Nawawi-Sepharad-La-Reina

La ricchezza del progetto musicale consiste nella capacità di connettere epoche, culture e sonorità in un itinerario musicale che racconta storia e migrazione attraverso l’arte.

// di Francesco Cataldo Verrina //

L’album «La Reina» di Nawawi Sepharad, pubblicato da Filibusta Records, si caratterizza come un progetto innovativo e fitto di contaminazioni culturali, in cui la tradizione musicale sefardita si fonde con elementi di jazzistici. Siamo alle prese con un’opera che racconta la storia attraverso le suggestioni della musica e del canto , evocando la diaspora degli ebrei sefarditi del 1492 e il conseguente intreccio sonoro tra le melodie giudaico-spagnole e quelle dei paesi del Mediterraneo. L’ensemble che accompagna Nauaui – con Manuela Pasqui al pianoforte, Gigi Lamberti al contrabbasso e Marco Landriani alla batteria – garantisce un afflato liricamente immediato e sofisticato al contempo, valorizzando la fusione fra tradizione e innovazione.

L’idea di unire la musica medievale e rinascimentale sefardita con il jazz contemporaneo sviluppa atmosfera incantata ed ipnotica al contempo, per quanto attraversato da un profondo lirismo che lascia trasparire le peripezie di un intero popolo. La cantante e compositrice Tiziana Nauaui, forte della formazione musicale e delle sue esperienze internazionali, ha creato arrangiamenti che trasformano le antiche melodie in componimenti vicini al vernacolo jazzistico contemporaneo. Tali dinamiche non solo arricchiscono il patrimonio sonoro del concept, ma lo rendono accessibile ad un pubblico più ampio, generando una nuova indagine storico-culturale. Le tre figure femminili che hanno ispirato «La Reina» sono fondamentali per comprendere il significato più recondito dell’album e dell’evento tout-court. Ognuna di esse rappresenta un aspetto diverso della determinazione, della lotta e dell’eredità culturale femminile: Isabella di Castiglia, Regina di Spagna nel XV secolo, è una figura centrale nell’evoluzione della diaspora sefardita. Con l’Editto dell’Alhambra del 1492, ella decretò l’espulsione degli Ebrei dalla Spagna, costringendo migliaia di persone a cercare rifugio nei paesi islamici del Mediterraneo. La sua presenza nell’album è duplice: come simbolo storico di un evento traumatico e come rappresentazione metaforica nella canzone «La Regina», in cui viene paragonata alla Regina di Cuori di Alice nel Paese delle Meraviglie. Questa scelta enfatizza il potere, ma anche la crudeltà del governo, creando un suggestivo contrasto tra storia e fantasia. Tezeta Abraham, regina contemporanea, è una giovane donna etiope nata nel deserto e trasferitasi in Italia da bambina. La storia è quella di una lotta personale contro il razzismo e di un percorso di autodeterminazione che l’ha portata a diventare modella, attrice e attivista per i diritti di cittadinanza. Il vissuto di Tezeta riflette le peripezie della migrazione e la ricerca dell’identità tramite la resilienza. In questo contesto, il suo personaggio s’intreccia con il flusso narrativo del disco, che scandaglia la fusione tra suoni, canti e culture quale strumento di arricchimento. Le Regine Dimenticate di Enrico Abenavoli rappresentano la terza fonte d’ispirazione che, sulla scorta di «Regine Dimenticate», raccoglie i ritratti di regnanti europee spesso trascurate dalla storia ufficiale. Queste donne hanno combattuto e governato per il bene delle loro genti, rafforzandone l’identità e lasciando un’orma indelebile nel loro passaggio, anche se spesso ignorate. L’integrazione di questa tematica nel contesto compositivo sottolinea la continuità del racconto in musica: donne di potere, invisibili o cancellate, che meritano di essere ricordate e celebrate.

«Scalerica de oro» è un brano che conserva l’ancestrale lirismo sefardita, ma con un’armonia concepita in chiave jazz. «Hija mia» si riferisce ad una melodia che si presta a una rivisitazione emozionale, arricchita da un interplay sofisticato tra voce e pianoforte. «Cuando el rey Nimrod» si caratterizza come n pezzo fortemente narrativo nella sua forma originale, acquistando nell’imbastitura jazz una movenza più fluida. «Alta es la luna», qui si notano influenze arabe più estese, con arrangiamenti che valorizzano costrutto con variegate sfumature armoniche. «La regina» rappresenta il pezzo simbolo dell’album, dove la figura storica di Isabella di Castiglia s’interseca con la metafora della Regina di Cuori di Alice nel Paese delle Meraviglie. La scelta di rappresentare Isabella in chiave metaforica aggiunge una suggestione ulteriore al costrutto sonoro. In «Morena me llaman» c’è più spazio per l’improvvisazione, dove il dialogo tra strumenti e voce una sorta di interpolazione tensiottaiva. «Por la tua Puerta yo pasì», si sostanzia come una melodia insistente ed a facile combustione che suggella l’album con un’impronta intensa e coinvolgente. La ricchezza del progetto musicale consiste nella capacità di connettere epoche, culture e sonorità in un itinerario musicale che racconta storia e migrazione attraverso l’arte, dove Isabella rappresenta l’ombra del passato, Tezeta la lotta del presente e le Regine Dimenticate la necessità di riscrivere la storia con una prospettiva più inclusiva. L’album non solo offre un’inedita rilettura della musica sefardita, ma invita l’ascoltatore a riflettere sulle interazioni ed i fenomeni d’inculturazione che hanno plasmato l’identità musicale dei popoli.

Nawawi Sephard



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