Paolo Fresu e Manuel Agnelli al Germi. Un nuovo laboratorio di idee

// a Cura della Redazione //
Il Germi, da sei anni incarnazione dell’acronimo Ldc, si conferma luogo di contaminazione con una nuova rassegna jazz, frutto della collaborazione tra il padrone di casa, Manuel Agnelli, e Paolo Fresu, che si sono incontrati per la prima volta. «Strano a dirsi, ma non ci eravamo mai visti prima», ammette il trombettista sardo, raccontando come due personalità apparentemente distanti abbiano deciso di unire le forze in Germi’n’Jazz. Si erano sentiti al telefono nel 2014, quando Fresu organizzò un evento a Cagliari per sostenere il ripristino di scuole danneggiate da un’alluvione, ma Agnelli non poté partecipare. Un amico comune, conoscitore del Germi e del festival di Fresu a Berchidda, ha fatto da tramite, dando vita alla trasformazione del locale di Via Cicco Simonetta in un vero jazz club contemporaneo, con tre eventi: giovedì prossimo Soundz Around, il nuovo progetto di Gegè Telesforo, Daniela Spalletta e Christian Mascetta, il 13 novembre Sketches of Islands con Rino Cinnà, Seby Burgio, Francesco Puglisi e Francesco De Rubeis, e il 4 dicembre Org.Net con Pierpaolo Vacca, Giacomo Vardeu, Totore Chessa e Mariantonietta Bosu.
Fresu spiega: «Il nostro obiettivo è contaminare, in diversi ambiti. Scambiare esperienze, trovare sempre nuovi stimoli, far nascere cose nuove, non ripetitive». In sostanza, Manuel Agnelli si è mostrato stanco della mediocrità musicale. Ma non è un leader negativo, bensì un creativo. La mente degli Afterhours, ancora in auge dopo il ventennale di «Ballate per piccole Iene» (2005), continua a vivacizzare Milano con le iniziative del suo laboratorio culturale. Germi, punto di riferimento underground, lancia Germi’m’jazz, una rassegna che fonde rock e jazz. Per questo, Agnelli ha coinvolto Paolo Fresu, trombettista jazz di fama internazionale e direttore artistico di numerosi festival, e Xabier Iriondo «Succi», musicista e promotore di eventi al Germi. I tre hanno discusso dell’identità del locale, che nel suo stesso nome, ‘germi’, racchiude l’idea di mescolare generi, culture e idee. Agnelli ha esordito parlando dei giovani musicisti che si esibiscono al Germi con la rassegna «Carni Fresche»: «Seguiamo molti giovani talenti. Quest’estate alcuni hanno aperto i concerti degli Afterhours: per loro è stata la prima volta su un palco, e questo ci rende orgogliosi».
Il rocker ha poi introdotto Fresu: «Siamo felici di avere un artista di eccellenza, che porta il jazz fuori dai circuiti tradizionali. Portarlo in nuovi contesti significa raggiungere un pubblico diverso, soprattutto i giovani. È essenziale preservare il valore della performance dal vivo, dello scambio di energia. Quando i ragazzi lo scoprono, restano affascinati, perché non sono abituati». Fresu condivide la sua esperienza quarantennale con i festival in Sardegna: «Siamo a quarant’anni di Time in Jazz: coinvolgiamo 15 comuni oltre Berchidda. Vi anticipo che il prossimo giugno ospiteremo il festival in un casolare ristrutturato, Sacra Sara, con un giardino per oltre 600 persone. Parole come apertura e innovazione, che oggi sembrano quasi proibite, sono invece fondamentali per dare ai giovani la possibilità di esprimersi».
Il progetto Insulae Lab, da lui fondato, incarna le sue competenze: «È uno dei cinque centri di produzione jazz in Italia, realtà consolidate all’estero. Vogliamo offrire agli artisti l’opportunità di realizzare i loro sogni. Non si tratta di seguire il mercato, ma di creare spazi per nuove idee. Quando mi hanno proposto il Germi, ho pensato: questo è il luogo perfetto». Tra i giornalisti presenti, qualcuno si è chiesto cosa leghi Germi al jazz. Fresu ha ripercorso la storia dei due generi: «Jazz e rock sono nati nello stesso periodo e hanno cambiato la musica contemporanea. La musica non ha confini: bisogna ascoltare e dialogare. Esistono solo due tipi di musica, quella buona e l’altra. Noi cerchiamo di fare quella buona, e di portarla nei luoghi che ci piacciono». Per Agnelli, l’apertura a nuove collaborazioni è fondamentale: «Aprirsi a linguaggi diversi significa comunicare. I ragazzi di Carni Fresche hanno iniziato a collaborare, a ispirarsi a vicenda. Vorremmo che Milano tornasse un laboratorio, come negli anni ’50 e ’70. Non vogliamo rappresentare un genere, ma dare spazio all’espressione artistica. Più ci contaminiamo, più troviamo idee, creatività ed energia. E questo è essenziale».
Succi ha sottolineato il valore sociale dell’iniziativa: «Un aspetto cruciale è dimostrare al pubblico che il jazz non è un genere elitario. Ragazzi di 15-16 anni, che non frequenteranno mai un club jazz, lo scoprono qui al Germi grazie alle proposte di Insulae Lab. Questo ci rende felici». Fresu invita a guardare anche a contesti europei e internazionali: «Nei paesi dell’Est, il pubblico jazz è composto in gran parte da giovani. Il problema non è il genere, ma la programmazione. Bisogna presentare il jazz contemporaneo, non l’immagine stereotipata degli anni ’60. La musica è linguaggio del presente: chi pensa che fosse migliore quella di ieri, è rimasto indietro. Noi dobbiamo andare avanti». Da qui la presentazione dei tre progetti di Insulae Lab al Germi: «Inizieremo con Soundz Around, trio di Gegè Telesforo con Christian Mascetta e Daniela Spalletta. Poi Sketches of Island, di Rino Cirinnà, dedicato alle melodie mediterranee. Infine Org.net, con quattro organettisti sardi, che incarna la nostra idea di contaminazione». Il dialogo tra Agnelli, Fresu e Succi rivela la necessità di decostruire la cultura della performance, per creare spazi in cui è possibile rischiare, sbagliare, sperimentare. «Qui si devono fare esperimenti, anche sbagliando, purché ci sia la libertà di provare», ricorda Agnelli. E Fresu conclude: «I confini non esistono. La musica va collocata in una dimensione di dialogo, perché solo così può continuare a vivere».