Joy Grifoni & Maurizio Chiani

// a Cura della Redazione //

Venerdì 3 maggio allo Stix Musica Club di Perugia per il City Music Festival / Springtime Jazz e lo Stix Music School Educational Event. I due musicisti umbri propongono un intimo viaggio in acustico fra tanti colori del jazz. Attraverso un dialogo musicale alla ricerca di un’ intensa leggerezza comunicativa. Improvvisazione come momento di condivisione sincera.

JOY GRIFONI (Voce e Contrabbasso)

Fondatrice e leader del progetto PURE JOY, con cui si è qualificata al secondo posto nell’European Jazz Contest Tuscia 2017, ha studiato al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, Fonderia delle Arti, Università di Musica, Saint Louis College, Roma Jazz Cool, Fabriano In Jazz, Arcevia Jazz, Umbria Jazz, Siena Jazz, Enrico Rava Young Orchestra, IASJ Riga, Jazz Institute of Berlin , Berklee College di Boston. Si è diplomata a pieni voti in contrabbasso presso il Conservatorio Licinio Refice di Frosinone, diploma in Musicoterapia presso la Pro Caritate Civitas di Assisi, Letteratura, Musica e Spettacolo presso l’Università La Sapienza di Roma, Musicologia presso l’Università La Sapienza di Roma, Master in Musicoterapia presso il Conservatorio Luca Morenzio di Brescia. Ha collaborato con Maurizio Urbani, Massimo Manzi, Giovanni Ceccarelli, Carlo Battisti, Aki Montoja, Marcello Allulli, Garrison Fewell, Maurizio Giammarco, Carlo Atti, Eugenio Colombo, Ettore Fioravanti, Jim Rotondi, Dave Liebman, Barry Harris, Ornette Coleman, Lenny White, Brian Blade, Orchester Berlin Philharmonic Youth, Jazz Orchestra of the Refice Conservatory.

Ha suonato da leader o sidemen in numerosi festival nazionali ed internazionali e in prestigiose venue come Acuto Jazz Festival, Villa Celimontana, Auditorium Parco della Musica, Teatro India, Auditorium Massimo, Fete della Musique, Festival Women in Jazz Adkins, Jazz e Dintorni, Festival Jazz di Montreaux, We Love Jazz Clusone, Iseo Jazz, Garda Jazz festival, Umbria Jazz, Jazz and Surroundings Festival, Atina Jazz Festival, Vicenza Jazz Festival, Festival X Giornate Brescia, Tuscia European Jazz Festival, Umbria Jazz Winter, Edinburgh Hogmanay Festival, Novara Jazz Festival, Lucca Jazz Donna. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti: Almalaurea Best Awad, Berklee Award Scholarship, Miur Nationale Prize Foreachers, Premio Miglior Musicista dell’Anno (Fara Jazz Festival), Miglior Musicista (Labro in Jazz), Premio Note di Donna (miglior compositrice dell’anno), finalista al Chicco Bettinardi Contest con il progetto PURE JOY.

Discografia:

“Live at Alexanderplatz” – prodotto da Fonderia delle Arti,

“Working Women” – prodotto da Inail,

“Hearthings” – prodotto da Nuccia Studios,

“Our Last Song” – prodotto da Sonus Factory

“Spirit of the Wood” – ospite Fausto Beccalossi – prodotto da Abeat Records

“Firedance” – ospiti Flavio Boltro – prodotto da Abeat Records

Cosa dicono e scrivono di lei:

«Ad un primo ascolto, la musica di “Spirit of the Wood” appare come un jazz di matrice europea, ben scritto e altrettanto ben suonato, forte di un respiro collettivo ampio e rilassato, costellato di interventi solistici ispirati ed efficaci. Ciò già di per sé non sarebbe poco; tuttavia brano dopo brano emerge anche il disegno più grande di Joy, ovvero la sua determinazione nel dare un suono all’uguaglianza e al rispetto, valori imprescindibili in musica e nella vita, della cui esistenza sappiamo ancora, ahimè, dimenticarci. Trovo che questa necessità, a prescindere dalla forma di comunicazione e dall’estetica scelte, sia urgentemente connessa al tempo presente, e di conseguenza vada sempre accolta nella sua immediatezza, preziosa qualità troppo spesso guastata da un vizio di storicizzazione, legittimazione e catalogazione, di cui vari operatori culturali hanno da tempo abituato noi ascoltatori ad abusare. Joy c’è, osserva, comunica e segna il suo percorso». (Emanuele Maniscalco, musicista e compositore)

