23 libri jazz per Natale 2025

// a Cura di Guido Michelone //
In ordine alfabetico, per non offendere nessuno, Bompiani, Electa, Fabbri, Garzanti, Giunti, Longanesi, Minimum Fax, Mondadori, Newton Compton, Quodlibet, Rizzoli, Sellerio, Skira, Sperling & Kupfer e Theoria, sono case editrici italiane, presenti sul mercato da molti decenni (alcune vicine al secolo), importanti per storia, cultura, legami con il mondo dell’arte, dell’industria, dei progetti sul presente e sul futuro. Sono editrici che hanno almeno pubblicato un libro sul jazz (talvolta proprio uno solo, magari di estrema importanza) ma che in questo 2024 che volge al termine hanno ignorato una musica, la cui valorizzazione spetta ad altre aziende, soprattutto di piccole dimensioni.
Sono 23 i libri individuati, regolarmente stampati e diffusi da 21 diversi editori, di cui forse solo 3 conosciuti a livello di massa per quanto riguarda un generico lettore; mancano da questa lista le opere dei due condirettori di «Doppio Jazz» che farebbero alzare la quantità (e, se si consente, pure la qualità) delle pubblicazioni specifiche. Dunque 23, per molti versi, è una cifra bassa per una nazione, l’Italia, che può vantare il maggior numero di festival jazz (o chiamati tali) in Europa e una quantità di dischi di label ufficiali (quasi tutte indipendenti), anche se sulla vendita e sulla distribuzione dei materiali discografici (così come sul gradimento di talune rassegne) ci sarebbe da aprire un lungo discorso. Ma per rimanere sul tema ‘libro’ il dato sconcertante è l’assenza quasi totale di autori appartenenti a cinque illustri categorie che dovrebbero invece stimolare il desiderio di fare libri sul jazz: le cosiddette firme autorevoli per le poche riviste settoriali; i giornalisti fighetti (in via d’estinzione) per quotidiani blasonati; i docenti di Storia del Jazz nei Conservatori (sovente reclutati con meccanismi a dir poco ‘ambigui’); i professori universitari di una materia (la storia del jazz) abbandonata da quasi tutti i governi; e i musicisti stessi, in parte scusati, per dover gestire se stessi fino a che non si assurge al rango di star (e in Italia capita di rado).
Detto questo se si analizzano i 23 titoli del 2024 si scopre anzitutto l’esistenza di tre guide generiche: Jazz Session. Incontri con musicisti straordinari dell’ottantaquatrenne cronista e discografico Giacomo Pellicciotti che ripubblica le interviste, apparse fin dagli anni Settanta su riviste sia alternative sia patinate con grandi solisti. La musica. Importante quanto la tua stessa vita della fotografa britannica Val Wilmer risale al 1977, benché aggiornato dall’Autrice nel 1992 e nel 2018: per la ragazza che fotografa da vicino, emotivamente coinvolta, la rivoluzione in corso del free jazz arriva il momento di riflettere su quell’esperienza con piglio sociologico che ancor oggi risulta sorprendente, con la stampa angloamericana pronta a definirlo come uno dei migliori testi sul jazz in assoluto. Dischi in Skyline di Amedeo Furfaro si muove in una dimensione raccolta, isolata, marginale che però viene ribaltata con un pensiero cosmopolita: da Cosenza l’autore compie da sempre puntuali rendiconti sulle novità discografiche, selezionando in questo caso un centinaio di nuovi CD dall’Italia al mondo intero.
Altre tre guide riguardano un orizzonte ancora più ampio, finendo per occuparsi di tutta la musica sia pur entro paletti via via cronologici, geografici, stilistici.La ristampa con nuova veste grafica accompagnata da piccole ma significative aggiunte e modifiche 1000 dischi per un secolo di Enrico Merlin non fa che aumentare il valore di un testo imprescindibile per capire il Novecento attraverso il mezzo di riproduzione sonora per eccellenza, di cui il jazz da sempre sfrutta le possibilità comunicative. La storia della Black Music di Roberto Caselli, nel format di una riuscita serie di agevoli manuali, racconta l’intera musica nera statunitense dalle origini a oggi, soffermandosi su macrogeneri quali spiritual, blues, ragtime, jazz, r’n’b, soul, funky, rap, trap, sottolineandone sempre le rilevanze sociali e politiche. L’estetica del rumore in 100 dischi di Massimo Padalino seleziona tra rock, jazz, avant-garde gli album dai suoni più fragorosi a quelli impercettibili, quasi ad avvalorare la tesi di John Cage: “Non esiste una reale e oggettiva separazione tra rumore e silenzio, ma c’è soltanto l’intenzione di ascoltare e quella di non farlo”.
