MarkelianKapedaniTrio_BalkanPop

Le composizioni di Kapedani nascono dalla conoscenza della musica classica e dal suo bagaglio culturale, mentre, nella dimensione trio, le improvvisazioni si sviluppano da una propensione ad accogliere altri linguaggi e da una tecnica jazz non convenzionale.

// di Francesco Cataldo Verrina //

Il titolo «Balkan Bop», potrebbe apparire una sorta di fantasiosa suggestione, eppure questo album è la dimostrazione lampante di quante affinità e similitudini ci siano fra numerose culture di quelle musiche che guardano verso un mondo altro, che dall’Est europeo si muove verso il Medio Oriente per poi approdare alle radici della Grande Madre Africa, congiungendosi con l’essenza ritmica e formale del jazz americano, passando per i Caraibi. Markelian Kapedani riesce a fondere mirabilmente elementi strutturali della musica eurocolta con il folklore dei Balcani, impiantandoli in un humus sonoro sostanzialmente jazz.

L’album propone una fruizione ed un’interpretazione multi-dimesionale e multi-direzionale, a cominciare dai titoli dei dieci brani, tutti composti dal pianista albanese, che fanno un chiaro riferimento ad una metodologia bop, la scelta dell’inglese è emblematica, così come le linee sonore e le costruzioni delle singole tracce esprimono un’evidente connotazione stilistica di tipo jazzistico; per contro l’aggettivo Balkan, presente nel titolo, sottolinea l’intenzione Kapedani, e dei sue sodali, il russo Yuri Goloubev al basso e l’israeliano Asaf Sirkis alla batteria, di dar vita ad una sintesi musicale aperta e allo stesso tempo rigorosa; una struttura inclusiva che assembli i moduli espressivi del jazz, accenti di estrazione balcanica, sonorità greco-turche, richiami evidenti alla musica ispanica, alle danze cubane, alle melodie berbere e dell’Africa del nord, dove ogni espressione musicale appartenente ai popoli delle aree geografiche citate assurge a sintesi musicale pulsante, il tutto sotteso da un ritmo festoso e crescente, che si sostanzia in una sorta di swing fortemente segnato da melodie dai colori mediterranei. Le composizioni di Kapedani nascono dalla conoscenza della musica classica e dal suo bagaglio culturale, mentre, nella dimensione trio, le improvvisazioni si sviluppano da una propensione ad accogliere altri linguaggi e, naturalmente, da una forte padronanza delle innumerevoli tecniche del jazz, mentre il pianoforte assume una dimensione orchestrale ed onnicomprensiva. In apertura «Balkan Bop», una progressione poliritmica ad alta gradazione, aromatizzata con speziature bop e swing ed aromi folklorici arabi e albanesi, tanto ricordare alcune danze orientali femminili.

«Blue Penthaton» presenta una classica struttura blues, che s’interfaccia con una danza originaria del Nord-Ovest dell’Asia Minore, basata su un ballo composto da quattro piccoli passi con intervalli regolari. Ottimo il drive fornito dalla retrovie da basso e batteria. «Nashke» si dipana su una base jazz vagamente celtica con alcune incursioni rapsodiche di tipo zigano. «Cous Cous in Tunisia», riporta alla mente «A Night in Tunisia» di Gillespie, spostando la bussola del ritmo tra Africa e Cuba, attraverso l’utilizzo della classica clave 2/3, che è l’asse portante di innumerevole forme musicali afro-cuban-caraibiche. «Bop Drops» è un distillato di jazz allo stato puro, basato su un saltellante swing; così come «One for Bud», l’omaggio a Bud Powell, rappresenta l’anima autenticamente bop dell’album. «Remember my Dad « è un’intensa e tormentata ballata che il pianista ha dedicato al padre, Gjon Kapedani. « Oriental Traveller» è un viaggio aperto verso un immaginario altrove tra Occidente ed Oriente. «Quickly» gioca sul cambio di passo, attraverso una sequenza di ritmi mutevoli. In chiusura « Davaj», che porta nel disco alcune atmosfere tipiche della tradizione russa. Registrato e mixato presso gli studi Forzani di Milano il 3 aprile 2011 per la Red Records, «Balkan Bop» è un album epico, una sintesi musicale estremamente serrata, ma in perfetto equilibrio, che evidenzia lo stile e la ricerca esteriore ed interiore di un pianista geniale e visionario, il quale muove alla ricerca di elemento multirazziale ed unificatore delle varie musiche del mondo.

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