«Non è questo il luogo per una critica esaustiva ma il bell’album di Joy Grifoni e del suo gruppo “Pure Joy” merita alcune osservazioni. Intanto la coesione della formazione, sia essa quintetto: c’è un’avvertibile, alchemica intesa tra i jazzisti, la musica ne trae respiro e giovamento. Riuscita ed efficace l’utilizzazione delle voci strumentali saggiamente armonizzate (come in “Lioness”). Non mancano microsezioni interessanti che in “Shy” si intrecciano in assoli doppi. Qua e là si ascoltano anche episodi polifonici, preziosi e miniaturistici. Tra i brani si apprezzano “Pure Joy” per la dimensione positiva ed esuberante, il tema incisivo e fulminante; “Windspeech” per la sua ariosità; colpisce l’essenziale “Gsus Bless Ya” per il motivo “cantato” dal contrabbasso e lo sviluppo per sax soprano. Stefano D’Anna è, in effetti, uno strumentista maturo di grande personalità che spicca nel gruppo ma non prevale né opprime, come del resto fa Fausto Beccalossi con la sua fisarmonica. Infine due parole per la leader. Il ruolo di Joy Grifoni (oltre al livello compositivo) è basilare per l’identità sonora del gruppo. Quando accompagna lo fa in modo spesso a cavallo tra armonia e melodia (con una certa preferenza per quest’ultima) mentre i suoi soli cantabili non fanno sfoggio di tecnica ma puntano all’intensità ed alla profondità del suono. Un suono pieno, pastoso che evoca la grande lezione di Charlie Haden. Bravi tutti, anche la versatile chitarra di Francesco Baiguera e la timbrica personalissima del piano di Mattia Manzoni. Tanta, bella e sentita musica». (Luigi Onori critico musicale de “Il Manifesto” – saggista e docente)

«Earthings», il nuovo disco di Pure Joy pubblicato dall’etichetta Abeat Records, risulta imbevuto di Africa fino al midollo, in cui Joy Grifoni, contrabbassista e cantante, si ispira alla ruggente e accecante bellezza di una natura mai doma, ma è anche un pretesto per scandagliare le numerose differenze culturali dell’universo, non solo musicale: l’Africa come inizio e fine di ogni ciclo musicale (…) Il concept si erge e si sorregge su otto componimenti, ognuno dei quali ha un titolo che richiama un nozione o una parola riferibile a una delle tante lingue africane. Sono numerosi gli strumenti che arricchiscono la struttura sonora dell’album: il sax tenore e soprano, il piano, la batteria, il vibrafono, la marimba, la chitarra, la kora e le immancabili percussioni che rafforzano il legame del progetto al cordone ombelicale della Grande Madre Africa (…) Il plot sonoro si dipana come una nenia tra le spire vocali di Joy Grifoni, quasi un sussurro ricco di pathos, sostenuto dall’ottimo comping del piano e del contrabbasso (…) Il substrato sonoro risulta alquanto descrittivo e possiede, insitamente, una forte componente «green», dove emerge l’importanza delle stagioni, in cui ogni elemento della natura è saldamente interconnesso: gli alberi con le loro foglie e radici, gli animali nel ciclo della vita, gli uomini di ogni cultura, razza e religione, tra passato, presente e futuro (…) «Earthings» di Pure Joy è un lavoro di rara bellezza, dove mondi possibili, reali ed immaginari s’incontrano». (Francesco Cataldo Verrina, saggista, storico del jazz e critico musicale “Doppio Jazz “ e “Giornale dell’Umbria”)

