“Ibridanze” di Paolo Presta (Dodicilune, 2024)

// A cura della Redazione //
Prodotto da Dodicilune è uscito “Ibridanze”, il nuovo progetto discografico del fisarmonicista e organettista calabrese Paolo Presta. Nei nove brani originali del disco è affiancato, senza mai superare la formazione del duo, da Federica Greco alla voce, Gianluca Bennardo al trombone, Antonio De Paoli al violino, Massimo Garritano alla chitarra elettrica, Dario Della Rossa al pianoforte, Francesco Magarò alle percussioni tradizionali ed etniche.
Dice Paolo Presta: “Questo album è una selezione di alcune idee musicali che nel corso degli ultimi anni ho messo nel cassetto. Un cassetto che di tanto in tanto ho aperto per conservarne delle nuove o per lavorare su quelle che erano già lì ad aspettare impazienti di uscire. Credo sia un’esigenza naturale, spontanea, che fonda le sue radici nei graffiti e nei dipinti rupestri che si perdono nella notte dei tempi: lasciare un segno, una traccia, anzi 9 tracce, nelle quali ho dato libero sfogo alla mia creatività. Facendo un’autoanalisi, all‘ascolto viene fuori una certa irrequietezza data da frequenti cambiamenti improvvisi… navigo in un mare tranquillo, dove un leggero venticello mi rassicura; il cappello di paglia che delicatamente mi protegge dal sole vola via ed ecco che davanti ai miei occhi si palesa una tempesta! La donna che amo, che fino ad un attimo prima era con me sulla barca non c’è più. Sarà caduta in acqua? Starà annegando? Mi tuffo, lotto fino allo sfinimento mi risveglia lei, con un bacio. Sono in riva al mare, il brutto è passato, é ora di salire su in paese attraverso “valli fiorite, dove all’ulivo si abbraccia la vite”, boschi secolari che nemmeno il vecchio corvo che ormai ha più di mille anni può dominare. Mi perdo nella bellezza. Le ninfe che abitano quei posti mi fanno strada fino ai confini del bosco da dove si intravede il piccolo borgo. La compagnia circense proveniente dai Balcani sta già dando spettacolo, gli amici mi accolgono alla grande tavolata, siamo tutti felici e conflenti ma non è finita, anzi deve ancora incominciare. Si aprono le danze! Le danze, sì, perché non è solo una ma sono tante, sono diverse, si uniscono a formare una sola danza che non è un tango, non è una tarantella, è un ibrido. Ma sono delle danze. Delle Ibridanze.”
Paolo Presta nasce a Cosenza il 16 Marzo 1989. I suoi primi approcci musicali avvengono in ambiente familiare, il suo primo palco: il balcone di casa. Gli ascolti della fase adolescenziale, che spaziano tra vari generi ma con una particolare attenzione alla scena folk-rock italiana, fanno accrescere in lui il desiderio di un proprio gruppo musicale, così all’età di 16 anni fonda “I Musicanti del Vento”, con i quali ha un’intensa attività concertistica e discografica. Trascorso qualche anno decide di approfondire gli studi sperimentando nuovi linguaggi tra il jazz e l’improvvisazione. In questo periodo nasce il trio “Kumè” con il quale otterrà diversi riconoscimenti tra cui il premio “Jazz-Up New Generation”. Successivamente viene chiamato a far parte del “Parto delle Nuvole Pesanti”, il passaggio da fan a componente di uno dei suoi gruppi di riferimento segna uno dei momenti più importanti della sua carr iera artistica. Si aggiungono le esperienze all’estero tra cui la composizione e l’esecuzione dal vivo delle musiche di “Psycha” spettacolo del coreografo greco Kostantin Michos, tenutosi all’interno del “Mikroskopiko Theater” di Atene (GRECIA). Intanto i suoi studi accademici, che con il tempo si sono rivolti verso le musiche tradizionali, volgono a termine conseguendo con il massimo dei voti il diploma accademico di primo e secondo livello presso il conservatorio di musica di Cosenza. Nel corso degli anni i progetti personali e le collaborazioni hanno abbracciato diversi stili e generi come diversi sono stati gli album registrati e i concerti effettuati sia in Italia che all’estero. Dell’ultimo periodo sono “A ‘sta frinesta”, progetto realizzato insieme alla cantante e percussionista Federica Greco, la collaborazione con il cantautore Fabio Curto, il tour con Max Gazzè e la Calabria Orchestra e il suo primo lavoro da solista “Ibridanze”, una raccolta d i composizioni personali per fisarmonica e strumenti vari, uscita con l’etichetta discografica Dodicilune.
