Yuri Honing con «Goldbrun» un surreale tentativo di «quarta via» tra Wagner e Coltrane

// di Francesco Cataldo Verrina //
I seguaci del verbo di Jan Garbarek e Tord Gustavsen troveranno un ambiente assai familiare nell’impianto formale di questo disco. In effetti al primo contatto epidermico con l”habitat sonoro implementato da Yuri Honing si potrebbe pensare alla solita pozione di jazz nordico a base di muschi, licheni e corni vichinghi. In verità un approfondito rapporto carnale con lo scibile sonoro del sassofonista olandese, sposta l’attenzione verso direzioni molteplici. Parliamo di una surreale «quarta via», almeno una parallela o un vicolo di un’ipotetica «fourth stream», che farebbe pensare a un ibrido di risonanza tra la visione di Edgar Varese che agognava una rivoluzione radicale del linguaggio attraverso la rottura dei limiti dell’armonia tipici dell’orchestrazione tradizionale e quella di Arnold Schönberg basata sostanzialmente su una radicale riorganizzazione del materiale sonoro storicamente accertato (il sistema del temperamento equabile, Wohltemperiert). Quella di Varese si basava su un arricchimento del materiale stesso, l’esplorazione di nuovi territori sonori, attraverso l’utilizzo di intervalli inediti, presi in prestito anche da altre culture. A scanso di equivoci, però, diciamo che lo spettro creativo è assai più ampio e dilatato e le sorgenti ispirative sono di ben altra sostanza. In verità Yuri Honing tenta un raccordo tra Wagner, Strauss e Coltrane, ma la visione del mondo dei suoni sono tutte di proprietà del sassofonista olandese, la cui personalità artistica è alquanto marcata, tanto da delineare un suo perimetro espressivo fatto di pace, serenità, tensione e misticismo, ispirato all’amore per la musica classica, la storia e l’arte. «Goldbrun» si sostanzia come un’opera totale, quale risultato di influenze molteplici, dove il tema centrale ed il motivo ispiratore diventano l’Europa e l’integrazione.
In un’epoca in cui molti non sempre riconoscono il valore del vecchio continente, ed i populismi e neo-fascismi camuffati insidiano il concetto di Europa unita, soprattutto i settant’anni di relativa pace che l’unità dei popoli è riuscita a garantire, Honing ripercorre idealmente la storia europea attraverso la Germania come simbolo in termini di scrittori, filosofi, compositori e pittori, ma anche per la resilienza che la Germania sta da tempo manifestando, facendo appello all’orgoglio degli Europei ed al DNA culturale del nostro continente, anche talvolta eccessivamente ostentato ed etnocentrico. Il sassofonista appare particolarmente ispirato dalla musica di Richard Wagner e di Richard Strauss. I due filoni compositivi vengono elaborati, in particolare, nella traccia 4, «Goldbrun IV». L’album è strutturato come una lunga suite in sette parti, distribuita senza soluzione di continuità su entrambe le facciate del disco. Lo stesso Honing lo descrive come una sfera che si allarga in maniera concentrica, partendo da un nucleo centrale: «Quando compongo, inizio un punto focale e da lì mi faccio strada verso i margini, proprio come le strutture armoniche che partono dal centro e si espandono. Goldbrun è una struttura sferica»
Lo stesso titolo dell’album, «Goldbrun», è un neologismo, quasi un non-sense, che dovrebbe significare più o meno, «placcatura», ma per Honing, descrive il modulo compositivo non lineare dell’album, ispirato ad alcuni tratti di «Lush Life» di Coltrane, dove i temi armonici s’intrecciano in un’entità maggiore, caratterizzata dagli intervalli del tema centrale che sono minori. Il pianista Wolfert Brederode, il bassista Gulli Gudmundsson e il batterista Joost Lijbaart offrono, quasi in punta di piedi, suggerimenti che guidano le linee del sax, come l’impulso del basso che spinge sul tema onirico e suadente della «Parte I»; in particolare il piano di Brederode diventa l’ombra del suono profondo e sussurrato di Honing, specie nella «Parte II» con qualche lieve zampata di swing e nella «Parte IV» ispirata a Wagner e Strauss. Il segreto di Yuri Honing va ricercato in questa sua convinzione: «L’esperienza significa che puoi fare di più con meno». Honing, oggi 55 anni, ha lavorato con due grandi pianisti jazz, Misha Mengelberg e Paul Bley, ha esplorato le musiche di Schubert, traendo ispirazione da ballerini e cantanti pop, dalla storia politica e dall’arte visiva. Dunque, anche laddove sembra che stia apportando solo una mano di colore a delle tavolozze già esistenti, la sua musica zampilla attraverso un’evidente originalità ed una malcelata spontaneità.
