Chi è realmente Beatrice Venezi, la tanto discussa e avvenente «direttora» d’orchestra, su cui infuriano le polemiche?

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Beatrice Venezi

Sul web e sulla stampa, la notizia della nomina a Direttore Musicale del Teatro La Fenice è stata travolta da una valanga di critiche e commenti, mentre giungono notizie di disdette per quanto riguarda gli abbonamenti alla Fenice, anche da parte di spettatori fedelissimi.

// di Irma Sanders //

Cristiano Chiarot, già sovrintendente alla Fenice, scrive su Il Manifesto: «La nomina della Maestra Beatrice Venezi a Direttore Musicale del Teatro La Fenice è una pagina opaca nella storia recente della cultura italiana, e un esempio didascalico del livello a cui può scendere la lottizzazione nel nostro Paese». Quindi conclude: «Molti si domandano perché proprio la Fenice e Venezia abbiano meritato un destino così. Forse perché, per statuto, la Fenice è condannata a rinascere dopo ogni incendio. Ma questo, più che un incidente, somiglia a un rogo doloso – di quelli appiccati con mano sicura, e con la benzina dei favori politici».

Alla Fenice di Venezia, uno dei più prestigiosi palcoscenici lirici del mondo. Il suo incarico, che si attiverà a partire dalla stagione 2026-27 e durerà fino al 2030, è stato approvato all’unanimità dal consiglio di indirizzo della Fondazione La Fenice, inclusi il soprintendente Nicola Colabianchi e il sindaco della città lagunare Luigi Brugnaro. Tuttavia, la nomina ha suscitato forti polemiche, sia all’interno del teatro che nel mondo culturale e politico. La mossa è stata subito attaccata per essere frutto di un gioco politico, essendo da sempre Venezi considerata molto vicina al centrodestra, più che per un vero e proprio merito e talento della diretta interessata. Sul web la notizia di questa nomina è stata criticata da una valanga di commenti, mentre giungono notizie di disdette per quanto riguarda gli abbonamenti alla Fenice, anche da parte di spettatori fedelissimi. La risposta degli Orchestrali della Fenice non si è fatta attendere: «[Venezi] non ha mai diretto né un titolo d’opera né un concerto sinfonico pubblico in cartellone alla Fenice. Il suo curriculum non è minimamente paragonabile a quello delle grandi bacchette che, in passato, hanno ricoperto questo ruolo nel Teatro”, e poi ancora: “Non ha mai diretto nei principali Teatri d’opera internazionali, né il suo nome compare nei cartelloni dei più importanti festival del panorama musicale mondiale». A creare un muro contro muro tra lavoratori e sovrintendente è stata anche la modalità della nomina, avvenuta all’improvviso e senza preavviso. Se per Statuto Colabianchi può farlo, il comportamento ha creato una distanza con le maestranze che d hanno proclamato lo stato di agitazione.

Beatrice Venezi, poco più che trentenne, direttrice d’orchestra originaria di Lucca, città natale di Giacomo Puccini, dotata di un’indubbia bellezza, eleganza e fascino, e con una comunicazione fresca, s’impegna per abbattere le barriere tra i generi musicali e avvicinare la musica classica ai giovani. Tuttavia, la sua figura si trova spesso al centro dell’attenzione non tanto per le sue doti musicali, in verità non eccelse, ma per il suo successo mediatico. Beatrice ha finito per diventare un vero e proprio fenomeno pop, comparendo come volto di importanti campagne pubblicitarie: Daygum, Bioscalin, testimonial della prima campagna tv della 24Ore Business School. Nel 2018, la rivista Forbes Italia l’ha inclusa tra i cento giovani under 30 number one, definendola una leader del futuro, il Corriere della Sera l’aveva inserita nella lista delle 50 donne più creative dell’anno. Da allora, la sua popolarità non ha fatto che crescere, con interviste, servizi fotografici che ne esaltano la bellezza, favorendo la pubblicazione dei suoi libri, tra cui «Le sorelle di Mozart», «Allegro con fuoco» e «L’ora di musica». Senza considerare le sue dichiarazioni politiche che hanno sempre suscitato dibattito. Risulta innegabile che, fin dagli esordi della sua carriera, sia stata abile nel promuovere il proprio brand.

