I dieci anni del Borgiallo Blues Festival

// di Guido Michelone //
Giunto alla decima edizione, dopo tre anni di stop per le conseguenze della pandemia, quest’evento rappresenta quasi un unicum nella storia delle rassegne musicali italiane: tra i pochi Blues Festival nel Nostro Paese si concentra in un’unica giornata, dove ai concerti ininterrottamente fluidificanti (talvolta due in contemporanea) dal primo pomeriggio a notte fonda, fanno da cornice le presentazioni di libri, le mostre di pittura o fotografia, gli stand con dischi (rari vinili), libri scontati, cibo biologico, prodotti artigianali, persino l’apertura straordinaria della locale biblioteca, contenente forse la maggior raccolta di volumi sul blues (in italiano, inglese, spagnolo) presente a livello nazionale. Tutto questo accade a Borgiallo, piccolo borgo della Vallesacra del Canavese, regione collinare-montana a Nord di Torino alle falde del Gran Paradiso (ovviamente zona Piemontese): una comunità di appassionati ed esperti per una giornata si confronta con ospiti provenienti non solo dal circondario ma dall’intera Provincia (e da quelle limitrofe).
Ora, al di là del cartellone, lodevolissimo, visti i mezzi a disposizione, con la presenza di gruppi nostrani come Boogie Bombers, Slow Drag Blues, Strange Band AFC e della star chicagoana Steve Arvey (voce e chitarra) assieme a Fast Frank and The Hot Shout Blues, a confermare giustamente un’idea di Blues a 360 gradi, comprensiva di varie tendenze via via accostabili al folk, al rock, al soul, al jazz, il Borgiallo Blues Festival va altresì preso ad esempio per la capacità di coinvolgimento generale che può avvenire solo a talune condizioni. La prima conditio sine qua non in questo caso è la disponibilità di tutti i musicisti a scambiarsi i ruoli, a essere sempre presenti (magari come spettatori) per l’intera durata del festival sino alla jam session come finale di prammatica ne locale La Piola.
Poi ha sicuramente un ruolo primario – per la riuscita dell’evento con eventuali positive ricadute sul piano extramusicale – la tipologia di organizzazione che, oltre garantire il cameratismo fra bluesmen (di cui sopra) sa giostrarsi molto bene nel rapporto con il territorio in chiave di valorizzazione di una zona paesistica intatta, senza i difetti del turismo di massa; e in tal senso la partnership con “Libri in Itinere” di Piverone che offre la presenza dal vivo di autori con i propri testi inerenti la saggistica musicale è un altra positiva aggiunta alla ‘nobilitazione’ dell’iniziativa. Non è detto che, un domani, il Borgiallo Blues Festival, già definito dalla stampa locale con i suoi dieci anni di intense attività, possa raggiungere la fama o la nomea di un’Umbria Jazz che, proprio in questi stessi giorni, festeggia il mezzo secolo di storia dalla fondazione avvenuta, come pochi ricordano, un po’ in sordina nel 1973, quando all’Umbria, ancora un tantino, selvaggia occorreva una promozione turistica sui generis che coinvolgesse l’intera Regione, dove persino le sonorità moderne da allora a oggi garantiscono ormai una visibilità mondiale.