Rachel Gould: il modern mainstream in «giacca e cravatta» nell’album «Where Have I Been All Your Life?»

// di Stefano Dentice //
Esiste una folta schiera di jazzisti che, legittimamente, predilige esprimersi attraverso un’accentuata «muscolarità» connaturata nei propri cromosomi, a volte a detrimento dell’espressività. Altri musicisti jazz, invece, tendono a raccontarsi e descriversi artisticamente in punta di fioretto, proprio con quell’eleganza che li rende riconoscibili fin dalla prima nota. Rachel Gould, stimata cantante statunitense, rientra in questo novero. «Where Have I Been All Your Life?», suo nuovo capitolo discografico, rappresenta appunto un fulgido esempio della sua raffinatezza vocale, interpretativa e compositiva. Coadiuvata da sei eccellenti partner come Joshua Bruneau alla tromba, Ralph Moore al sax tenore, Steve Davis al trombone, Jon Davis al pianoforte, Jon Burr al contrabbasso e Willie Jones III alla batteria, dà vita a un album la cui tracklist – fra originali e standard – consta di dieci brani.
Cantante, autrice, compositrice e arrangiatrice munificente, Rachel Gould è una fra le jazziste statunitensi più apprezzate degli ultimi trent’anni. Nell’arco della sua carriera ha calcato alcuni fra i palchi più prestigiosi del mondo in Paesi come Germania, Svizzera, Olanda, Francia, Lussemburgo, Polonia, Stati Uniti, Belgio, Italia, Austria, Giappone, solo per elencarne alcuni. Nella sua ultratrentennale attività concertistica ha condiviso la scena con diversi nomi altisonanti del jazz quali Chet Baker, Philip Catherine, Woody Herman, Sal Nistico, Horace Parlan, Rita Marcotulli, Enrico Pieranunzi, Marcello Tonolo e moltissimi altri ancora. Venendo alla sua discografia, «Where Have I Been All Your Life?» è un suo recente CD consegnato alle stampe dall’etichetta WJ3 Records. «It’s Just Because of You» (Rachel Gould – Jon Davis), deliziosa bossa nova, conquista sin dalle prime misure. L’eloquio del pianista brilla per levità del tocco, genuina musicalità e sopraffino senso melodico. Rachel Gould interpreta il brano con feeling, opulenza comunicativa e grazia. Il mood di «Where Have I Been All Your Life?» (Rachel Gould), brano eponimo, è carezzevole, acquietante. La vocalist, soprattutto nel registro medio e grave, mette in luce il suo timbro caldo e ammantante.
Il discorso improvvisativo di Ralph Moore è intriso di cantabilità. «I Find You» (Rachel Gould – Steve Davis) è un’altra composizione ornata con una filigrana di primissima scelta. Rachel Gould espone il tema curando la dinamica con maestria, utilizzando quel vibrato di modulazione tipico delle grandi cantanti jazz del passato. L’elocuzione di Steve Davis è ponderata con gusto, dall’intenso lirismo. Qui il pianista, specialmente dal punto di vista armonico e ritmico, offre soluzioni di ottima fattura con voicing tensivi e intarsi sincopati. Il sapido andamento swingante di «You’re Changing The Game» (Rachel Gould – Willie Jones III), costruito su un medium, è un irresistibile invito a schioccare le dita sul 2 e sul 4 con precisione chirurgica. In questo brano l’incedere di Steve Davis colpisce per il largo uso delle pause, per la concezione degli spazi; brillantemente sostenuto dal trio Jon Davis-Jon Burr-Willie Jones III. «Where Have I Been All Your Life?», speziato con leccornìe tipiche della musica brasiliana, è un disco che flirta con la tradizione jazzistica. Un jazz trattato con i guanti bianchi di velluto, (ri)vestito di cashmere, in cui l’importanza del senso estetico rappresenta la stella polare dell’intero lavoro.
