raffinato. L’armonia, semplice e lineare, genera un’atmosfera di intimità e di dolcezza. Il contrabbasso di Armetta, con le sue note lunghe e sostenute, funge da sostegno melodico. Il sax di Russo porta fuori dalla campana sprazzi di malinconia, arricchiti dal piano-fisa di Petretti, nonché ammantati dell’uso di accordi maggiori e minori, che contribuiscono a determinare un senso di serenità e di nostalgismo.

«Let’s Play Swing (More Orless..)» (T. Armetta) si sostanzia come un omaggio allo swing, rivisitato in chiave contemporanea, srotolato su un groove incalzante e con un’aura giocosa. Il sax di Russo, con le sue improvvisazioni circolari, si evidenzia tutta la sua maestria tecnica, mentre la chitarra di Piccinini, con i suoi assoli brillanti, aggiunge un tocco di leggerezza. La batteria di Ombres, con i suoi ritmi sincopati e le sue variazioni ritmiche, genera un’energia travolgente, tanto che gli accordi tipici dello swing, vengono rivisitati con un tocco di inedita sapienza. «Minimal Impact» si caratterizza sulla scorta di un ambiente rarefatto e di un approccio minimalista. Il contrabbasso di Armetta, con le sue note isolate, promulga un’aura di attesa, mentre il synth di Petretti aumenta il senso di modernità, complice la batteria di Ombres, dispensatrice di ritmi essenziali, crea un’energia pulsante. Le progressioni armoniche ripetitive, contribuiscono a sviluppare una situazione ipnotica con tanto di vocalizzi e canto nell’intermedio. Nel finale, voce e sax si fanno promesse per l’eternità. «The Day Passage» (T. Armetta) somiglia ad un viaggio che attraversa le sfumature del giorno. Il tema si apre con un’atmosfera luminosa e solare tagliata dal sassofono, che si evolve in una dimensione più cupa e misteriosa, evocando un clima di esplorazione. La chitarra di Piccinini, con i suoi arpeggi apporta variabilità umorale, mentre Ombres, batte sui ritmi cangianti. «Une Ballade» (T. Armetta) affiora come una ballata malinconica e struggente, quasi un terzinato dall’aria retrò, in cui il contrabbasso di Armetta, incrementa una stratosfera intimità e suadente, sviluppata dalla progressione del sax ed irrobustita dalla chitarra. «Sonho Diferentes» (U. Vitiello, T. Armetta) vive di influenze brasiliane. La voce di Umberto Vitiello si libra su un tappeto sonoro fitto ed avvolgente. Il contrabbasso di Armetta, con le sue note spaziate, implementa un solido fondamento armonico, assecondato dal percuotere di Ombres, mentre la chitarra di Piccinini, con i suoi arpeggi, ed il synth aggiungono un filamento di grana finissima, spianando il terreno al ritorno in auge del sax. «Walking Through The Black Market» (T. Armetta) s’infiltra in un’ambientazione quasi cinematografica dai contrafforti urbani e funkified, in cui il sax la fa da padrone, riportando alla mente talune atmosfere dei Weather Report. In chiusura, «Altre Storie» (T. Armetta), un epilogo dall’aura fonica rarefatta, segnato da un’introduzione strumentale che richiama il jazz modale, tipico dell’universo shorteriano. A conti fatti, l’album decreta un invito a superare le barriere dei generi, in cui i Threegonos, una delle realtà più innovative del panorama jazz-fusion contemporaneo, hanno elaborato un intreccio sonoro al contempo inatteso e coinvolgente, complesso ed accessibile.

Threegonos

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