Francesco Cataldo Verrina pubblica una monografia quanto mai esaustiva: Charlie Parker. Il Musicista Perfetto (Kriterius Edizioni, 2025)

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Particolarmente efficace risulta la sezione dedicata all’analisi delle registrazioni storiche, in cui Verrina decifra con precisione chirurgica le strutture armoniche e ritmiche che definiscono il fraseggio di Parker. Il bebop, lungi dall’essere una semplice rivoluzione stilistica, viene presentato come una forma di resistenza linguistica, una risposta alla marginalizzazione culturale e una dichiarazione di autonomia intellettuale.

// di Irma Sanders //

Il nuovo saggio di Francesco Cataldo Verrina, Charlie Parker. Il Musicista Perfetto (Kriterius Edizioni, 2025), sancisce come un lavoro di rilevante spessore critico, finalizzato a coniugare l’analisi musicologica con una riflessione più ampia sull’identità artistica e umana di Parker. Il titolo stesso, mutuato da una poesia di Jack Kerouac – «…era chiamato il Musicista Perfetto. E l’espressione del suo volto era calma, bella e profonda come l’immagine del Buddha…» – suggerisce fin da subito un intento che travalica la semplice ricostruzione biografica: Verrina mira a restituire la complessità di un genio che ha ridefinito la grammatica musicale del Novecento.

Il volume, poco meno di 200 pagine si distingue per un approccio narrativo stratificato, in cui la parabola parkeriana viene esplorata non solo attraverso le tappe canoniche della sua carriera – dalle prime esperienze a Kansas City fino all’apogeo newyorkese del bebop – ma anche mediante una lettura simbolica del suo linguaggio musicale. Parker, secondo Verrina, non fu soltanto un innovatore tecnico, ma un vero e proprio «frattale sonoro», un punto di rottura epistemologica che ha convertito il jazz da forma popolare a linguaggio colto, da intrattenimento a pensiero musicale.

L’autore evita la retorica agiografica e si confronta con le zone d’ombra del personaggio: la dipendenza, l’instabilità emotiva e la tensione tra autodistruzione e trascendenza. Tuttavia, questi elementi non vengono trattati come semplici dati biografici, bensì come coordinate di una poetica che si nutre di contrasti, di ambivalenze, di slanci e di cadute. In tal senso, il libro si avvicina più a un saggio filosofico che a una biografia tradizionale, rivolgendosi a un lettore capace di cogliere le implicazioni estetiche e culturali del gesto parkeriano.

Particolarmente efficace risulta la sezione dedicata all’analisi delle registrazioni storiche, in cui Verrina decifra con precisione chirurgica le strutture armoniche e ritmiche che definiscono il fraseggio di Parker. Il bebop, lungi dall’essere una semplice rivoluzione stilistica, viene presentato come una forma di resistenza linguistica, una risposta alla marginalizzazione culturale e una dichiarazione di autonomia intellettuale.

Il testo è arricchito da una prosa opulenta, talvolta provocatoria, ma scorrevole, sempre animata da una tensione dialettica che riflette la complessità dell’oggetto studiato. Verrina non si limita a descrivere: interroga, interpreta, mette in crisi. Il risultato è un ritratto polifonico, in cui Charlie Parker emerge come figura liminale, al tempo stesso radicata nella tradizione afroamericana e proiettata verso una modernità inquieta e irrisolta.

In definitiva, Charlie Parker. Il Musicista Perfettosi attesta come un contributo imprescindibile alla letteratura jazzistica italiana, in grado di restituire la grandezza e la fragilità di un artista che ha fatto della musica il proprio linguaggio assoluto. Un libro da leggere lentamente, come si ascolterebbe un assolo di Parker, cogliendone le sfumature, le torsioni, le epifanie improvvise.

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Francesco Cataldo Verrina
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