«Lucino’s Carols (Not Only For Fids)» di Emanuele Sartoris: otto quadri musicali tra fiaba e improvvisazione (Dodicilune, 2025)

0
sartoris_Lucino_Ante

Un’opera che, oltre ad evocare atmosfere natalizie, suggella pagine musicali di raffinata invenzione. La doppia lettura diventa così un opificio di pensiero stratificato, dove il pianoforte si fa disegnatore di spazi acustici e curatore timbrico, attento nel connettere tradizione e modernità in una prospettiva critica ed immaginativa.

// di Francesco Cataldo Verrina //

La pubblicazione di «Lucino’s Carols (Not Only For Fids)», edita da Dodicilune, segna un ulteriore passo nel percorso di Emanuele Sartoris, pianista torinese di solida formazione e sensibilità trasversale, capace di muoversi con naturalezza tra repertori classici, linguaggi jazz e suggestioni contemporanee. Il progetto trae origine dal volume di Davide Ielmini «Il Natale strabilievole di Lucino Dolcifeste», opera letteraria che, mediante calembour e rovelli linguistici, promulga un universo immaginifico popolato da figure e luoghi eccentrici. La trasposizione musicale, affidata alle composizioni originali di Paolo Coggiola, trova nel pianoforte di Sartoris un vettore interpretativo che plasma e modella le atmosfere del testo, restituendone la dimensione fantastica con rigore armonico e vivacità esecutiva.

Il lavoro si distingue per la sua natura interdisciplinare: la scrittura musicale di Coggiola, concepita come prosecuzione narrativa del libro, si annoda alle illustrazioni di Cesare Camardo, creando un tessuto espressivo che fonde parola, immagine e suono. Sartoris, nel ruolo di interprete e co-creatore, si pone come tessitore di trame sonore, regista armonico e artigiano del suono, capace di far dialogare tradizione colta e linguaggi jazzistici contemporanei. La sua discografia, già ampia e variegata, testimonia una costante tensione verso il confronto con maestri di diversa provenienza: non a caso, questo progetto conferma la vocazione ad un dialogo che non si limita alla musica, ma si estende alla letteratura ed alle arti visive. Tre elementi ricorrono con evidenza nella poetica del pianista: il confronto con i maestri, inteso come desiderio di scambio umano e musicale che mira ad una pratica interpretativa aperta e ricettiva; la dimensione pluriespressiva, che lo porta a scandagliare territori poetici, narrativi, visivi e visionari, integrandoli nella propria scrittura pianistica; il legame con il repertorio pianistico dotto, dal romanticismo alla dodecafonia, che Sartoris rielabora in chiave jazzistica, facendo leva sulle lezioni di Evans, Jarrett e Tyner, il tutto filtrato da un linguaggio personale e interiormente articolato.

Il lotto di otto composizioni sancisce un dialogo continuo tra l’autore e l’interprete, dove la scrittura di Coggiola viene rielaborata da Sartoris con variazioni ritmiche, modulazioni armoniche e progressioni improvvisative. L’opener, «Nel regno di Babbo Natale», sottolinea l’abilità di Coggiola nel modulare un brano swing con cromatismi cristallini, mentre Sartoris accentua tali passaggi, evocando la danza nevosa debussiana ed introducendo l’improvvisazione come elemento strutturale. In «Lenzuolo a pois», la vena ironica dello shuffle anni Cinquanta viene trasformata da Sartoris sulla scorta di spiazzamenti armonici e libertà espressiva, che conferiscono al componimento una fisionomia acustica rinnovata. Con «Da settembre a dicembre», il gospel vivace concepito da Coggiola diventa, nelle mani di Sartoris, un episodio quasi funky, con richiami al quartetto europeo di Jarrett. In «Restando a naso in su», una lullaby scorrevole viene traslata in una valse jazz, con cadenze forzate e ritmiche sottilmente alterate. «La neve danza, la neve canta», pur salvaguardando la delicatezza originaria viene amplificata da Sartoris con velature acustiche debussiane, che accentuano la dimensione sognante. «Se le stelle son biscotti» è l’omaggio a Elfman e Burton. Imperniato su concatenazioni ardite di triadi, l’intreccio motivico viene riproposto in 7/8, innescando varietà ritmica ed inedite possibilità improvvisative. Nel fluire di «I Boschi d’inverno», la ninna-nanna di Coggiola si traduce in una ballad jazz, con interventi armonici misurati e rispetto per l’identità tematica. Il clima festoso del gospel di «Natale in cantina» viene rielaborato da Sartoris con dolcezza e libertà armonica, culminando in un assolo che restituisce la magia natalizia con intensità lirica.

«Lucino’s Carols (Not Only For Fids)» si colloca nell’alveo di una ricerca che unisce letteratura, arti visive e musica, delineando un percorso critico e generativo di notevole coerenza. Sartoris, facendo leva su un’innata sensibilità poliedrica, intarsia le composizioni di Coggiola con equilibrio tra scrittura e improvvisazione, restituendo un’opera che, oltre ad evocare atmosfere natalizie, suggella pagine musicali di raffinata invenzione. La doppia lettura diventa così un opificio di pensiero stratificato, dove il pianoforte si fa disegnatore di spazi acustici e curatore timbrico, attento nel connettere tradizione e modernità in una prospettiva critica ed immaginativa.

0 Condivisioni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *