Chiara Orlando con «Who are you?»: un’indagine sonora sull’identità e la percezione dell’essere

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«Who are you?» si attesta come una prova di rara coerenza artistica, nella quale l’interrogazione esistenziale si coniuga con una sofisticata intelligenza compositiva. Chiara Orlando non offre risposte, ma propone un ascolto come forma di conoscenza, un’esperienza estetica che, attraverso il linguaggio del jazz, si fa specchio delle profondità dell’animo umano.

// Francesco Cataldo Verrina //

Il recente lavoro discografico di Chiara Orlando, «Who are you?», edito da Filibusta Records, si sostanzia non soltanto come un lotto di canzoni, ma quale autentico percorso ontologico in forma di suono, in cui il linguaggio del jazz si fa veicolo privilegiato per una meditazione profonda sull’identità, sull’alterità e sulla ricerca di senso. Il progetto vede la partecipazione di musicisti di prim’ordine – Greg Burk, Pietro Ciancaglini, Lorenzo Tucci e Fabio Zeppetella – che contribuiscono con discrezione e maestria a delineare un affresco sonoro dalle molteplici sfumature.

La domanda eponima, Who are you?, non è mera provocazione retorica, ma dischiude un varco verso la riflessione esistenziale: chi siamo realmente al di là delle maschere sociali? Quanto delle nostre vite è espressione autentica, e quanto invece prodotto performativo all’interno di un palcoscenico relazionale dominato da convenzioni? L’eco delle parole di Emily Dickinson, «Io non sono nessuno! Chi sei tu?», funge da Leitmotiv filosofico e poetico, attraversando l’intero corpus compositivo come un filo rosso. Non a caso, l’album si ispira in larga misura all’universo poetico della Dickinson, in particolare a quei testi che scandagliano i temi della natura, dell’interiorità e dei legami umani, declinando la poesia in strutture musicali dalla costruzione minuziosa e raffinata. La scrittura musicale congiunta di Orlando e Ciancaglini si distingue per una marcata ricerca formale, in cui le linee melodiche rifuggono la prevedibilità, gli impianti armonici si articolano in trame complesse ma coerenti, e ogni brano si pone come microcosmo autosufficiente, dotato di un proprio codice espressivo. L’interpretazione vocale di Orlando, mai ridondante, incarna con sensibilità il difficile equilibrio tra lirismo e contenuto concettuale, tra immediatezza comunicativa e profondità semantica.

L’album si apre con «Life», tema meditativo che introduce l’ascoltatore con passo sospeso e timbro contemplativo. La voce, in questo contesto, si fa respiro, phonosophia, eco interiore che risuona oltre la mera fonazione. «Forces» innesta invece una dinamica propulsiva, dove la ritmica si articola in un dialogo serrato tra contrabbasso e batteria, mentre la voce danza con leggerezza quasi astrale, restituendo l’impressione di forze invisibili che muovono la materia e lo spirito. In «Hope», si avverte un desiderio di trascendenza laica. Per intenderci, non si tratta di un inno mistico, bensì di una sospensione quasi liturgica del tempo, dove ogni nota diventa attesa e preghiera. La title-track «Who are you?» esplicita con forza il nucleo tematico del disco, mentre l’introduzione della tromba, suonata dalla stessa Orlando, sancisce un doppio dialogico della voce, una controparte strumentale che amplifica la domanda fondamentale dell’intero progetto. «Peninsula» rappresenta un momento di raccoglimento contemplativo, con un fraseggio che si richiude su sé stesso come il moto ondoso su una costa quieta. L’incontro fra la tromba e la chitarra di Zeppetella evoca paesaggi intimi ed al contempo arcaici, sfiorando un lirismo quasi mediterraneo. «Delight Or Pain», come suggerisce il titolo, abita invece uno spazio liminale tra dolcezza e ferita, fra pienezza emotiva e tensione irrisolta. Con «Eternity», il respiro rallenta, mentre la materia musicale diventa rarefatta, quasi ascetica. L’ascoltatore viene invitato ad un’immersione interiore in cui la struttura armonica evoca tanto l’attesa quanto l’epifania. «White Dress» intesse un dialogo intimista tra voce e tromba, simile ad un pensiero mormorato, mentre Nature apre orizzonti più vasti, dove la scrittura ariosa ed i silenzi carichi di significato delineano un paesaggio sonoro di notevole suggestione. Il lavoro si conclude con «Melody For Emily», tributo delicato e poetico alla Dickinson, in cui il flicorno – strumento che già per sua natura evoca calore e introspezione – suggella il disco con una malinconia brunita, lasciando un’impronta emozionale che permane anche dopo l’ultima nota. A conti fatti, «Who are you?» si attesta come una prova di rara coerenza artistica, nella quale l’interrogazione esistenziale si coniuga con una sofisticata intelligenza compositiva. Chiara Orlando non offre risposte, ma propone un ascolto come forma di conoscenza, un’esperienza estetica che, attraverso il linguaggio del jazz, si fa specchio delle profondità dell’animo umano.

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