Demetrio Stratos, vocalist del XX secolo

0
demetrio-stratos1

Demetrio Stratos

// di Guido Michelone //

Demetrio Stratos è tra i maggiori vocalist del XX secolo: nella musica leggera del Novecento la ‘voce’ per antonomasia resta quella di Frank Sinatra, nel jazz classico c’è Louis Armstrong, in quello attuale Bobby McFerrin, nel soul Ray Charles, nella lirica Maria Callas; l’altra ‘voce’ sperimentale, femminile, si chiama Cathy Berberian (1925-1983), ma quella veramente unica, alternativa, radicale, appartiene di certo a Demetrio Stratos. Esiste comunque un video in rete dove, in una trasmissione RAI del 1977 condotta da Daniele Ionio, la cantante invitata come ospite ascolta incuriosita il giovane collega alle prese con Mesostico per Demetrio Stratos di John Cage (capitolo), il quale, a sua volta, in Italia per registrare l’album Nova Musicha N. 1, offre al vocalist la possibilità di parteciparvi con i nove minuti di Demetrio Stratos. Sixty-Two Mesostics Re Merce Cunningham (Frammenti). Nel video la telecamera inquadra sia le smorfie del cantante intento a estremizzare la phoné sia le partiture cageane, consistenti in fogli con lettere alfabetiche disegnate appunto per essere intonate in maniera oltranzista.

Stratos resta a tutt’oggi un singolare personaggio cult ben oltre i generi sonori, benché nel 2004 il mensile greco «Jazz & τζαζ» gli dedichi copertina e CD: nato ad Alessandria d’Egitto il 22 aprile 1945 e morto a New York, all’anagrafe fa Efstràtios Dimitrìu, essendo di origini greche, ma nome e cognome vengono poi capovolti, perché più facili da memorizzare per il pubblico nostrano. Il musicista ellenico, trapiantato in Italia appena ventenne, resta una figura importantissima nel vocalismo contemporaneo, benché il contributo rimanga al limite dei soli undici anni, dall’esordio beat con I Ribelli (1968) alla grande esperienza tra il 1974 e il 1978 nel quintetto ‘Area – International Pop Group’ (di Patrizio Fariselli (tastiere), Paolo Tofani (chitarra), Giulio Capiozzo (batteria) e Patrick Djivas (basso) poi sostituito da Ares Tavolazzi) in parallelo ai due lavori sperimentali solisti Metrodora e Cantare la voce (1976-1978), fino all’ultima trovata forse un po’ revivalistica di Rock’n’Roll Exibition (1979) accanto a Tofani e Mauro Pagani (da poco uscito dalla PFM). Ovviamente è con gli Area – una ‘creatura’ fortemente voluta dalla Cramps Records di Gianni Sassi – e grazie agli album in studio Arbeit Macht Frei, Caution Radiation Area, Crac!, Maledetti e il live Are(A)zione (con l’ultimo, Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano! per Ascolto) che Demetrio Stratos dà il meglio di sé. Gli Area, come afferma egli stesso, risultano un gruppo che ‘vuole coagulare diversi tipi di esperienze: fonde il jazz, come il pop, la musica mediterranea, la musica contemporanea elettronica; la problematica qual è? Abolire le differenze che ci sono fra musica e vita; gli stimoli che trae questo gruppo vengono direttamente dalla realtà; [Area] trae spunto dalla realtà, dalla strada chiaramente’. D’altronde si tratta di un quintetto – caso unico in Italia – che ospita in un disco come Maledetti (e in parte ai concerti) musicisti della ricerca contemporanea più debordante, dal duo basco percussionistico Arza Anaiak al free jazz di Paul Lytton e Steve Lacy.

La voce di Demetrio all’inizio, lungo tutti gli anni Sessanta, è rock, nel ruolo di cantante (e tastierista) di vari complessini, benché le inflessioni e gli interessi vadano anche in direzione della black music di tipo popolare, dal blues al soul; e non è un caso che alla fine della sua breve ma intensa carriera egli torni a queste origini ‘nere’, dedicandosi a un r’n’r grintoso, memore della lezione rhythm and blues. Ma con gli Area (quintetto composto da musicisti anche di ambito jazz, sia prima sia dopo) Stratos si evolve vocalmente, andando verso impervi cammini avant-garde e abbracciando l’idea radicale di uno sperimentalismo antiaccademico (alla John Cage, insomma, data anche la stima reciproca fra i due) inteso a valorizzare sonorità etniche persino extraeuropee che la musica novecentesca conservatoriale ignora o esclude e che solo oggi iniziano a essere prese in seria considerazione. Durante la permanenza negli Area Demetrio migliora rapidamente le doti vocali di emissione di diplofonie, sino a perfezionarle ‘cantando’ le quadrifonie: una tecnica particolarissima, che gli vale la qualifica di ‘voce-strumento’ e la definizione di ‘polverizzatore della monodia’. Stratos risulta altresì un notevole polistrumentista e, all’interno di un gruppo appunto strumentale dal forte impatto comunicativo e con molte parti improvvisate, la sua voce unica di proposito va oltre la forma-canzone, inserendosi in una neoavanguardia vicina altresì a forme arcane e quasi primordiali di suoni gutturali; la capacità della sua gola di emettere due suoni parallelamente (studiata persino dagli scienziati) lo conduce a sforzi creativi intensi che forse gli procurano un’insolita malattia all’apparato fonatorio, destinandolo a una morte precoce. E il destino vuole che Stratos muoia in ospedale a New York proprio il giorno in cui a Milano si organizza un grande evento concertistico per raccogliere fondi atti a pagargli la costosissima degenza americana.

