Vinile sul Divano: progressioni ritmiche audiotattili

// di Gianluca Giorgi //
Max Roach with The J.C. White Singers, Lift Every Voice And Sing (1971 ristampa 2012)
Fenomenale album gospel-jazz con il The JC White Singers che si unisce a Max Roach in interpretazioni radicali di standard gospel tradizionali afroamericani come “Sometimes I Feel Like A Motherless Child”. In questo suo lavoro con le voci Max Roach è stato naturalmente attratto dalla tradizione gospel, il vivaio dell’arte vocale nera americana. Quando ha realizzato l’album “Lift Every Voice and Sing” nel 1971, ha lavorato a stretto contatto in particolar modo, con il Rev. JC White, che era un cantante gospel e direttore di coro. Disco che portarono in tour nel 1972 e di nuovo nel 1975 quando Mr. Roach e Mr. White si esibirono insieme al Newport Jazz Festival. “Lift Every Voice and Sing” è stata un momento importante sia del suo fiorente talento compositivo sia del suo continuo coinvolgimento nella causa nera. Infatti i pezzi dell’album sono dedicati a Martin Luther King, Malcolm X, Medgar Evers, Patrice Lumumba e Paul Robeson.
Sam Dees, The Show Must Go On (1975 ristampa ltd ed 2017)
Questo classico del 1974 è l’unico album che il cantautore Sam Dees ha registrato negli anni ’70. Nato a Birmingham, in Alabama, nel dicembre 1945 da una famiglia numerosa, Sam formò il suo primo gruppo, i Bossanovians prima di avere 10 anni, un prodigio musicale, infatti già scriveva poesie e canzoni. Cantautore R&B e cantante soul di straordinario talento (ma paradossalmente mai affermatosi del tutto di fronte al grande pubblico), Sam Dees ha scritto nel corso degli anni moltissimi brani per un gran numero di artisti di primissimo piano, tra cui Gladys Knight, Aretha Franklin, Whitney Houston, George Benson, i Temptations, Teddy Pendergrass, Millie Jackson, Jackie Wilson, Regina Belle, KC and The Sunshine Band, i Manhattans, Willie Clayton e molti altri. Dees è anche un cantante molto apprezzato, un giudizio che trova conferma negli album pubblicati da label del calibro della Chess, della Atlantic, della Polydor e della SSS e negli anni Settanta seppe inanellare una lunga serie di brani di grande successo. Pubblicato nel 1975 dalla Atlantic, l’album The Show Must Go On è stato ritenuto per molti anni dagli aficionados del soul del sud uno dei dischi migliori del genere. Con una voce gradevolmente grave ricorda nello stile quella di Curtis Mayfield. Brani come “Child of the Streets”, “Troubled Child” e “What’s It Gonna Be” condividono con Mayfield l’impegno sociale, ma Dees sapeva anche eseguire a meraviglia anche canzoni d’amore. Un album molto bello e assolutamente essenziale.
The Mystic Revelation of Teppo Repo, Kosmoksen Erakko (2022)
La musica dei Mystic Revelation of Teppo Repo guarda più al lato fresco e spirituale del jazz, piuttosto che a quello abrasivo o avant, canalizzando le forti vibrazioni di Don Cherry o Ndikho Xaba e The Natives e la musica che ricorda le foreste della Finlandia. La manciata di tracce combinano naturalmente elementi disparati che vanno dalla musica pastorale finlandese, al jazz spirituale, ai ritmi nyabinghi e viene utilizzata una strumentazione che include vari strumenti autocostruiti e su misura, come una configurazione di percussioni e molti tipi diversi di flauti.L’atmosfera globale che si respira è ipnotica, connotata da una forte presenza della sezione ritmica (percussioni-basso) che fa da base per i flauti e i vox giocosi di Otto Eskelinen in un mix di suoni futuristici che si riallacciano con il passato.



Prof. James Benson, The Gow-Dow Experience (1973 ristampa ltd NUM ed 2023)
“Ero un insegnante di musica. Non stavo cercando di fare un disco per competere, stavo cercando di fare un disco in modo che gli studenti avessero qualcosa per ricordare l’esperienza che abbiamo avuto… Lo stavo facendo per i bambini.” Queste sono le parole dello stesso Prof. Benson, oggi ultra novantenne, un uomo gentile e umile. Era il 1973 quando il Prof. James Benson aveva autofinanziato questo suo LP in stampa privata a beneficio dei musicisti adolescenti a cui aveva insegnato a Cal Poly, in California. L’album è stato un risultato importante per lui e i suoi giovani protetti, qualcosa di cui erano tutti giustamente orgogliosi. Prendendo ispirazione dal loro recente viaggio in Africa e mescolata con il jazz radicale associato alle giovani menti dell’America nera dei primi anni ’70, la Gow-Dow Experience è un’incursione unica nella mentalità entusiasta dei musicisti jazz emergenti, come incoraggiato dal loro mentore Prof. Benson. A questo punto dei loro studi, la classe era composta da musicisti intuitivi piuttosto che altamente qualificati, ma è in parte quella relativa mancanza di forti basi tecniche che conferisce all’album la sua vitalità unica. Musicalmente, il lavoro che la classe del professor Benson ha fatto, attinge al jazz, al soul e al R&B, è giovanile, soulful e vitale, a volte quasi ingenuo, ad esempio le canzoni con la voce a volte danno la sensazione di un apparentemente improvvisazione. L’album è presentato così come è stato pubblicato nel 1973 con una copertina pesante, include note di copertina e foto fornite per gentile concessione dello stesso Prof Benson. Il disco contiene 4 tracce aggiuntive prese dalla sessione di registrazione, tracce mai ascoltate dal giorno in cui sono state registrate.
Various, Spiritual Jazz 14: Private (2LP 2023)
Quattordicesimo volume per la serie Spiritual Jazz, ottime raccolte prodotte dalla Jazzman Records. Questo volume è una vera chicca, infatti, si va a scovare in profondità sulle stampe private “fai da te” di ottimi artisti. Nel doppio vinile con copertina timbrata a mano, il che significa che non ci sono due copie perfettamente uguali, troviamo Erni Clark, Elysian Spring, Radam Schwartz, Mary Lou Williams, Carmelo Garcia, Cullen Knight, Don Menza, Belair, Andrew McPherson, Almanac Symbiosis, Owen Marshall, Bobby Jackson, Compass. Ogni disco è corredato da note di copertina e foto, fornite direttamente dagli artisti stessi. Queste stampe “Private Press: sono dischi prodotti e pubblicati dagli artisti stessi o dai loro stretti collaboratori. I brani inseriti nella compilazione sono estrapolati da una selezione di dischi jazz stampati privatamente e pubblicati negli Stati Uniti tra il 1964 e il 1987. Una delle cose più interessanti riscontrate è la varietà di ragioni dietro la nascita di un disco auto-pubblicato, non ci sono due storie uguali. Rimane comunque una solida verità che lega insieme ogni brano del disco, gli artisti non hanno fatto la loro musica solo per divertimento, hanno creduto così tanto nella loro arte che hanno fatto tutti i passi che avevano a loro disposizione in quel momento, per far sentire la loro musica. Compilation veramente riuscita, in cui possiamo trovare delle vere rarità.

