viniledivano

// di Gianluca Giorgi //

Marshall Allen & others with Rudd Roswell, Ceremonial Healing (2017 3lp box)

Registrato presso lo studio Potterville International Sound nello stato di New York nel 2016. Una jam d’improvvisazione psichedelica gratuita di tre giorni (una al giorno incisa in ogni disco) come tributo al potere sconfinato e all’eredità del Sun Ra Arkestra, uno sforzo di un super-gruppo che abbraccia generazioni, scene e stili diversi. Un collettivo unico che riunisce due membri principali del Sun Ra Arkestra, il leader e sassofonista Marshall Allen, nonché il sassofonista e polistrumentista Danny Ray Thompson (deceduto nel 2020), insieme alle stelle emergenti Jamie Saft (piano, tastiere, synth), Trevor Dunn (basso acustico), Balazs Pandi (batteria). Presente come ospite, anche, il leggendario e compianto trombonista Roswell Rudd in una delle sue ultime registrazioni. Il tutto funziona in modo impeccabile e si ascolta molto bene malgrado sia musica di non facile fruibilità. Una musica spaziale, grazie in gran parte alle tastiere ispirate a Ra di Saft e agli effetti interstellari di Marshall. Le inclinazioni noise-rock di Pándi e Dunn si inserisco bene nel contesto e assecondano le figure centrali di Allen e Thompson (doppi sax inframezzati da qualche flauto) e, quando compare Rudd. Tre ore di improvvisazione libera, introspettiva, energica, psichedelica e semplicemente magistrale. Box molto bello, apribile in tre, triplo vinile rosso 180 grammi.

Roswell Rudd, Jamie Saft, Trevor Dunn, Balazs Pandi, Strenght & Power (2016 2lp)

L’album rappresenta una ridefinizione attuale del free jazz, grazie all’etichetta RareNoise che da diversi anni sta producendo questo nuovo jazz d’avanguardia. Uno degli ultimi lavori del trombonista Rudd Roswell, la cui cifra stilistica fonda sull’incontro della tradizione con l’innovazione sperimentale. Ciò che ci si appresta a sentire è un disco di puro jazz, avant, se volete, ma jazz. Storto, diabolico, anomalo come dovrebbe essere. Fin dall’inizio si capisce che tra i quattro c’è un rapporto di assoluta parità improvvisativa, malgrado la differenza di età, quando uscì il primo disco di Rudd Roswell nel 1965, i tre partner non erano ancora nati. L’album è stato registrato nello studio casalingo di Saft e appare come un’unione tra l’avanguardia jazzistica di ieri e di oggi grazie anche alla diversa età e al diverso approccio al jazz dei 4 musicisti. Un disco di classe, morbido nei suoni, affilato nella composizione, devastante nell’esecuzione. Come dice il titolo ci troviamo di fronte un’energia dinamica, in cui un’ottantenne e tre (più o meno) quarantenni danno vita ad un album veramente bello di musica libera!

Phil Ranelin, Infinite Expressions (2022)

Il trombonista e co-fondatore della famosa TRIBE Records di Detroit, Phil Ranelin, è tornato con il suo primo album in un decennio. Un maestro del trombone sulla tradizione di J.J. Johnson, non molto famoso nonostante una carriera che risale ai primi anni settanta e che lo ha visto suonare con tutti, da Freddie Hubbard a Wayne Kramer. E’ stato presente in molte registrazioni per la Motown ed ha lavoro con artisti che vanno da Stevie Wonder ed Ella Fitzgerald a Red Hot Chili Peppers e Telefon Tel Aviv. A 82 anni, Ranelin dimostra di avere ancora molto da offrire con “Infinite Expressions”, un’opera che mette in mostra il suo stile unico sia come musicista che come compositore. Il disco nasce nel 2020 dopo l’inizio del tour per il suo 80° compleanno del 2019 e la chiusura e il divieto in tutto il mondo di tutte le esibizioni musicali dal vivo del 2020. In quel momento di chiusure Ranelin ha pensato di tornare ad incidere nuovo materiale. Al disco hanno partecipato il batterista Andre Beasley, il chitarrista Hideaki Tokunaga, il percussionista Carlos Niño e due bassisti che si sono alternati, Michael Alvidrez e Ian Martin. Ranelin percorre con sicurezza una via di mezzo tra un post bop ed un free jazz “dolce”. Lavoro bello che si ascolta piacevolmente con il trombone del leader molto presente in tutto il disco.

Rudd Roswell, Embrace (2017 2lp)

Trombonista classe 1935, Rudd ha condiviso negli anni dischi e palchi con i più grandi. Nella sua carriera è riuscito a passare dalla New Thing alla melodia, come nell’ultimo periodo, da un organico prettamente rumorista e zorniano a uno votato alla melodia e alla delicatezza. In questo disco, fatto di soli standard, con un quartetto senza batteria a ricreare un ambiente intimo, quasi da cameretta, crea “un abbraccio”, come richiama il titolo, meraviglioso. Un clima da after hours, con i musicisti che suonano per il piacere di suonare. Il suo stile è quello che conosciamo, ruvido, antico, essenziale, sempre alla ricerca del timbro, qua e là arricchito dalla sordina plunger, ma nel disco non ci sono aperture avventurose, anzi per rendere ancora più “tradizionale” il tutto c’è anche la classica vocalità jazz, scat compreso (Fay Victor), quindi niente di particolarmente originale, eppure una maniera intensa di fare «jazz». Il suo testamento. Non c’era modo migliore per Roswell Rudd (1935-2017) di prendere congedo dal suo pubblico. Questo, infatti, è un disco di puro sentimento, tale da toccare il cuore.

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