Le vicende controverse che l’hanno vista protagonista sono in qualche modo collegate e la collocano politicamente in modo chiaro: da un lato, la sua esplicita presa di posizione a favore di Giorgia Meloni, all’indomani della vittoria elettorale, dall’altro, la nomina a direttore artistico della Fondazione Taormina Arte. Il 26 settembre, Venezi ha pubblicato su Instagram una foto con la leader di Fratelli d’Italia, scrivendo: «Ti meriti tutto Giorgia, hai lottato come una leonessa dal primo giorno, instancabile e determinata, con competenza e passione, e con la forza che forse solo una madre conosce. Adesso comincia un altro duro lavoro ma sono certa che sarai all’altezza delle aspettative di tutti gli italiani che aspettavano questo momento da una vita». In effetti, Beatrice Venezi, pur non accettando l’invito di FdI a candidarsi alle elezioni per dedicarsi al suo lavoro, non ha mai nascosto la sua simpatia per Giorgia Meloni, partecipando a un contro-concerto a Milano organizzato dal partito di centrodestra. A fine giugno, in un’intervista all’Espresso, aveva dichiarato: «Ho molta stima di Giorgia Meloni, come donna, prima di tutto. Una donna del genere nel nostro panorama politico italiano, e non solo, non l’abbiamo ancora vista, sinceramente. Apro le braccia a una parte politica che finalmente riconosce l’importanza della cultura e della nostra tradizione come valore fondante di un Paese. Ed è la prima volta che lo vedo». La musicista ha anche criticato la sinistra, affermando: «Proprio quella parte politica che negli ultimi venti-trenta anni doveva essere di supporto alla cultura è stata la prima a utilizzarla per mantenere dei baluardi di potere»

Ma le novità non fermano qui. La precedente a nomina di Venezi a Taormina Arte ha scatenato un vero e proprio caso diplomatico. Il sindaco Mario Bolognari, all’oscuro della decisione, ha espresso la sua indignazione: «Apprendo che è stato nominato un direttore artistico dalla Fondazione. La Fondazione è costituita dalla Regione e dal Comune di Taormina, ma io, che rappresento il 50 per cento della Fondazione, non solo non sono stato consultato, ma neanche informato della decisione. Non so se considerare questo gravissimo atto un sopruso perpetrato contro la città di Taormina oppure una semplice cafonata istituzionale. Quel che è certo è che da questo momento verrà meno la mia personale collaborazione con la Fondazione e che proporrò al consiglio comunale di recedere». Dietro questa scelta, si è insinuato il dubbio di una manovra politica. Un’altra controversia è nata dall’uso del motto Dio, Patria e Famiglia, un richiamo ai «Doveri dell’uomo»di Giuseppe Mazzini. Venezi ha fatto riferimento a Monica Cirinnà, dirigente del Pd, criticando la senatrice per un cartello contro lo slogan fascista. «Mi vergognerei se avessi una madre come la Cirinnà, che pubblica la foto “Dio, Patria e Famiglia, che vita di m…”, che invece sono proprio i miei valori» ha dichiarato la musicista, definita da Dagospia bacchetta nera. Il suo passato familiare, con un padre immobiliarista e dirigente neofascista, ha alimentato ulteriormente le polemiche. Queste affermazioni hanno evidenziato una posizione netta contro ateismo e unioni non tradizionali. Fratelli d’Italia ha ripreso la frase di Venezi per una card sui social. In una recente intervista televisiva, Venezi ha cercato di giustificare lo slogan, collegandolo ai valori democristiani. In una recente intervista, ha aperto alla possibilità di accettare un ruolo nel governo di Meloni, qualora le venisse offerto.