“Amore e rabbia”. Continua Presta: “Credo sia uno dei più bei nomi mai concepiti. Infatti non l’ho pensato io, l’ho rubato, chiedendo il permesso si intende… È il nome del festival nato nel 1996 a Verzino (KR) con l’intento di creare un’alternativa musicale e culturale con artisti di diversa provenienza geografica e stilistica, con spazi di riflessione riguardanti la sfera politica e sociale, nei quali si affrontano tematiche che spesso evocano questi due sentimenti (l’amore per la propria terra e la rabbia nel vederla depredata, maltrattata). “Ibridanza/Ibridanza N. 2”. Delle danze ibride. Facile, no? Lo dice anche il nome. Mi sono ispirato ad alcune danze del Centro e Sud Italia ed ecco che è venuta fuori Ibridanza. Non è una tarantella, non è una pizzica, non è un saltarello, ma allora che cos’è? È il risultato del vissuto di un individuo influenzato da un paesaggio sonoro variopinto, in cui a l suono del vento fra gli alberi si aggiunge la suoneria dello smartphone e i tamburi della festa del santo. “Giochi di ninfe”. Unica traccia del disco ad essere suonata con l’organetto o fisarmonica diatonica, come dir si voglia, con la sua leggerezza e semplicità mi ha riportato ad un ambiente quasi fiabesco, mitologico: delle ninfe che giocano danzando in un bosco. “Tammurriata de Buenos Aires”. La tammurriata, come forse alcuni di voi sanno, è una danza tradizionale campana. Il riferimento in questa “ibridanza” quindi è più specifico. Ma perché “de Buenos Aires” ? Nel periodo in cui creai questo brano ero verso la fine del mio percorso di studi in conservatorio. Feci ascoltare il brano in questione al mio maestro, nonché curatore dei missaggi di questo disco, Luca Piovesan, il quale mi disse: “Mi ricorda un tango”. Allora pensai: “il mio riferimento è alla tammurriata ma forse involontariamente ho inserito anche un po’ di tango…”.
“Il bosco del corvo”. Spesso cammino in luoghi dove il confine tra reale ed immaginario è molto sottile. Luoghi per me difficili da descrivere a parole. Luoghi che forse solo la musica può raccontare. È un omaggio ad un bosco attraversato da uno dei tanti sentieri, nei quali spesso mi incammino, dello spettacolare altopiano silano. “Fun G”. Un inglese lo pronuncerebbe “fan g”, ma io, che all’inglese preferisco la ricerca dei funghi, una delle mie attività preferite, dico “fungi”, come si dice dalle mie parti. Dietro questo titolo è celata la ricerca, di un amore, di un mazzo di chiavi, di un punto ben preciso. Insomma questo brano è un omaggio alla ricerca, spesso più prolifica del risultato stesso. “Alacrisio”. Sto lì ad annoiarmi ed escono le idee. È successo anche per questo titolo. Non avevo idea di quale titolo dare a questo brano e poi… è bastato che mi annoiassi. La creati vità è una reazione spontanea alla noia, è stato dimostrato scientificamente. Le idee sono pronte ad uscire ma ecco che “facciamo qualcosa”, come prendere lo smartphone, per scacciare la noia invece di accoglierla. “Marzo 2020”. Ciò che può sembrarci inutile prima o poi può tornarci utile. Non sto inneggiando all’accumulo ossessivo compulsivo, semmai al riciclo. È il caso di questo brano commissionatomi da Vladimir Costabile per una raccolta, rimasta incompiuta, di brani scritti sotto il primo lockdown. Lo so, ho suscitato in voi brutti ricordi ma ogni brutta esperienza ci lascia qualcosa di buono. Per me ad esempio quella del lockdown è stata la riconferma dell’importanza di concederci dei momenti da trascorrere con noi stessi, rendendomi conto che, proprio perché l’uomo è un animale sociale, è utile curare i rapporti con la persona con la quale trascorriamo la maggior parte del tempo: te stesso. Questa persona mi ha fatto notare quanto sia importante ritrovare quel perduto senso di comunità, fatto di condivisione, non sui social ma nelle piazze, nei luoghi di aggregazione, nei bar, nei circoli, nelle sale prova.
