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Ognuno può assaporare le note croccanti, ma anche vellutate come i petali delicati di un fiore africano e può sentirne il profumo. Un’esperienza che arricchisce ogni spettatore, ho usato volontariamente questo termine perché «Volver» non è solo un disco, ma un opera completa che sfiora ogni senso.

// di stefano Lana //

Ho respirato una ventata caraibica appena ho fatto scorrere le prime note di questo disco, sto parlando di «Introducing The Volver Trio», l’ultima creazione di Paolo Manasse, Riccardo Vigoré e Marco Volpe.

«Volver» prende il nome dalla canzone del compositore cantante ed attore argentino Carlos Gardel e si ricollega anche ad alcune grandi ballate Sudamericane. Posso dirlo con entusiasmo che ascoltandolo, il tessuto musicale è così denso che ho immaginato un’orchestra dietro a questo progetto piuttosto che ad un trio. Le note vanno oltre alla semplice percezione uditiva, superano ogni limite in un’epifania di sensazioni. Ognuno può assaporare le note croccanti, ma anche vellutate come i petali delicati di un fiore africano e può sentirne il profumo. Un’esperienza che arricchisce ogni spettatore, ho usato volontariamente questo termine perché «Volver» non è solo un disco, ma un opera completa che sfiora ogni senso.

I brani, tra i quali tango e bolero degli anni 20 e 30 sono stati poco interpretati nel mondo jazzistico nordamericano ed europeo, il trio li ha riscoperti facendogli indossare un nuovo abito senza snaturarli. Con «Volver» gli autori sono ritornati all’originale ispirazione romantica latinoamericana con tutto il carico emotivo di amore, passione erotismo, ma anche profondo dolore ch e quelle melodie trasportano. L’album contiene nove gioielli come «Solamente una Vez», «Volver», «Beija Flor», «En la Orilla del Mundo», «Contigo en la Distancia», «Nocturnal», «El Ciego», «Alfonsina y el Mar» e «Besame Mucho». Ad eccezione di «Besame Mucho», gli altri temi sono popolarissimi in America Latina, mentre restano nell’ombra in Europa.

La band è formata da: Paolo Manasse al piano, ha studiato jazz con Franco D’Andrea, Massimo Colombo, Antonio Faraò, George Cables, Giovanni Mazzarino. Ma collaborato con numerosi musicisti della scena milanese tra i quali Roberto Paglieri, Claudio Ottaviano, Max Onore, Stefano Sernagiotto, Gianluca Alberti, Mirko Roccato e anche nel panorama bolognese. Per diversi anni fu il pianista della Alma Jazz Orchestra dell’Università di Bologna diretta da Teo Ciavarella. Riccardo Vigorè al contrabbasso è riconosciuto sulla scena musicale dalla fine degli anni Settanta, ha partecipato a numerosi festival jazz sia in Italia che all’estero, nel 1990 ha fatto parte dell’Orchestra di Sanremo accompagnando artisti come Ray Charles, Dee Dee Bridgwater e Sara Jane Morrison. Ha collaborato con i musicisti della Rai di Milano ed è ancora attivo con diverse formazioni di jazz, blues e musica etnica. Ha insegnato in diverse scuole in Italia e Svizzera ed attualmente si dedica all’ insegnamento privato. Marco Volpe alla batteria si è laureato con lode al prestigioso Berklee College of Music di Boston ed é allievo di Alan Dawson e Gary Chaffee. Ha partecipato a numerosi festival e manifestazioni internazionali ed ha al suo attivo concerti ed incisioni con David Liebman, Danilo Rea, Fabrizio Bosso, Daniele Cordisco, Scott Hamilton, Dusko Goykovich. Titolare della cattedra di «Batteria e percussioni jazz» al Conservatorio «Antonio Vivaldi» di Alessandria, ha collaborato con varie testate giornalistiche: Percussioni, Batteria, Drum Club, Strumenti Musicali, Ritmi, Drumset Mag ed è co-autore del metodo didattico «I sette maestri del Ritmo» e del libro «La batteria, il cammino di un giovane strumento». «Introducing The Volver Trio» è un disco che non può mancare, un tesoro da custodire e riscoprire per chi ama la bellezza.

Paolo Manasse, Riccardo Vigoré e Marco Volpe
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