«I GOT STRINGS» DI ELEONORA STRINO WITH GREG COHEN E JOEY BARON, UNA FIBRA SONORA DI SETA PREGIATA ED ELEGANTE (CAM JAZZ, 2023)

// di Francesco Cataldo Verrina //
Il piacevole e rilassato ascolto di «I Got Strings», nuovo album di Eleonora Strino, ci induce a talune considerazioni: ci siamo spesso domandati se nel jazz la chitarra sia una sorta di «musa canterina», seducente, intrigante, sognante, leggiadra, oppure una Cenerentola relegata ad un ruolo subalterno rispetto agli strumenti a fiato ed al pianoforte, strumento dominante, specie dopo l’avvento del bebop. La chitarra – come sappiamo – trovò il suo fiorente terreno di coltura nell’ambito del soul-jazz, condividendo ad esempio la scena con un organo Hammond, ma soprattutto ebbe la sua rivincita con l’avvento della fusion e l’espansione dello smooth jazz. Con il passe degli anni, fino ad arrivare ai giorni nostri, il formato guitar-trio ha finito per insinuare perfino il primato storico del piano-trio, raggiungendo elevati livelli di sintesi armonica e di stabilità ritmica specie quando, come nel caso di Eleonora Strino, si omaggia il tradizionale AmericanSongBook e non solo. Nel chitarrismo jazz tutto fila liscio a patto che il «fenomeno» di turno non ostenti atteggiamenti da rock-hero o virtuosismi debordanti. Vorrei aggiungere, a scanso di equivoci, che nel jazz contemporaneo, la chitarra e la batteria possono diventare due strumenti pericolosi e destabilizzanti, se e quando risentono eccessivamente delle influenze pop-rock: non è raro ascoltare chitarre dalle corde stirate, stridule e scudiscianti o batterie martellanti, invasive, marcianti e pronte a conquistare le galassie.
La chitarra di Eleonora Strino è una fibra di seta pregiata ed elegante che trova un suo break-even-point nel ponderato equilibrio tra armonia, melodia e groove, dove i fili s’intrecciano in una delicata e suadente trama sonora fitta di cromatismi e sfumature. In «I Got Strings», album pubblicato dalla Cam Jazz, Eleonora Strino, chitarrista di rango con di una lunga lista di eccellenti collaborazioni in Italia e all’estero, è affiancata dal contrabbassista Greg Cohen e dal batterista Joey Baron. Con «I Got Strings», la Strino riconferma il suo amore per la tradizione, attraverso un concept idiomatico di ricostruzione, sviluppato nel rispetto filologico del linguaggio jazzistico, a cui ha impresso il proprio modus agendi originale e scevro da qualunque ricalco manieristico. «La chitarra che ho – dichiara Eleonora – e con cui ho registrato il disco, una Gibson L7 del 1933. Direi, quindi, che quest’album nasce dal legno, dalla ricerca del suono, è un incontro tra tre artisti in un piovoso e freddo pomeriggio berlinese oppure usando le parole di Joey Baron, quest’album è The End of the Day». Il disco è stato fissato su nastro nel novembre 2021, a Berlino presso gli Emil Berliner Studios e si sostanzia attraverso la riproposizione e la rilettura con timbro e «voce» originali e mai banali di alcuni classici del jazz e non solo. Eleonora racconta così la sua esperienza berlinese: «Tra ottobre e novembre 2021 ho fatto un tour in Germania per un mese. Ogni giorno un concerto in un posto diverso per 30 giorni. Era il tempo in cui si intravedeva il primo spiraglio della fine della pandemia. Un po’ come d’altronde tutti, specialmente gli artisti e le categorie direttamente coinvolte, sono stata molto provata psicologicamente da quell’intensa esperienza. Così quel tour l’ho fatto con molta fatica: ero molto stanca, ansiosa, spaventata. L’ultima data era a Schwerin, una cittadina a circa due ore da Berlino. Prima della fine del tour ricevo una telefonata da Greg Cohen il quale mi dice che aveva fatto ascoltare qualcosa di mio a Joey Baron e gli ha domandato se avesse avuto piacere a registrare un disco con me. La sua risposta è stata positiva, così la proposta che mi è arrivata da Greg è stata quella di registrare, analogicamente in 2 type ed in un’unica giornata, in un bellissimo studio al centro di Berlino, un disco totalmente acustico, registrato».
L’opener dell’album è affidato a «I Let a Song go out of my Heart» di Ellington è un valido apripista che fissa subito i paletti intorno al percorso sonoro che i tre sodali averebbero tracciato. L’atmosfera s’intensifica e lo score delle emozioni cresce con «Somewhere Over the Rainbow» di Arlen, che perde il languore cinematografico per ammantarsi di un anima blues, mentre la temperatura del groove inizia a ribollire con «I Got Rhythm» di Gershwin, collocato in una dimensione quasi funk-fusion. «Il Postino» di Bacalov consegna puntualmente un altro plico di sensazioni e di stati d’animo bruniti e romantici. Le due ellingtoniane, «I Got It Bad and That Ain’t Good» e «It Don’t Mean A Thing» sono perfettamente traslate in un linguaggio chitarristico moderno, complice la spinta della retroguardia ritmica. A suggello dell’album «Estate» di Bruno Martino che, nata forse da un desiderio e da un sogno in un plumbeo pomeriggio tedesco, diventa piuttosto evocativo di un’estate lontana, ma che invoca, al contempo, le origini mediterranee della chitarrista. «I Got Strings» è un lavoro che viaggia sull’asse di una tensione emotiva costante, locupletata dalla mercuriale simbiosi, quasi mutualistica fra i tre sodali, che la Strino descrive così: «Posso dire che Greg Cohen mi ha seguita molto durante tutta la mia evoluzione e questo è stato fondamentale per la mia crescita artistica. Joey Baron l’ho conosciuto esattamente il giorno in cui abbiamo registrato il disco, l’emozione è stata davvero forte. Joey è una delle leggende viventi del jazz, suonare con lui è stato come prendere un ascensore per il paradiso. Quando hai la possibilità di confrontarti con una personalità artistica così profonda, senti di venire trasportato in un’altra dimensione. La sensazione è stata quella di suonare sulle nuvole. I miei musicisti preferiti sono Jim Hall e Bill Frisell ed ho macinato tutti i dischi in cui c’era Joey Baron con loro. Inutile dire la gioia di quando ho riascoltato la mia chitarra sorretta da una tale ritmica».

Le dichiarazioni di Eleonora Strino, riportate nell’articolo, sono frammenti di un’intervista rilasciata a Musica Jazz in data 29/05/2023