Negli ultimi anni ha spesso fatto parlare di sé per circostanze esterne alla sua professione: soprattutto a partire da un’intervista del 2021 in cui disse di non voler essere chiamata direttrice ma direttore d’orchestra, conquistando molte simpatie da parte di politici e sostenitori della destra. La vicinanza agli ambienti di destra le ha anche attirato molte critiche, tanto che prima dell’inizio del concerto di Capodanno 2024 al teatro dell’opera di Nizza, venne fischiata, mentre veniva mostrato uno striscione con scritto: «Niente fascisti all’opera, niente opera ai fascisti». L’anno scorso tre musicisti dell’orchestra sinfonica siciliana erano stati sospesi per alcuni giorni dal lavoro dopo averla criticata in un’intervista a Repubblica. La deputata del Pd Laura Boldrini è intervenuta, sostenendo che «la declinazione femminile la si accetta in certe mansioni come contadina, operaia o commessa e non la si accetta quando si sale nella scala sociale, pensando che il maschile sia più autorevole. Invece il femminile è bellissimo. È un problema serio che dimostra poca autostima. Inviterei la direttrice Venezi a leggere cosa dice l’Accademia della Crusca». Oksana Linyv, direttrice musicale dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, prima donna alla guida di una Fondazione lirica italiana, ha commentato che «così si rischia di riportare indietro di oltre 50 anni le conquiste delle donne. Per secoli alcune professioni erano destinate agli uomini, perciò sono d’accordo che mi si chiami direttrice altrimenti sarei un’eccezione nel mondo patriarcale. Oggi siamo poche, ma presto saremo di più». Per Venezi, non si tratta solo di una questione linguistica. Il sessismo nella musica classica è radicato, e molti passi avanti devono ancora essere fatti. Già quattro anni fa, sul podio del Festival di Torre del Lago, alla domanda se il suo essere donna, giovane e bella l’avesse aiutata nella carriera, rispondeva: «Nessun vantaggio, se ci penso. Anzi. Le forme di pregiudizio ci sono, sono diverse da un tempo ma tenaci. Anche se le donne-direttore d’orchestra non sono più un’eccezione e le cose stanno cambiando, ce ne vuole ancora prima di non essere giudicata anzitutto per il sesso, poi per la professionalità». Parole condivisibili, anche se poi Venezi non disdegna di apparire in abiti da diva, mentre lo slogan di una delle pubblicità di cui è testimonial recita: «Tira fuori il tuo lato Bioscalin», con la B ben evidenziata.

Disinvoltura e abilità di autopromozione, unite ad accuse rivolte a sovrintendenti e direttori artistici che la osteggerebbero per il suo essere giovane e donna (intervista a Vanity Fair dell’ottobre 2019). Ma perché mai dovrebbero esserle ostili, se tengono in grande considerazione emergenti come Elim Chan, Tianyi Lu, Marie Jacquot, Johanna Mallwitz e altre promesse? La questione rigurda la professionalità ed il talento. Qual è il curriculum di Beatrice Venezi? Ha senso annoverarla tra i punti di riferimento del podio di ultima generazione? Come pianista (diplomata al Conservatorio di Milano), non ha lasciato grandi tracce, vincendo qualche piccolo concorso tra il 2005 e il 2006. Come direttore, nonostante non sia stata ammessa al biennio di specializzazione in direzione d’orchestra al Conservatorio di Milano, fuori dall’Italia non è particolarmente conosciuta né richiesta. La sua carriera risulta priva di ingaggi di peso e collaborazioni con enti e orchestre di alto livello. Oggi, i direttori uomini sono 600 contro 21 donne e in Italia le “bacchette rosa” sono ancora delle eccezioni, ma questo non giustifica la continua esposizione di Venezi. Inoltre, l’affermazione di essere la più giovane bacchetta d’Europa è facilmente smentibile, come dimostra la collega Nil Venditti, già impegnatissima a 20 anni. Le orchestre italiane dirette da Beatrice Venezi, dove ha maggiore spazio, sono istituzioni locali che svolgono un lavoro prezioso, ma non possono essere considerate di spicco a livello nazionale, e ancor meno internazionale. Se ha collaborato con i Pomeriggi, l’Orchestra di Padova e del Veneto, la Filarmonica del Teatro Regio di Torino, e l’Orchestra della Fenice di Venezia, è avvenuto in progetti secondari, concerti di Natale o eventi privati sponsorizzati. Nel dicembre 2021 ha inciso per Warner, con l’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano, il suo secondo album Heroins, che raccoglie Preludi, Sinfonie, Intermezzi e Suite tratte da opere con figure femminili come protagoniste. Gli articoli e le recensioni su quotidiani e riviste sono firmati da giornalisti di musica pop o di costume, mentre i critici di classica hanno snobbato la pubblicazione.

