Tiziana Cappellino. La capacità di fare qualcosa di musicalmente personale
Tiziana Cappellino
// di Guido Michelone //
Tiziana Cappellino inizia a studiare pianoforte a soli 7 anni, ma è più avanti, intorno ai 18, che scopre il jazz e se ne innamora perdutamente. Laureata con il massimo dei voti al Biennio di Composizione e Arrangiamento Jazz e precedentemente al Triennio di Pianoforte Jazz presso il Conservatorio “G. Verdi” di Torino studia con jammen italiani di fama internazionale quali con Furio di Castri, Giampaolo Casati, Dado Moroni, Emanuele Cisi. Tra i docenti da lei incontrati in workshop e seminari di perfezionamento figurano jazzisti da tutto il mondo (soprattutto Stati Uniti) del calibro di (in ordine alfabetico) Liane Carroll, Harold Danko, Roberta Gambarini, Dick Halligan, Barry Harris, Nikki Iles, Dave Liebman, Wally Sali o, Park Stickney, Stan Sulzmann, Cleveland Watkiss, Eliot Zigmund, Michael Weiss. Nel corso degli anni, ormai un quindicennio ad alti livelli, collabora con valenti musicisti tricolori come (sempre in ordine alfabetico): Anno Domini Gospel Choir, Pietro Ballestrero, Mattia Barbieri, Mauro Battisti, Diego Borotti, Fabrizio Bosso, Claudio Capurro, Giampaolo Casati, Franco Cerri, Rodolfo Cervetto, Dino Cerruti, Fulvio Chiara, Maurizio Cuccuini, La Desbandà, Paolo Franciscone, Gigi Di Gregorio, Javier Girotto, Enrico Intra, Davide Liberti, Alessandro Maiorino, Alberto Marsico, Cesare Mecca, Aldo Mella, Alessandro Minetto, Simone Monnanni, Malcom Potter, Franck Taschini, Gianni Virone, Voci Di Corridoio, Riccardo Zegna. Di lei il grande Harold Danko dice anni fa: Ho visto e ascoltato i progressi di Tiziana, prima come seria e talentuosa studentessa di jazz e ora come giovane professionista sicura di sé nel suo disco d’esordio. Il suo canto naturale e musicale è stata una piacevole sorpresa e dovrebbe aprirle ancora più porte man mano che la sua carriera prende forma.
D Così, a bruciapelo chi è Tiziana Cappellino ?
R Una grande appassionata di musica e una sognatrice.
D Ora parlaci del tuo nuovo disco, uscito nel 2024.
R Ho registrato due dischi ultimamente; ad aprile 2024 è uscito “Gira l’Anima”, edito dall’etichetta Velut Luna. Si tratta di una registrazione per voce, pianoforte e chitarra, in duo col chitarrista Pietro Ballestrero. All’interno ci sono composizioni nostre e brani di Tania Maria, Pixinguinha, Toquinho, Gismonti, Pat Metheny, Noa… e una canzone di Lucio Dalla. Ad agosto 2023 ho registrato il disco “Better Days” con l’organista hammond Alberto Marsico. La formazione è quella del duo, voce, pianoforte e appunto organo hammond. I brani sono quasi tutti jazz standards, con arrangiamenti freschi e molto bluesy.
D Mi racconti ora la tua prima memoria che hai della musica?
R Tra i primi bei ricordi di quando ero molto piccola: ci sono le prove che faceva il mio papà a casa nostra, in garage, con il suo gruppo rhythm and blues di allora… si chiamava Soul Band e mi divertiva molto.
D E Il primo ricordo del jazz per te?
R I primi ascolti musicali… la scoperta di un mondo che non conoscevo e che mi ha subito affascinata.
D Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare una musicista?
R Si tratta di qualcosa che amo fare e che mi fa stare bene; ho sempre pensato che sarebbe stato bello dedicarsi completamente alla musica e occuparsene come lavoro. Purtroppo non è una strada per niente semplice da percorrere.
D Prima pianista o prima cantante jazz?
R All’inizio pianista… ma ormai quello che amo di più è cantare accompagnandomi al pianoforte.
D Ma cos’è per te il jazz?
R Jazz per me è la capacità di fare qualcosa di musicalmente personale, a prescindere dallo stile di musica; è ascoltare tanto; è la cosa più lontana possibile dal dover essere la copia di qualcuno o qualcosa. Cambiare un brano totalmente, vestirlo di un abito nuovo, cucirlo addosso a chi lo suona.
D Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica jazz?
R Dipende, ogni brano, ogni stile e ogni momento sono storie a sé.
D E cosa significa improvvisare?
R Improvvisare è un’arte complicata… è un linguaggio che permette di interagire con gente di tutto il mondo se lo si padroneggia; è libertà.
D Quanto conta l’improvvisazione nel tuo modo di fare jazz?
R Io al momento prediligo alcune cose… mi piace che nella musica che suono ci sia sempre un filo conduttore melodico e armonico. Mi trovo a mio agio con le songs americane, con il blues, le bluesy songs, e con i brani latini… oltre ai miei brani originali.
Tra i dischi che hai fatto ce ne è uno a cui sei particolarmente affezionata?
“Riflessi in contrasto” del 2017, in quartetto e con ospite Javier Girotto. E poi il primo disco che ho registrato…”Colors in mainstream” del 2013 in duo con Gigi Di Gregorio.
D E tra i dischi jazz che hai ascoltato quale porteresti sull’isola deserta?
R Forse “People Time” di Stan Getz e Kenny Barron..
D Quali sono stati i tuoi maestri nella musica, nella cultura, nella vita?
R Le persone migliori che ho conosciuto negli anni, i musicisti più talentuosi, le menti più brillanti… sono sempre state le più umili. Queste persone non giudicano a prescindere gli altri, sanno ascoltare e non parlano troppo. Merce rara.
D E pianisti e cantanti che ti hanno maggiormente influenzata sul piano stilistico?
R Nat King Cole in primo piano. Poi Ray Charles e Stevie Wonder. Shirley Horn. Poi Jobim, Tania Maria… e tantissimi altri e altre. Tutti musicisti con uno stile unico e molto personale…
D Quale o quand’è per te l’apoteosi nella tua carriera di musicista?
R Quando si riesce a condividere un bel momento di musica, con altri musicisti e/o con un pubblico attento e partecipe. Serenamente. Con dei bei suoni.
D Come vedi la situazione del jazz oggi in Italia?
R Sinceramente non bene, non solo il jazz ma in generale la musica dal vivo. Non credo purtroppo lo si possa neanche definire un lavoro. Tra le tante persone che conosco, poche riescono a viverci. Con vivere di musica intendo anche averne il tempo: il tempo di studiare, di ascoltare … di scrivere, registrare… senza dover fare altre professioni per sopravvivere. Avere la mente libera e la predisposizione mentale necessaria.
D I difetti peggiori degli ambienti musicali?
R Quello che ho visto negli anni è stata tanta raccomandazione, arroganza, superficialità e incompetenza. Insomma uno strano mondo che gira al contrario, ma del quale non voglio fare parte. Resto fedele alla musica che mi piace, scopro sempre qualcosa di nuovo. Certo, qualche occasione lavorativa in più non mi dispiacerebbe, ma ho una passione grande e mi ritengo comunque molto fortunata.

