«Jazz, architetture di un azzardo» il libro di Claudio Fasoli: il senso profondo del fare musica come pratica esistenziale e culturale (il Saggiatore, 2025)

Lo stile è asciutto, preciso, mai didascalico, eppure capace di evocare con intensità gli spazi del suono e del silenzio, il respiro collettivo di un ensemble in improvvisazione, la tensione e l’estasi del live. Il jazz, nella mente di Fasoli, non è solo un genere musicale: è un modello di pensiero, un laboratorio permanente dell’inaspettato, un esercizio continuo di libertà e ascolto.
// di Francesco Cataldo Verrina //
Nel suo nuovo libro di Claudio Fasoli accompagna il lettore in un’esplorazione che attraversa la musica, la memoria e la riflessione estetica. «Jazz, architetture di un azzardo», uscito per il Saggiatore, si sostanzia come un testo polifonico, scritto da una delle voci più autorevoli del jazz italiano contemporaneo, che non si accontenta di ripercorrere una carriera – quella di sassofonista, compositore, insegnante e instancabile sperimentatore – ma ambisce a restituire al lettore il senso profondo del «fare musica» come pratica esistenziale e culturale. Un libro che parla a chi ama il jazz, ma anche a chi è curioso di scoprire cosa si nasconde dietro le quinte della creazione musicale, in quel misterioso punto di equilibrio tra disciplina e libertà dove nasce l’arte vera. L’aspetto forse più affascinante dell’opera è proprio questo equilibrio tra il rigore dell’analisi e la poesia del ricordo, tra il pensiero teorico e la dimensione vissuta del palco, della sala prove, del viaggio. Non è una guida per soli musicisti, ma per chiunque voglia avvicinarsi alla comprensione del jazz come filosofia dell’improvvisazione, come arte dell’ascolto e della relazione.
Fasoli, noto al grande pubblico per la sua esperienza con il Perigeo – storico ensemble di jazz-rock attivo negli anni Settanta – e per le collaborazioni internazionali con artisti come Kenny Wheeler, Lee Konitz e Dave Holland, costruisce qui un’opera che è insieme diario personale, saggio critico e trattato poetico. Il libro si muove tra ricordi di concerti e prove, incontri folgoranti e passaggi formativi, per approdare a riflessioni che spaziano dalla tecnica strumentale al senso della performance, dalle contaminazioni stilistiche alle sfide dell’insegnamento musicale. Ciò che rende davvero prezioso «Jazz, architetture di un azzardo» è l’equilibrio che Fasoli riesce a mantenere tra il rigore dell’analisi e la leggerezza del racconto. Lo stile è asciutto, preciso, mai didascalico, eppure capace di evocare con intensità gli spazi del suono e del silenzio, il respiro collettivo di un ensemble in improvvisazione, la tensione e l’estasi del live. Il jazz, nella mente di Fasoli, non è solo un genere musicale: è un modello di pensiero, un laboratorio permanente dell’inaspettato, un esercizio continuo di libertà e ascolto.
Il cuore pulsante del libro sta proprio nell’idea di musica come relazione: «fare musica insieme» significa abbandonare il controllo totale, aprirsi alla vulnerabilità dell’altro, accogliere l’imprevisto come opportunità creativa. È in questo senso che il jazz diventa anche una metafora della vita: «una pratica fatta di architetture sofisticate e azzardi», in cui la tecnica non basta, se non è accompagnata dalla disponibilità a «scambiare velocemente e telepaticamente le idee», ma anche a saper fare spazio al silenzio.
In un’epoca in cui l’omologazione culturale e il controllo algoritmico sembrano voler ridurre la creatività a prodotto replicabile, l’opera di Fasoli ci ricorda la bellezza dell’incertezza, del rischio e della scoperta. Claudio lo fa con l’autorevolezza di chi vive la musica non solo come mestiere, ma come missione, come luogo di ricerca e di verità. «Jazz, architetture di un azzardo» è un libro necessario non solo per chi ama il jazz, ma per chiunque voglia comprendere la musica – e la vita – come esercizio di apertura e dialogo. Parliamo di un’opera colta ma accessibile, profonda ma non ermetica: un testo che andrebbe letto nelle scuole di musica, certo, ma anche nei licei, nei conservatori, nei circoli culturali, poiché racconta di che cosa significhi, oggi, continuare a cercare l’inedito, a costruire il futuro senza rinunciare all’ascolto del presente. «Con Jazz, architetture di un azzardo», Claudio Fasoli consegna al lettore molto più di un taccuino di appunti musicali teorico-pratico: ci troviamo di fronte a un libro denso, sfaccettato, che è, al contempo, memoria personale, riflessione teorica, manuale di musica e racconto storico. Un’opera proteiforme che riesce a catturare lo spirito profondo del jazz attraverso il racconto diretto di uno dei suoi maggiori protagonisti.