Scarsissime risultano invece quest’anno le opere teoriche, da limitare probabilmente a soli due titoli: il primo e il libricino Gramsci e il jazz di Roberto Franchini, il quale partendo dagli esigui appunti del grande pensatore sardo ricostruisce i timori di quest’ultimo verso il prevalere (poi avveratosi) di una società massificata. Il secondo non riguarda propriamente il jazz, se non il fatto che l’Autore è il fondatore e per decenni il factotum della rivista «Jazzit»: con La parola Cultura infatti Luciano Vanni tenta di scardinare i luoghi comuni sul significato attribuito dai mass media, riprendendo l’etimologia originaria e il valore semantico che rinvia ai concetti di coltivare come pure dell’abitare e del venerare (concetti peraltro applicabilissimi anche al jazz). Anche la narrativa sul jazz si limita a due pubblicazioni, dove l’argomento è spesso pretestuoso: Sylvia dell’americanoLeonard Michaels è in origine un’autobiografia trasformata in racconto lungo nel 1992 con i ricordi del newyorchese Greenwich Village dei primi anni Sessanta fra beat generation, hard bop e rock and roll. Mr. Goebbels Jazz Band dello svizzeroDemian Lienhard narra in maniera tanto romanzata quanto sperimentale la vera storia di Charlie & His Orchestra, un gruppo swing riunito dai nazisti a Berlino in chiave propagandista antibritannica.
Consolante invece risulta la situazione dei lavori biografici, con ben 13 titoli comprendenti altresì tre autobiografie, ovvero 12 note. Sulla Vita e la Creatività di Quincy Jones, dove il grande trombettista, arrangiatore, producer e talent scout dispensa pillole di saggezza (talvolta in realtà un po’ scontate per non dire banalotte) che rispecchiano comunque una visione del mondo eclettica e a tratti convincente in un ottica per così dire capitalista. Vivere di musica. Improvvisazione, incontri, didattica del pianista Claudio Angeleri è un sincero resoconto delle proprie variegate esperienze professionali, quasi a sottolineare la complessità del lavoro del jazzman (e del musicista in generale).Dal Basso verso l’altro. Un giorno e la vita di un musicista (Arcana) è di fatto la lunga intervista che Alessandro Loppi fa a Enzo Pietropaoli, forse il più richiesto tra i contrabbassisti italiani: ne risulta un percorso esistenziale intervallato dalle analisi dei molti dischi registrati a proprio nome o per illustri colleghi.
Trattando ora le biografie vere e proprie, tre riguardano personaggi tangenti al jazz, a partire da Il diavolo, probabilmente. Vita di Robert Johnson degli americani Bruce Conford e Gayle Dean Wardlow, uscito negli Statim Uniti nel 1919 e da considerare ormai quale libro definitivo, storicamente parlando, sulla figura misteriosa di un bluesman altrettanto leggendario. Essere Frank Zappa. Una biografia sui generis del prolificoMichele Monina, esperto di rock e di pop, affronta la vita e l’opera del genio di Baltimora in una prospettiva inedita, per così dire interdisciplinare, dove sono evidenziate le influenze coscientemente distribuite tra jazz, classica, avanguardia, per un sound ancor oggi originalissimo. La Baronessa. La Rothschild ribelle musa segreta del jazz è la biografia di Nica de Koenigswarter detta Pannonica, scritta nel 2012 dalla nipote Hannah Rothschild, onde dissipare gli ultimi dubbi sull’effettiva ascendenza della nobile jazzofila nei confronti di alcuni grandi bopper (Thelonious Monk in primis).