All’estero, come fa notare Le Salon Musical, nel suo curriculum si legge che è «affermata a livello internazionale» e che «si esibisce nei teatri di tutto il mondo». Ma questo prestigio non trova conferme nelle ricerche online, né nelle recensioni di critici musicali autorevoli. È stata assistente direttore dell’Armenian State Youth Symphony Orchestra, un progetto del 2005, ammirevole ma non di valore eccelso. Ha diretto l’Orchestra della Fondazione Bulgaria Classic, l’Orchestra Filarmonica Nazionale di Odessa, e l’Orchestra e coro del Teatro Bolshoij (di Minsk). L’ultimo incarico è stata la direzione di Madama Butterfly all’Opéra-Théâtre de Metz, in Francia (tre recite sino al 6 ottobre). Le grandi formazioni mancano all’appello. Il critico musicale di Repubblica, afferma: «Difficile valutare consapevolmente il direttore Beatrice Venezi dovendosi fidare di qualche video preso a strascico su internet e di un paio di occasioni pubbliche con orchestre milanesi di consistenza media o in formazione rimediata, perché non impegnate in concerti ufficiali di stagione». Entrando nel merito, aggiunge: «Certo, già il gesto con cui chiude l’accordo nella pubblicità tricologica, e che in esecuzione non sarebbe tecnicamente utile, può dare un’idea. Il braccio crea un disegno e la musica ne “suona” un altro, non insieme. Ma se non altro, rispetto ad altri spot che scomodano la figura del direttore d’orchestra – e in fiction tv recenti ambientate in Conservatorio s’è visto di peggio – il portamento nello spazio è fisicamente attinente». Entrando nel merito: «Dalle ridotte occasioni dal vivo, si ricava la sensazione che la Venezi non abbia del tutto in mano l’esecuzione, ma che si limiti ad assecondare le geometrie e le linee principali della partitura – i cantabili o il ritmo – senza orientarle. Il movimento della bacchetta non distingue con chiarezza i punti di riferimento obbligati come il battere/levare mentre la fraseologia e l’accentazione del discorso musicale, affidati quasi solo al braccio destro, sembrano non anticipare le intenzioni e il suono degli strumentisti». C’è molto marketing e, forse, la narrazione del grande direttore donna in carriera che non corrisponde alla realtà. La richiesta da parte dei musicisti è di revocare la nomina, altrimenti si valuta anche la sfiducia al sovrintendente stesso. Il timore – come sottolineano gli orchestrali – è quello di un danno d’immagine senza precedenti per la Fenice, in quanto si teme «un danno non solo economico per il Teatro, ma soprattutto d’immagine e di credibilità», ritenendo di fatto questa una «nomina che non garantisce né qualità artistica né prestigio internazionale».

Beatrice Venezi

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