Lorenzo Cellupica Quartet con «This Is Odd»: il jazz pluriverso tra evoluzioni armoniche e tensioni progressive (Ma.Ra.Cash Records, 2025)

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Ogni passaggio si colloca in un continuum che riflette la volontà di superare i confini di genere, facendo dialogare jazz, rock progressivo e suggestioni classiche. La scrittura di Cellupica non indulge in formule stereotipate, bensì plasma spazi acustici che si aprono a connessioni interdisciplinari.

// di Francesco Cataldo Verrina //

La scena jazzistica odierna si presenta come un pluriverso sonoro, un territorio in cui le molteplici correnti non si sovrappongono in un ammasso caotico, bensì si fondono in un tessuto dinamico che accoglie linguaggi differenti e li fa conversare con naturalezza. Il jazz contemporaneo non si attarda a perpetuare i modelli storici, ma si apre a contaminazioni con il rock progressivo, la musica elettronica, la tradizione colta europea e le forme popolari, delineando un panorama in continua mutazione. In Italia, tale fenomeno ha assunto una particolare vitalità: numerosi giovani pianisti, sassofonisti, contrabbassisti e batteristi si avvicinano al jazz non come a un genere chiuso, ma quale campo di possibilità, dove la partitura e l’improvvisazione convivono con la sperimentazione timbrica e con la ricerca di nuove architetture armoniche. La pluralità di approcci riflette una generazione che non teme di confrontarsi con modelli internazionali, ma che, al tempo stesso, valorizza la propria tradizione, facendo leva su festival, scuole e circuiti indipendenti che favoriscono la crescita di nuove formazioni. Questo jazz pluriverso diventa così un opificio aperto, in grado di attrarre compositori ed interpreti dotati di sensibilità immaginativa e di solida formazione tecnica. La tendenza a connettere linguaggi diversi non risponde ad un mero desiderio di inculturazione sonora, bensì ad una necessità interna, ossia costruire un discorso jazzistico che rifletta la complessità del presente, nel fluire di influenze che vanno dalla musica colta novecentesca alle sonorità urbane contemporanee.

La nuova prova discografica di Lorenzo Cellupica si posiziona nel solco di un’indagine musicale che, pur radicata nella tradizione jazzistica, si apre a contaminazioni con il linguaggio tipico del rock progressivo e con una pluralità di riferimenti stilistici. «This Is Odd» si srotola sulla scorta di otto episodi sonori, ciascuno concepito come pagina autonoma ed, al tempo stesso, parte di un disegno unitario, dove la scrittura s’imbatte nell’improvvisazione secondo una ratio di equilibrio e tensione. Le composizioni di Cellupica tratteggiano un percorso che alterna momenti di chiarezza melodica a sezioni di maggiore complessità armonica. La scelta di impiegare forme estese consente di sviluppare un discorso musicale stratificato, nel quale il colore sonoro del pianoforte si fonde con il profilo acustico del sax di Damiano Drogheo, la trama espressiva del basso elettrico di Gianfranco De Lisi e la fisionomia ritmica della batteria di Massimo Ceci. L’interplay fra i quattro strumenti non ubbidisce soltanto ad un dialogo funzionale, ma piuttosto si configura come una tessitura contrappuntistica, dove ogni voce contribuisce all’intelaiatura di un ordito polifonico.

«Music For Four Musicians» si dischiude con una struttura tematica che mette in risalto la pulsazione jazzistica, sostenuta da un piano che agisce da regista armonico. Il sax espone la linea principale, mentre basso e batteria modulano la dinamica con precisione. «Whatever» richiama suggestioni zappiane, facendo leva su un linguaggio ironico e al contempo rigoroso, nel quale la libertà improvvisativa si innesta su un impianto formale ben calibrato. «On The Tail Of A Rainbow» si sviluppa in un registro luminoso, con frammenti di rock progressivo che ampliano la gamma timbrica e conferiscono vitalità al discorso. «No Strawberries» evoca il jazz-rock degli anni Settanta, ma lo rielabora con accorgimenti moderni, in cui il basso assume un ruolo di primo piano, disegnando linee incisive e articolate. «This Is Odd», title track, si presenta come una pagina musicale di ampio respiro, nove minuti in cui la tensione armonica rimane in bilico fra mistero e chiarezza. La fusione dei colori sonori rimanda a un’immagine visiva, quasi pittorica, che trova corrispondenza nella copertina del disco. «Mah» si colloca in un ambito jazzistico più tradizionale di tipo post-bop, con un andamento sostenuto e un andatura ritmica serrata. «I Wish To Climb Higher» introduce un registro più contemplativo, con modulazioni raffinate e un piano che si muove come artigiano del suono. «I Can’t Paint» chiude con un momento intimistico, affidato al pianoforte solo, dove la sensibilità espressiva di Cellupica emerge con chiarezza.

Dopo un ascolto attento, ci si convince che la formazione dimostra una padronanza tecnica di solida formazione ed una sensibilità musicale eloquente. Ogni passaggio si colloca in un continuum che riflette la volontà di superare i confini di genere, facendo dialogare jazz, rock progressivo e suggestioni classiche. La scrittura di Cellupica non indulge in formule stereotipate, bensì plasma spazi acustici che si aprono a connessioni interdisciplinari, dove la costruzione armonica richiama talvolta la logica architettonica delle arti visive, mentre la gestione delle frizioni rimanda alle dinamiche teatrali. «This Is Odd» rappresenta dunque un lavoro che, pur radicato nella tradizione italiana del jazz contemporaneo, si proietta verso una dimensione internazionale, grazie alla capacità di connettere linguaggi diversi e di elaborare un discorso musicale complesso, stratificato e ricco di suggestioni.

Lorenzo Cellupica

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