Giungendo quindi alle biografie sui jazzisti ben quattro su dei riguardano i/le cantanti, tra cui due tra i più studiati (o meglio pubblicati in Italia) come Lady Day e Ol’ Blue Eyes: da un lato infatti Bloody Roots. La stella ardente di Billie Holiday di Alessandro Angeli concentra l’attenzione sulla vita privata dell’immensa vocalist, rimarcandone, in forma quasi narrativa, le esperienze giovanili traumatiche; dall’altro Frank Sinatra. ‘The Voice’ tra musica e cinema di Luca Cerchiari risulta il saggio definitivo sulla voce dagli occhi azzurri per eccellenza nella storia americana, con un’indagine a tutto tondo sulle diverse esperienze artistiche maturate soprattutto fra gli anni Quaranta e Ottanta del XX secolo. Quadruplo esordio (come autori e come argomento) per due giovani musicologi (e musicisti) alle prese con altrettanti vocalist contemporanei: entrambe rielaborazioni di tesi di laurea da un lato Il canto della fenice. Il libero jazz di Jeanne Lee di Gabriele Guglielmi offre un magnifico studio sulla protagonista assoluta del vocalismo free, mentre Bobby McFerrin e il gioco libero della voice di Valentina Voto affronta con eguale professionalità l’analisi di un performer che sa coniugare sperimentazione e comunicativa. Restano ancora due bio su altrettanti grandissimi sia pur separate da tagli critici diversissimi: infatti John Coltrane. Tranesonic o il riflesso dell’universo di Aldo Gianolio e Piercarlo Poggio è una disamina sintetica ma esaustiva, attraverso l’intera produzione discografica in senso cronologico, dell’arte innovativa dell’immaginifico sassofonista, mentre Duke Ellington e Alvin Ailey. Il jazz e la danza di Walter Gaeta riguarda solo un aspetto particolarissimo, ovvero le connessioni tra due giganti della cultura afroamericana, puntualizzate dall’analisi della coreografia di Night Creature.
E per finire un libro che sfugge alle categorie finora elencate: L’arte della Conduction Lawrence ‘Butch’ Morris è infatti tante cose: saggio, teoria, manuale, autobiografia di un grande musicista afroamericano, dapprima cornista ed esponente del free della West Coast, quindi coraggioso portavoce di una pratica di improvvisazione inventata e condotta da lui stesso, che s’avvale di indicazioni codificate, da realizzarsi tramite l’uso di gesti delle mani e della bacchetta da direttore, risultando non solo una poetica ma pure una tecnica in grado di condurre l’improvvisazione di ensemble jazzistici (e non). Buona lettura e buone Feste.
Elenco per autore dei libri analizzati:
Angeleri Claudio, Vivere di musica. Improvvisazione, incontri, didattica (Art Digiland)
Angeli Alessandro, Bloody Roots. La stella ardente di Billie Holiday (Arcana)
Caselli Roberto, La storia della Black Music (Hoepli)
Cerchiari Luca, Frank Sinatra. ‘The Voice’ tra musica e cinema (Feltrinelli)
Conford Bruce, Dean Wardlow Gayle, Il diavolo, probabilmente. Vita di Robert Johnson (Il Saggiatore)
Franchini Roberto, Gramsci e il jazz (Bibliotheka)
Furfaro Amedeo, Dischi in Skyline. 1000 album di jazz italiano e una selezione internazionale (The Writer)
Gaeta Walter Duke Ellington e Alvin Ailey. Il jazz e la danza (Voglino)
Gianolio Aldo e Poggio Piercarlo John Coltrane. Tranesonic o il riflesso dell’universo (Tuttle)
Gabriele Il canto della fenice. Il libero jazz di Jeanne Lee (LeMus)
Jones Quincy, 12 note. Sulla Vita e la Creatività (EDT)
Lienhard Demian, Mr. Goebbels Jazz Band (Bollati Boringhieri)
Loppi Alessandro, Pietropaoli Enzo, Dal Basso verso l’altro. Un giorno e la vita di un musicista (Arcana)
Merlin Enrico, 1000 dischi per un secolo 1900-2000 (Il Saggiatore)
Michaels Leonard, Sylvia (Adelphi)
Monina Michele, Essere Frank Zappa. Una biografia sui generis (Diarkos)
Lawrence ‘Butch’ Morris, L’arte della Conduction (LIM)
Padalino Massimo, L’estetica del rumore in 100 dischi (Arcana)
Pellicciotti Giacomo, Jazz Session. Incontri con musicisti straordinari (La Nave di Teseo)
Rothschild Hannah, La Baronessa. La Rothschild ribelle musa segreta del jazz(Neri Pozza)
Vanni Luciano, La parola cultura (Civitates)
VotoValentina, Bobby McFerrin e il gioco libero della voice (Mimesis)
Wilmer Val, La musica. Importante quanto la tua stessa vita (Shake)
