Il racconto di «Charlie Parker, il Musicista Perfetto», all’Egea Store di Perugia, attraverso il libro di Francesco Cataldo Verrina
L’incontro si terrà, il 28 novembre, a partire dalle 18.00, presso EGEA STORE, in via Ritorta, 5/7, nel centro storico di Perugia, con ingresso libero fino ad esaurimento posti.
// a Cura della Redazione //
Cercare di comprendere la figura di Charlie Parker attraverso la lettura e la narrazione da parte dell’autore di un libro a lui dedicato, con ascolti mirati che sottolineino le varie fasi musicali della sua carriera, può diventare un’esperienza olistica e totalizzante ed un’immersione profonda nelle pieghe di un personaggio dalle infinite sfaccettature. L’incontro con la storia e la musica d Charlie Parker, il 28 novembre, a partire dalle 18.00, presso EGEA STORE, in via Ritorta, 5/7, nel centro storico di Perugia, nell’ambito di «Prima le Parole e poi la Musica» è organizzato in in collaborazione con «Badu – La Banda degli Unisoni»
Charlie Parker non è soltanto una figura cardine nella storia del jazz: egli rappresenta una frattura epistemologica, un punto di non ritorno nella grammatica musicale del Novecento. La sua parabola artistica e umana, segnata da vertiginose ascese e da abissi insondabili, impone una riflessione che travalica il mero dato biografico per approdare a una più ampia interrogazione sul senso stesso dell’arte come forma di resistenza, di devianza e di trascendenza. L’autore della monografia «Charlie Parker, Il Musicista Perfetto» si confronta con le molteplici dimensioni del mito parkeriano, adottando uno sguardo critico che intreccia analisi musicologica, lettura storica e sensibilità estetica. L’intento non è quello di reiterare l’agiografia del genio tormentato, bensì di restituire la complessità di un artista che ha saputo trasformare il dolore in linguaggio, l’eccesso in stile, la marginalità in centralità. Attraverso un dialogo serrato e privo di compiacimenti, emergono le tensioni che hanno animato la sua esistenza: la lotta contro l’indigenza, la relazione ambigua con le sostanze, l’interazione con altri giganti del jazz, il rapporto con il repertorio e con le etichette discografiche. Ogni risposta si configura come un tassello di un mosaico più ampio, in cui la figura di Parker viene ricostruita non come icona immobile, ma come organismo pulsante, contraddittorio, irriducibile.
Nell’incontro di Perugia, all’Egea Store, Francesco Cataldo Verrina, autore non allineato, porterà una sua visione del sassofonista di Kansas City, descrivendone la vita e gli atti più significativi della discografia, di certo, non in maniera conforme al racconto spesso omologato, che i media e tante pubblicazioni, specie europee, ne hanno fatto nel corso degli anni. Già il titolo del libro: «Charlie Parker, il Musicista Perfetto», per quanto attinente – e l’autore ne spiegherà le motivazioni – si presta a diverse interpretazioni. Il racconto delle figura più iconica del jazz post bellico verrà proposto mediante un realismo rigoroso e scevro da qualsiasi retorica, tributarismo accademico o nostalgismo. Parker ha riscritto il linguaggio jazzistico attraverso una nuova concezione dell’improvvisazione e dell’armonia. La sua capacità di articolare frasi melodiche dense, di modulare con disinvoltura tra tonalità e di fondere idiomi stilistici differenti, ha dato vita al bebop, una forma espressiva che ha ridefinito le coordinate del jazz afroamericano. Non a caso, viene indicato come il fondatore del jazz moderno. Parker non ha soltanto trasformato il modo di suonare il sassofono, ma ha influenzato – e continua ad influenzare – generazioni di musicisti, rendendo il suo approccio una sorta di lingua franca per gli artisti del futuro. L’infanzia di Parker si svolse in un contesto urbano segnato da forti disuguaglianze razziali e sociali. Nato «dalla parte sbagliata della ferrovia» a Kansas City, si trovò immerso in un ambiente ostile, ma musicalmente fertile. L’abbandono del padre e il lavoro notturno della madre generarono una condizione di solitudine e autonomia precoce.
Parker non ha mai suonato nel nostro paese. La sua totale assenza dalle scene italiane, nonostante le numerose tournée europee, assume una valenza simbolica nella costruzione del suo mito. Non si tratta di una semplice contingenza logistica, bensì di un riflesso delle barriere culturali e delle resistenze sociali che, all’epoca, ostacolavano la ricezione di certe forme espressive. L’Italia non era pronta ad accogliere un artista che incarnava l’avanguardia più radicale del jazz moderno. Tale mancanza, paradossalmente, ha contribuito ad alimentare l’aura di Parker, rendendolo una figura quasi mitologica agli occhi degli appassionati italiani, un’epifania mancata che continua a suscitare interrogativi e fascinazioni. Le analogie tra Charlie Parker e alcuni protagonisti della pittura moderna, in particolare Vincent van Gogh, si rivelano sorprendentemente pertinenti. Entrambi vissero in condizioni di estrema precarietà, eppure seppero sublimare il disagio esistenziale in forme artistiche dirompenti. Van Gogh, costretto dalla miseria a dipingere ciò che aveva a portata di mano ed autoritratti, non potendo permettersi una modella, ad esempio, e Parker, obbligato a impegnare il proprio strumento per sopravvivere, condividono una medesima tensione creativa: quella di trasformare la sofferenza in linguaggio. In pochi anni, entrambi hanno sovvertito le regole del proprio ambito espressivo, imponendo una grammatica inedita, capace di ridefinire i confini della percezione estetica.
L’idea di Parker come enigma non è una suggestione retorica, ma costituisce il fulcro metodologico dell’intera indagine. La sua figura viene trattata come un sistema di contraddizioni, la cui decifrazione richiede un approccio quasi investigativo, capace di coniugare l’analisi delle strutture musicali con la ricostruzione del contesto socio-culturale in cui esse sono emerse. L’autore si muove tra le pieghe di una narrazione che assume le contraddizioni come chiavi interpretative: Parker è al tempo stesso icona ed outsider, innovatore ed autodistruttivo, profeta e vittima. La sua esistenza, segnata da tensioni irrisolte e da una costante dialettica tra estasi creativa e abisso personale, si rivela come una parabola tragica che ha lasciato un’impronta indelebile non solo sulla musica afroamericana, ma sull’intero immaginario culturale del XX secolo. L’appuntamento con la vita e la musica di Bird è all’Egea Store di Perugia, venerdì 28 novembre alle ore 18.00, per «Prima le Parole e poi la Musica».

