«A Long Trip 22»: Claudio Fasoli Samadhi Quartet

«A Long Trip 22» per Claudio Fasoli non è una meta raggiunta, ma bensì l’isola dalla quale ripartire per nuove avventure e tutti noi siamo pronti ad assaporarle al più presto.
// di Stefano Lana //
Mi distendo sul divano, dopo una giornata da dimenticare, l’estate oramai volge al termine. Metto nel lettore l’ultimo cd che mi è arrivato qualche giorno fa, sottovoce leggo l’etichetta: «A Long Trip 22», di Claudio Fasoli Samadhi Quartet. La musica si diffonde nell’aria, sembra un affresco dove le note diventano colori e sfumature differenti e creano un’atmosfera avvolgente.
Rappresenta un panorama aurorale perché la bellezza non è nel dettaglio, ma trova intensità nel suo equilibrio «A Long Trip 22» conferma la profondità espressiva di Claudio Fasoli e posso immaginare che sia un atto di fede che gli artisti fanno onorando il frutto del loro impegno. Le muse ispiratrici hanno guidato i loro strumenti, non esistono frenetiche improvvisazioni o tecnicismi incomprensibili, questo ci permette di immergerci completamente in un’intensa emozione. L’ascoltatore può realmente intraprendere un viaggio, dove il quartetto è in grado di esprimere la solida esperienza abbinata alla desiderio di ricerca. Si sente, la freschezza dell’innocente fanciullezza nella scoperta di nuovi orizzonti sonori che non fanno altro che aumentare il valore di questi nomi.
Claudio Fasoli non ha bisogno di presentazioni: sassofonista veneto, compositore e docente alla Civica jazz di Milano, è riconosciuto come una delle figure più rappresentative del jazz, sia a livello nazionale e anche europeo. Michelangelo Decorato è un pianista pugliese sensibile al jazz, alle sperimentazioni elettroniche, alla composizioni e anche alla musica da ballo contemporanea. Pietro Leveratto ha il controllo delle redini del suo contrabbasso in maniera intensa e sicura, compositore e grande sperimentatore molto noto nel jazz odierno. Marco Zanoli è come il titano Crono che detiene il tempo grazie alla sua batteria. Virtuoso musicista di Gallarate che ha affinato le sue doti partecipando a diversi seminari nazionali e non solo.
Tra i brani dell’album, troviamo quattro Cluster che sembrano mere improvvisazioni, la prima infatti è «Cluster 1», dà l’idea di un’introduzione a tutto il discorso sonoro. In «Boerum Hill», procede sulle impronte stilistiche di Wayne Shorter, un grande del jazz, mentre «Magia silenziosa» è un brano lento e morbido, una ballad non artificiale. Come si legge nelle note di copertina, il Maestro Fasoli dice che lui si muove su tutti i territori possibili nell’ambito di quanto appartiene alla armonia della musica occidentale e scopre sempre possibilità di sviluppo. Sostiene di non rifuggire da soluzioni più ortodosse o invece «fuori armonia», oppure addirittura banali se necessario, non vuole avere limiti e preconcetti… Queste parole ci fanno capire che «A Long Trip 22» per Claudio Fasoli non sia una meta raggiunta, ma bensì l’isola dalla quale ripartire per nuove avventure e tutti noi siamo pronti ad assaporarle al più presto.
