Tommaso Iacoviello con «Birds», tra canto aviario, natura ed invenzione jazzistica (GleAM Records, 2025)

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Ogni traccia diventa una mappa sonora ed un omaggio a taluni ecosistemi fragili che rischiano di essere sommersi dal rumore artificiale. L’ensemble guidato da Iacoviello riesce a sagomare un repertorio che non si limita a evocare la natura, bensì la reinventa, elaborando il canto degli uccelli, il fruscio delle foglie e il fluire dell’acqua in linguaggio musicale.

// di Francesco Cataldo Verrina //

Il soprannome «Bird», affibbiato a Charlie Parker, non fu soltanto un vezzo biografico, ma un vero e proprio segno di identità musicale. Parker assimilò il canto degli uccelli come modello di fraseggio: velocità, frammentazione ed improvvisi scarti intervallari. Il suo sax contralto, spesso, non riproduceva meccanicamente i suoni naturali, ma li adattava al linguaggio bebop. L’imitazione del canto aviario divenne un principio strutturale fatto di sequenze rapide, modulazioni inattese e intrecci melodici che sembrano inseguire il volo improvviso di uno stormo. In questo senso, Parker inaugurò una grammatica musicale che si nutriva della vitalità naturale, trasposta in articolazioni jazzistiche. Lo stesso Eric Dolphy, con il clarinetto basso ed il flauto, portò avanti la stessa tensione verso il mondo naturale, ma con un approccio più diretto. Nei suoi assoli si percepisce la volontà di riprodurre inflessioni, trilli, richiami e modulazioni tipiche del canto degli uccelli. Non si trattava di semplice imitazione «pappagallesca», bensì di una trasfigurazione poetica, in cui il suono del clarinetto basso, con la sua estensione grave e la capacità di piegare l’intonazione, diventava veicolo per evocare la coralità del paesaggio aviario. Dolphy riconformava il jazz in un linguaggio teso a «battibeccare» con la natura, aprendo prospettive che ancora oggi influenzano la ricerca improvvisativa.

Il debutto discografico di Tommaso Iacoviello, trombettista e compositore toscano, sancisce un manifesto sonoro che annoda ecologia e ricerca musicale. «Birds», pubblicato dalla GleAM Records, non si tenta di appellarsi ad un habitat naturalistico ideale, ma lo trascrive e lo reinventa, convertendo i paesaggi acustici in geometrie jazzistiche. L’album nasce da un’idea radicale, ossia catturare l’essenza fonica di luoghi incontaminati e tradurla in linguaggio musicale, facendo dialogare tromba, vibrafono, chitarra, contrabbasso e batteria in una trama che richiama il ritmo vitale della foresta. Parker e Dolphy hanno dimostrato come il jazz possa assorbire modelli sonori esterni, rielaborandoli in strutture improvvisative ed armoniche. La loro eredità rimane un punto di riferimento per chi, come Iacoviello, tenta di tradurre i paesaggi acustici naturali in composizioni contemporanee.

«Rigogolo» si apre con un profilo acustico che richiama il canto del rigogolo, trasposto in un tessuto armonico dalle sfumature luminose. La tromba articola linee melodiche che oscillano tra lirismo e frammentazione, mentre il vibrafono di nazareno Caputo e la chitarra di Nicolò Francesco Faraglia tessono velature eteree. La batteria introduce accenti irregolari, creando un moto organico che suggerisce il volo improvviso dell’animale. Con i suoi oltre undici minuti, «Uccellande» si sviluppa come una mappa sonora stratificata. La tromba si muove su un registro contemplativo, mentre il contrabbasso plasma un fondale profondo e vibrante. La chitarra interviene con armonie sospese, e il vibrafono amplifica la dimensione evocativa. L’insieme produce un paesaggio acustico che richiama la coralità dei canti aviari, tradotti in un interscambio jazzistico di ampio respiro. «Assiolo» si concentra sul canto notturno dell’assiolo, tradotto in un fraseggio essenziale e meditativo. La tromba, con un suono velato, si sovrappone alle pulsazioni del contrabbasso, mentre la batteria disegna un ritmo rarefatto. L’atmosfera rimanda alla quiete notturna, con un equilibrio tra silenzio e improvvisazione che rende la pagina musicale interiormente articolata. «Valsolda» rielabora i canti della cinciallegra, del cuculo e del corvo imperiale. La metrica tradizionale scompare, sostituita da un groove fluido e organico. Ogni strumento interpreta un animale: la tromba richiama il cuculo con intervalli ampi, il vibrafono riproduce la leggerezza della cinciallegra, il contrabbasso di Ferdinando Romano evoca la gravità del corvo imperiale. Ne nasce un contrappunto naturale che fonde ricerca musicale e sensibilizzazione ambientale.

«Garzaie» s’ispira alle colonie di aironi, trasfigurando il loro habitat in un tessuto sonoro complesso. La tromba articola frasi ampie, mentre la chitarra e il vibrafono creano un intreccio di armonie delicate. La batteria di Saverio Cacopardi, con tocchi inventivi, suggerisce il movimento collettivo degli uccelli. L’insieme si presenta come un episodio sonoro stratificato, dove la coralità naturale diventa materia musicale. La chiusura dell’album si concentra sul canto della «Tottavilla», traslato in un linguaggio jazzistico che alterna momenti lirici e sezioni improvvisative. La tromba si muove con sensibilità immaginativa, mentre il quartetto accompagna con un groove organico. La composizione si distingue per la capacità di trasformare un canto naturale in pagina musicale eloquente, con un equilibrio tra rigore e libertà. «Birds» si colloca nell’alveo di una ricerca che unisce ecologia e musica, delineando un percorso originale nel panorama jazz contemporaneo. Ogni traccia diventa una mappa sonora ed un omaggio a taluni ecosistemi fragili che rischiano di essere sommersi dal rumore artificiale. L’ensemble guidato da Iacoviello riesce a sagomare un repertorio che non si limita a evocare la natura, bensì la reinventa, elaborando il canto degli uccelli, il fruscio delle foglie e il fluire dell’acqua in linguaggio musicale.

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