«Tre caratteristiche che mi fanno spesso detestare i dischi di jazz contemporaneo sono: la scarsa capacità progettuale sul lungo periodo; gruppi raffazzonati che si trovano solo per registrare, pensando che tanto nessuno se ne accorgerà; l’andamento sportivo che alcuni interpreti hanno impresso alla musica, che tanto più vale se difficile, velocissima, e piena di note all’inverosimile. Sono stato felice di aver potuto constatare che “Spirit of the Wood” è al contrario un album particolarmente bello e interessante: protagonista è un gruppo rodatissimo, una vera famiglia musicale sostenuta dalla leader, Joy Grifoni. L’album è il primo di una serie di cinque dedicati agli elementi della tradizione cinese, un lavoro particolarmente elaborato che si svilupperà su un lungo arco di tempo. E infine si tratta di un disco che non ha bisogno di urlare, che trova nel lirismo e nella delicatezza espressiva la sua cifra stilistica. Che non vuol dire che manchino il groove o le capacità di stupire; semplicemente sono declinate con leggerezza e maestria. Aspetto con curiosità i prossimi elementi; nel frattempo se pensiamo al legno come materia vivente, che respira e che si sviluppa nel corso del tempo impercettibilmente ma costantemente, posso dire che “Spirit of the Wood” è un titolo particolarmente ispirato e ben riuscito». (Eugenio Mirti (Jazzit – Jazzespresso)

MAURIZIO CHIANI (Chitarra)

Giovanissimo si dedica alla musica: dopo un primo periodo autodidatta e le prime esperienze musicali in gruppi rock, si iscrive a dei corsi di jazz tenuti dagli insegnanti Piero Grimani e Vittorio Gabassi presso il CLT di Terni e, a seguire, alla Jazz University, presso la quale segue un corso di chitarra jazz sotto la guida di Maurizio Lazzaro. Nel frattempo inizia a collaborare con varie formazioni locali, soprattutto in ambito jazz-blues. Intraprende un’esperienza con the Light Spirits, una formazione di musica irlandese con cui si esibisce in molte occasioni, approfondendo così lo studio della chitarra acustica.

Nel 1999, entra in contatto con Andy Martin, musicista blues di fama internazionale, con cui inizia una lunga collaborazione, prima all’interno di una band, che girerà i più importanti blues festival e locali specializzati in musica blues (Trasimeno Blues, Gioa Tauro Festival, Borderline di Pisa e altri), e di seguito in duo. Nello stesso periodo, collabora con l’orchestra di san Valentino, diretta dal maestro Francesco Falcioni, insieme alla quale incide due album di italian swing, per Gino Federici, cantante e musicista italoamericano, residente a Los Angeles. Sempre insieme a Francesco Falcioni, partecipa alla registrazione delle musiche di Odoardo Spadaro presso gli studi Radio Rai di via Teulada, da cui è stato realizzato un concerto poi trasmesso su Rai International. Alcune importanti esibizioni con l’orchestra di San Valentino sono state quelle presso gli Eventi Valentiniani, presso il set cinematografico di Pinocchio di Roberto Benigni e per il 230° anniversario della Guardia di Finanza.

Significativa è anche la partecipazione all’edizione 2004 di Medici senza Frontiere a Narni, durante la quale presenta dei brani di propria composizione collabora con un progetto gospel, the Sound of Soul, la cui attività viene coronata da un concerto di Natale insieme alla cantante Amii Stewart, collabora con il sassofonista Andrea Belli per un progetto di musiche originali di jazz elettronico, negli anni 2012 / 2015 frequenta il triennio jazz presso i conservatori di Adria e L’Aquila e studia con il Maestro F. Zeppetella , frequenta i corsi estivi di Fara jazz. Attualmente, la sua attività musicale si divide tra vari progetti jazz, in formazioni di trio, duo, musica brasiliana e blues e un progetto di inediti pop rock con la band Audiosfera.

TEA TIME DUO. Venerdì 3 maggio allo Stix Musica Club di Perugia per il City Music Festival / Springtime Jazz / Stix Music School Educational Event

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