Enrico Rava © Roberto Cifarelli

//di Marcello Marinelli //

Un mio amico mi ha proposto di andare al concerto di Enrico Rava, ho risposto subito di sì. Qualche giorno dopo la mia fidanzata, che non ama il jazz, mi ha regalato, per il mio compleanno, i biglietti per il concerto di Enrico Rava, non sapendo che avevo già il biglietto, una prova d’amore da parte sua. Sorpreso da cotanta disponibilità, mi sono ritrovato un biglietto in più che ho gentilmente offerto a mia figlia che si è proposta per la serata. Non ho neanche visto la formazione con cui avrebbe suonato, un concerto al buio. Conoscendo Enrico Rava e la sua storia, non mi sono posto il problema ‘del cosa’ e del ‘con chi’.

Ogni concerto è cosa a sé, indipendentemente dalle aspettative. Le sue ultime uscite discografiche non mi avevano impressionato, mi avevano lasciato indifferente, quindi, le aspettative erano basse. Qualcuno ha sostenuto che Enrico Rava fosse ‘bollito’, non ricordo le motivazioni a supporto di questa tesi, ma ero curioso a riguardo. Fatte queste debite premesse mi sono detto: “Andiamo a scoprire l’arcano, andiamo a toccare con mano, anzi andiamo a sentire con orecchio”. Sala Sinopoli, la sala migliore insieme alla sala Petrassi per l’acustica di un concerto jazz, al contrario della sala Santa Cecilia che è la più bella da un punto di vista architettonico, ma con l’acustica peggiore, almeno per il mio orecchio. Sala gremita, posto ottimo, in terza fila. Il gruppo era composto da Francesco Diodati alla chitarra, già al fianco di Enrico Rava da una decina d’anni, Francesco Ponticelli al contrabbasso, Matteo Paggi al trombone, e Evita Polidoro alla batteria.

Un gruppo di giovani insieme all’ottuagenario leader, un’interessante miscellanea. Non conoscevo questi giovani musicisti ma dalle prime note del primo brano in scaletta intuisco che sarà un gran concerto. Mi colpisce da subito la ragazza alla batteria, una vera e propria sorpresa. I ‘Senza paura’ (The Fearless Five) cominciano a suonare alla grande, assecondando la direzione discreta del leader. Enrico Rava altro che bollito, sempre secondo il mio sentire del ‘bollire’. Si siede allo sgabello, 84 anni non sono pochi per tenere la scena da un punto di vista fisico, ma a livello musicale è impeccabile e la sua tenuta è salda. Suono cristallino e fraseggio al suo livello abituale. Il concerto predilige i tempi lenti o medi ma, a dispetto della difficoltà dello strumento in relazione alla sua età, si esibisce anche in tempi veloci, in un brano specifico si esibisce anche in un solo su un tempo velocissimo, ovviamente di breve durata. Gli arrangiamenti sono originali ed impeccabili e i brani si susseguono in maniera fluida, lasciando spazi significativi a tutti i musicisti del gruppo. Mia figlia ha intercettato voci, tramite un amico in comune col trombonista, secondo il quale ci sarebbero stati problemi di esecuzione non perfetti. Io non mi sono accorto di queste sbavature o imperfezioni. Per me ha funzionato tutto a meraviglia e la qualità delle composizioni, delle esecuzioni e delle improvvisazioni di altissimo livello.

Particolare impressione mi ha fatto la batterista, Evita Polidoro, e il trombonista, Matteo Paggi. Sono andato a curiosare su di loro e ho scoperto con grande stupore che non sono di formazione prettamente jazzistica, provengono da esperienze musicali diverse. Sull’ultimo numero di Musica Jazz c’è anche un’intervista a Evita Polidoro che parla delle sue esperienze pregresse e del suo ultimo disco. Sono andato su spotify e l’ho sentito, è un disco essenzialmente di musica elettronica, o meglio ‘ambient’ che si muove comunque in ambiti diversi dal jazz. L’intelligenza musicale di Enrico Rava sta nell’aver intuito potenziali enormi da musicisti che non fanno del jazz l’unica attività musicale e nei giovani musicisti di usare e padroneggiare linguaggi diversi. Ho apprezzato anche l’intervento vocale di Evita Polidoro su un brano, un brano molto suggestivo. Merito a Enrico Rava di aver messo su un gruppo di giovani di altissimo livello. Aspetto con curiosità l’uscita del disco per confermare l’ottima impressione che ho avuto dal vivo, i due aspetti, a volte, possono essere contrastanti. Per finire, una considerazione: firmerei subito per arrivare a 84 anni come Enrico Rava. Ultimissima considerazione: la mia fidanzata ha apprezzato il concerto e, quindi, la riconsidererò per eventuali concerti futuri da cui era stata esclusa per esternazioni di critica eccessiva verso la musica che amo.

Enrico Rava

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