Per capire meglio l’arte di Demetrio Stratos – oltre il riascolto dei 33 e 45 giri (tredici dischi ufficiali in vita più sei post mortem e sette collaborazioni ufficiali) e alla lettura di un paio di bei libri come gli omonimi Demetrio Stratos (Mursia, 1979) di Mario Giusti e Demetrio Stratos (Auditorium, 1999) di Janete El Haouli – l’approccio migliore, anche per la novità della proposta, risiede in un curioso oggetto mediale, La voce Stratos (Feltrinelli, collana Real Cinema), in cui un audiovisivo in DVD (perlopiù documentario) fa da pendant a un libricino (cartaceo) sullo stesso argomento. In questo caso, al film La voce Stratos di Luciano D’Onofrio e Monica Affatato segue Oltre la voce,libro scritto a più mani e diviso in due parti: Attorno a Demetrio Stratos,con saggi di Enzo Gentile, Alessandro Besselva, Antonio Oleari, Gianni-Emilio Simonetti, e Attorno alla voce,con scritti di Diego Cossu, Francesco Avanzini e Janete El Haouli. Questo agile volumetto, simbolicamente, completa un video bellissimo, composto da filmati d’epoca e da interviste d’oggigiorno. Il film di D’Onofrio e Affatato, infatti, racconta sia la vita privata (peraltro seria e riservatissima) sia quella pubblica, concepita in funzione dell’arte musicale e canora. Il racconto si svolge cronologicamente, intercalando rari filmati su di lui a testimonianze degli altri membri del gruppo (tranne Capiozzo, anch’egli scomparso prematuramente nel 2000) e di colleghi, artisti e intellettuali di quell’ambiente milanese anni Settanta a lui vicino: Roberto Masotti, Silvia Lelli, Massimo Villa, Paolino Dalla Porta, oltre due straordinarie vocalist come Naynkho e Joan La Barbara, dalle qualità affini all’ugola di Stratos. Ne viene fuori un ritratto umano e culturale di straordinaria pregnanza, assai ben contestualizzato in un decennio di ricerca, sensibilità, coraggio e immaginazione nella cosiddetta ‘area’ espressiva, tra i cui protagonisti essenziali spicca la figura-chiave di Demetrio. La mancanza di extra nel DVD – magari qualche brano musicale intero, come si trovano su YouTube, per far conoscere soprattutto ai giovani l’importanza e la bravura sia degli Area sia di Demetrio Stratos solista – non inficia però un lavoro coeso, intelligente, duttile e, alla fine, esaustivo.

Dietro Stratos ci sono inoltre il canto greco-bizantino, la tradizione ortodossa, i tempi dispari della musica balcanica e uno sguardo curioso ai suoni del mondo, assai prima dell’invenzione mediatica della World Music; ci sono poi sia i compositori della Cramps Records della collana Nova Musicha (i già noti Alvin Lucier, Cornelius Cardew, Nuova Consonanza, Paolo Castaldi, Robert Ashley, David Tudor e i meno celebrati Horacio Vaggione, Costin Miereanu, Martin Davorin Jagodić, Miguel Ángel Coria) sia i padri fondatori della neoavanguardia italiana (Luciano Berio, Bruno Maderna, Luigi Nono) sia, all’estero, gli happening sterminatori del cosmopolita Gruppo Fluxus. Ma ci sono pure ancora i lavori sulle consonanti o nei territori di Stripsody di Cathy Beberian, i rumori delle strips, dei fumetti – non distanti dalla beriana Sequenza per voce sola – e le variazioni personali sulla registrazione dell’impressionante documento Per farla finita con il giudizio di Dio, nel quale Antonin Artaud scandisce ruggiti contro la vita, contro la pretesa del manicomio di ridurre la sua follia di visionario del teatro e del mondo futuro a un paesaggio uniforme, piatto, normalizzato. Per l’artista greco-italiano, ascrivibile forse all’idea di un jazz contemporanea senza confini o pregiudizi, in conclusione, la creazione musicale possiede un valore al contempo politico ed estetico e rappresenta una sorta di “giocare col mondo”, come dice il verso di un brano con gli Area. Stratos insomma vorrebbe da un lato “abolire le differenze tra musica e vita”, dall’altro creare una nuova antropomorfizzazione del suono vocalico, come si evince da un suo dattiloscritto (forse l’ultimo) del 1979: “Riantropomorfizzare la voce reperto del cro-magnon è materializzazione di un godimento impossibile. La voce nelle civiltà etniche è veicolo di orientamento spaziale, guida, grido ed appello per costruire uno spazio teleologico; non è lo scarto del linguaggio come pensa la sordità del balbettio dei musicisti oggi, custodi dello strumento originale dimenticato ed atrofizzato nel proprio soma, ma forse momento dell’impossibile che conduce l’uomo ad esplorare le connessioni che costituiscono la sua sessualità”. Per ulteriori approfondimenti, la mostra ravennate del 2023 Amorevolmente progredire, amorevolmente regredendo. La ricerca vocale di Demetrio Stratos [1970-1979], curata da Ermanna Montanari e Enrico Pitozzi, i due co-direttori di Malagola – Centro di ricerca e sperimentazione vocale e sonora (legato al Teatro delle Albe e al MAR Museo d’Arte della città di Ravenna) aggiorna quanto detto finora con inediti materiali d’archivio.

Demetrios Stratos
0 Condivisioni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *