«To Love Or Not To Love»: l’amore secondo Cettina Donato, tra Moravia e il jazz d’autore (Alfa Music, 2025)

In un’epoca in cui i sentimenti sembrano spesso ridotti a slogan o a semplificazioni mediatiche, l’album di Cettina Donato si distingue come atto estetico e morale di resistenza al banale: un invito a riflettere, ascoltare, e forse, se possibile, ancora amare.
Francesco Cataldo Verrina //
Il progetto discografico «To Love Or Not To Love», ideato e composto da Cettina Donato, si presenta come un’opera complessa e polisemica, che si colloca al crocevia tra musica, letteratura e psicanalisi culturale. Al centro del progetto pulsa un interrogativo dal sapore shakespeariano, reso contemporaneo da un approccio musicale intimo e riflessivo: è meglio amare o astenersi dall’amare? L’opera, composta interamente da brani originali, si ispira ai romanzi di Alberto Moravia, scrittore il cui universo narrativo è disseminato di relazioni segnate da incomunicabilità, narcisismo, fallimento esistenziale e inquietudini morali.
Donato – prima donna italiana a dirigere orchestre sinfoniche con arrangiamenti jazz e pop su sue composizioni originali – traduce in musica quell’ambivalenza dell’amore moraviano: desiderato e temuto, idealizzato e sabotato. I brani, costruiti su strutture armoniche raffinate e spesso animate da metriche asimmetriche o accenti irregolari, restituiscono l’instabilità emotiva e l’irriducibile complessità dei rapporti affettivi. Non a caso, la voce di Michela Lombardi, autrice anche dei testi, si muove con misura tra tenerezza e disincanto, mentre la tromba evocativa di Fabrizio Bosso amplifica, come un secondo narratore, i chiaroscuri dell’esperienza sentimentale. Dal punto di vista narrativo, l’album si configura come un percorso in dieci tappe che oscilla tra l’intimismo lirico e la critica sociale. L’efficacia drammatica dei componimenti è amplificata dalla sezione ritmica – composta da basso di Vito Di Modugno e dalla batteria di Mimmo Campanale – che accompagna con discrezione e profondità, lasciando respirare il racconto musicale. Particolarmente significativa risulta l’idea che emerge dalla riflessione di Michela Lombardi presente nelle note di copertina del disco: nei testi da lei scritti, solo uno mostra i tratti dell’amore autentico, mentre gli altri narrano relazioni imprigionate in convenzioni e autoinganni. Tale approccio tematizza la tensione tra l’individuo e la società, tra il bisogno di riconoscimento e la paura della vulnerabilità – una dialettica profondamente contemporanea. Infine, va evidenziato come il progetto non si limiti a trasporre Moravia in musica, ma ne amplifica la risonanza emotiva attraverso un linguaggio musicale colto e accessibile, capace di affascinare tanto il pubblico jazzistico quanto quello letterario.
L’opener, «A Love Affair (FloVers)», introduce l’intera poetica del progetto. La voce calda e consapevole di Michela Lombardi s’intreccia con la tromba evocativa di Fabrizio Bosso, creando un affresco sonoro sospeso tra romanticismo e disincanto. Il testo allude alla fragilità degli inizi amorosi, mentre la scrittura armonica, guidata dal Fender Rhodes di Donato, crea una trama che vibra di nostalgia e tensione emotiva. L’effetto è cinematografico, quasi da ouverture teatrale. «Enemies To Lovers», un titolo mutuato dalla narrativa contemporanea, viene declinato in chiave jazzistica con sottile ironia e profondità psicologica. Le strutture ritmiche spezzate e le accentuazioni impreviste riflettono il conflitto relazionale, in cui attrazione e repulsione coesistono. Lombardi dà voce a un io narrante disorientato ma non privo di desiderio, mentre la sezione ritmica sorregge l’irrequietezza dell’emozione. «Empathy» è un momento di sospensione e d’intimità. Il trio classico (piano, contrabbasso, batteria) si fa culla di una riflessione sull’ascolto reciproco e sull’impossibilità, o forse solo difficoltà, di comprendere davvero l’altro. La voce si fa più vulnerabile, mentre la tessitura pianistica è rarefatta, essenziale. In «Love. Isn’t it?», la domanda implicita nel titolo sottolinea l’ambiguità del sentimento: amore o illusione? Il pezzo è ridotto all’essenziale, con voce, contrabbasso e batteria, a suggerire uno spazio quasi vuoto, un campo di possibilità emotive non realizzate. La scrittura musicale è ambigua, volutamente incompleta, come una frase lasciata in sospeso. «Non Attendance» appare come un titolo emblematico: l’assenza come cifra della relazione. Il trio accompagna una narrazione dolorosa ma lucida dell’autoesclusione dal legame affettivo. L’interpretazione vocale di Lombardi è intensa ma trattenuta, segno di una rassegnazione che non cede al melodramma. Una delle tracce più emblematiche del tono disilluso dell’album.
«Love. Isn’t it? (solo piano) Reprise « proposto in forma di meditazione strumentale, si affidata al pianoforte di Donato. Il motivo tematico riaffiora ma viene destrutturato, come se la compositrice tentasse di interrogare nuovamente la natura dell’amore, stavolta senza parole. Un momento sospeso, profondamente introspettivo. In «No. It Wasn’t», la negazione categorica del titolo si riflette in un andamento musicale più assertivo, seppur attraversato da un lirismo dolente. Il pianoforte assume un ruolo narrativo più pronunciato, dialogando con il contrabbasso in un contrappunto di affermazioni e smentite emotive. La scrittura armonica suggerisce una crisi risolta solo parzialmente. «That’s It» si sostanzia come un componimento breve ed essenziale che sancisce la chiusura di un ciclo emotivo. L’arrangiamento asciutto e diretto richiama una sorta di epilogo disincantato: si prende atto, si volta pagina. Il titolo, colloquiale e lapidario, suggella il disincanto con un sorriso amaro. «Danza Dei Suoni» è l’unico titolo in italiano, ma anche la struttura più astratto. In esso non si racconta una storia d’amore, ma l’atto musicale stesso diventa metafora della relazione: movimento, ascolto, dissonanza, armonia. La «danza» qui è forse l’unico vero spazio di libertà, dove Eros e Thanatos possono coesistere senza annientarsi. «A Love Affair (FloVers) – Radio Edit» sancisce una chiusura circolare con una versione più concisa e accessibile del brano iniziale. Un ritorno che è al tempo stesso rilettura e addio. La scelta di chiudere con la stessa composizione da cui si parte ribadisce l’idea ciclica dell’amore: un eterno ritorno, sempre uguale e sempre diverso. «To Love Or Not To Love», pubblicato da Alfa Music, non è un semplice omaggio letterario, bensì un’indagine sonora sull’amore come conflitto, come attesa, come scelta mancata. In un’epoca in cui i sentimenti sembrano spesso ridotti a slogan o a semplificazioni mediatiche, l’album di Donato si distingue come atto estetico e morale di resistenza al banale: un invito a riflettere, ascoltare, e forse, se possibile, ancora amare.
