«Source» di Lorenzo Bellini: la nuova estetica contemporanea del jazz europeo (GleAM Records, 2025)

Un album innegabilmente contemporaneo, che s’inserisce appieno nella tradizione jazz ma ne amplia la traiettoria, guardando oltre l’Atlantico senza mai dimenticare le radici europee, classiche e popolari.
// di Francesco Cataldo Verrina //
Con il suo secondo album da band-leader, «Source», il pianista-compositore Lorenzo Bellini si conferma come una delle voci più brillanti e consapevoli della nuova generazione jazzistica italiana. Pubblicato dalla GleAM Records di Angelo Mastronardi, il disco si caratterizza come un lavoro stratificato e densamente significativo, intersecando esperienze transatlantiche, lirismo cameristico e uno spiccato senso della forma compositiva.
Il titolo dell’album non è casuale: «Source» rimanda ad un’origine musicale, spirituale e affettiva che si rivela tanto nella scrittura quanto nell’intenzione estetica. La traccia omonima, quale raffinata rielaborazione dell’Andante cantabile di Čajkovskij, ne è l’esempio paradigmatico: Bellini non si limita a trasporre un classico, ma lo rigenera nel linguaggio armonico e temporale del jazz moderno, dando valore alla sua pulsione vitale e primaverile. L’intero lavoro del Lorenzo Bellini Quartet – che vede al fianco del pianista Luca De Toni alla chitarra, Matteo Padoin al contrabbasso e Andrea Dionisi alla batteria – è connotato da una scrittura complessa ma comunicativa, capace di far coesistere virtuosismo e sensibilità. Si percepisce la profonda formazione accademica (Berklee College of Music, Royal Academy of Music) ma anche la capacità di sublimarla in un linguaggio personale e riconoscibile. Alcuni passaggi dell’album comprovano una padronanza strutturale che si esprime in metriche variabili, groove irregolari e contrappunti melodici tutt’altro che scontati; altri momenti si distinguono per il tono narrativo e la delicatezza del gesto musicale, mentre perlustrano l’improvvisazione libera con evidente spirito indagatore. Interessante anche la dimensione etica e spirituale che traspare in taluni frangenti, nei quali Bellini dimostra l’attitudine non solo a comporre con equa congruità, ma anche la predisposizione a restituirle una funzione quasi rituale. Il plauso ricevuto da artisti di calibro internazionale, come Tiger Okoshi e Alex Hitchcock, non costituisce un’iperbole promozionale, ma una legittimazione artistica che trova conferma nell’ascolto. Bellini non si limita a «suonare bene»: egli dice qualcosa, e lo fa con onestà, urgenza espressiva e rispetto per la materia trattata.
L’opener «Fragile Spirit» è caratterizzato da una complessa struttura metrica: l’elemento distintivo è la pulsazione in 12/8 che convive e si alterna con sezioni in 3/4 e 4/4. Questo gioco ritmico crea tensione e rilascio, offrendo ampio spazio all’interplay e all’articolazione dei groove. Il tema, in fast swing, conserva un’energia contenuta e una linearità melodica che contrasta elegantemente con l’elaborata intelaiatura ritmica. «Source», il cuore concettuale dell’album, poggia su un raffinato riarrangiamento dell’Andante cantabile di Čajkovskij: Bellini rielabora la prima metà del tema nella sezione A e la seconda nella sezione B, il tutto incastonato in un sofisticato 6/4 che si ripresenta in diverse declinazioni ritmiche. La scelta di una cellula melodica rigenerante riflette un’interpretazione poetica della sorgente «Source», come origine vitale. L’introduzione pianistica, quasi sospesa, crea un’atmosfera cameristica che richiama la scrittura per archi pur trapiantata in un contesto jazz. «Auntie Lu» si sostanzia come un medium swing in 3/4 dalla forte componente affettiva: il brano è una dedica, e questo si riflette nell’approccio compositivo, più narrativo che virtuosistico. Il ritmo ternario dona una fluidità cullante, e la melodia è delineata con semplicità disarmante. Il contrabbasso e la batteria creano un sostrato caldo e accogliente, mentre chitarra e pianoforte s’interfacciano con delicate incursioni tematiche.
«Out Of The Blue» è una composizione che mette in risalto la padronanza tecnica e la libertà formale del quartetto. L’introduzione è un’esplosione di cambi metrici e tonali, quasi una dichiarazione di intenti. La sezione B, più distesa e atmosferica, offre un contrasto dinamico che rivelando la capacità del line-up di gestire perfino il silenzio e lo spazio. Le armonie impilate, quasi alla maniera impressionista, danno spessore e brillantezza al tessuto sonoro. «Odruis» rappresenta il transito più sperimentale dell’album, un esercizio di libertà formale e di ascolto reciproco. La dimensione free non significa assenza di direzione: piuttosto, emerge un orientamento sensoriale che guida i musicisti nella costruzione estemporanea del suono. Il costrutto si sviluppa come un viaggio nell’ignoto, dove il timbro e la densità diventano elementi narrativi. «Offering» suggella l’album con una ballata che assume i contorni di un inno. La struttura armonica è ampia, quasi solenne, ma sempre misurata nel suo dispiegarsi. L’idea dell’offerta, come atto di distacco e dono musicale, si traduce in una forma espressiva essenziale e autentica. È un congedo che lascia l’ascoltatore in uno stato di riflessione e di silenziosa gratitudine. Registrato il 6, 7 e 8 agosto 2024 presso il BasementGroup Studios di Vicenza, «Source» di Lorenzo Bellini è un album innegabilmente contemporaneo, che s’inserisce appieno nella tradizione jazz ma ne amplia la traiettoria, guardando oltre l’Atlantico senza mai dimenticare le radici europee, classiche e popolari.
