// di Irma Sanders //

Il violino calato in caleidoscopio di colori ed armonie multietniche può diventare un giostra attraente e giocosa, un vero e proprio «Divertissement», questo è il titolo dell’album di Francesco Del Prete, il cui percorso musicale rievoca ambientazioni di universi lontani, sogni e chimere, attraverso una lunga e trasversale esplorazione di mondi possibili, talvolta immaginifici, oltrepassando ciò che appare impercettibile alla cruda e nuda realtà ed innescando inedite dinamiche sonore. Dal progetto di Del Prete scaturisce tutta l’energia dei ritmi popolari, attualizzati ed estetizzati dall’elettronica, sulla scorta di una continua ricerca della bellezza, agognata con leggiadria e magnificata con tocchi zampillanti di vitalità strumentale. La contagiosità del disco è facilmente enucleabile del trattamento dell’architettura ritmico-armonica e dal suo montaggio in studio; soprattutto è riscontrabile nel mosaico fonico-cromatico che ne scaturisce e dall’impatto che la massa sonora, ora densa, ora liquida, ora vaporizzata, produce tramite l’uso cospicuo della ripetizione e nella costante destrutturazione e ricostruzione a strati di frammenti, sovente semplici, «riffati» e minimali.

Del Prete, inizia il suo percorso violinistico con gli studi classici per poi avvicinarsi al mondo della musica etnica tout-court ed al jazz in particolare, passioni che lo portano a ricercare sonorità inedite e modi alternativi di utilizzare lo strumento e di svelarne i lati nascosti anche attraverso l’utilizzo dell’effettistica. La parola «Divertissement» nell’ambito della musica accademica fa riferimento generalmente ad un tema strumentale dal carattere lieve e disincantato, ma soprattutto richiama il concetto di «divertimento», dal latino «di-vèrtere», vale adire dire volgersi altrove, deviare in direzione opposta. Del prete definisce così il suo recente lavoro discografico: «Divertissement è un disco di undici composizioni originali i cui ambiti di interesse ed argomenti affrontati sono molteplici: arte, letteratura, fumetti, danza, movimento e velocità, sentimenti, passato e nostalgia, attualità. A differenza dei miei precedenti lavori discografici – che possono essere definiti a ragione dei concept-album – ho immaginato questo come una collezione piuttosto variegata di brani, magari diversi fra di loro, ma con un denominatore comune: i pezzi sono stati concepiti per mio diletto, prima imbastiti velocemente con violino e pedaliere in modo tale da sperimentare nuove tecniche musicali e poi arrangiati e rifiniti con l’intento di tracciare un percorso trasversale coerente e sincero allo scopo di indagare ed approfondire la mia poetica personale».

Del Prete ha elaborato un luna-park che gira intorno ad un insieme di ambientazioni melodico-accordali, le quali evidenziano un punto di contatto tra una sistematica esplorazione tematica e cromatica ed una serie di input provenienti dall’ambiente esterno. Un elaborazione sapiente e mercuriale che offre al violino, sostenuto dal sintetizzatore, una serie di infinite possibilità espressive che allargano lo spettro creativo attraverso la ricerca di inusuali soluzioni timbriche, nuove melodie, inediti e più mirati arrangiamenti ed espedienti ritmico-percussivi che danno forma e sostanza a composizioni singolari e avvincenti. Gli stilemi musicali toccati da Del Prete sono molteplici e spaziano a 360° fra swing, rock, prog, balcan-jazz, classica e pop. Racconta il violinista: «Mi ha sempre intrigato andare oltre le note scritte su un pentagramma, improvvisare liberamente dando sfogo a determinate suggestioni e stimoli di ricerca sonora; ecco perché ad un certo punto è stato naturale avvicinarsi alla musica jazz e alla world music che dell’improvvisazione fanno la propria bandiera (…) durante i primi anni di studio jazz avevo bisogno costante di qualcuno che mi accompagnasse con uno strumento adeguato a sviluppare l’armonia sì da approfondirne le regole; ho cominciato perciò ad immaginare e a costruire delle sequenze tramite violino solo con l’utilizzo di loop machine».

La lista delle influenze di Del Prete è piuttosto lunga e variegata. Va dai violinisti come David Oistrack, Gidon Kremer e Hillary Hahn come esecutori e Debussy e Sibelius come compositori; dal jazz il Pat Metheny Group, il contrabbassista Avishay Cohen, i pianisti IIro Rantala ed Enrico Pieranunzi, i trombettisti Lee Morgan e Freddy Hubbard; da altri generi, Astor Piazzolla, i Taraf de Haidouks, Sting & The Police, Eminem, Lucio Dalla, Caparezza et tanti altri. In «Divertissement» Del Prete si avvale della collaborazione di ben otto musicisti ospiti: tromba, pianoforte, sassofono, violoncello, voce, arpa e synth. L’album, pubblicato da Filibusta Records trova ispirazione su molti terreni dello scibile come arte, letteratura, fumetti, i quali esprimono una serie di situazioni, ossia danza, movimento, velocità, sentimenti, aspirazioni e divagazioni fra passato, nostalgia, attualità e futuro. Composizioni quali «A Perdifiato», «Di Lei», «Allure», «Brigitte», «La Regina Disadorna» e la fantastica «Donkey Shot» (Il Colpo dell’Asino, citazione dal Don Chisciotte de La Mancha) evidenziano – come già sottolineato – una rilettura molto personale del classico swing orchestrale, del rock progressivo, del jazz nell’accezione più larga del termine, della musica eurodotta e delle sonorità dell’Est europeo, il tutto calato in un habit pop propedeutico ad una fruizione immediata e ad una rapida combustione, frutto della confluenza e del salace assemblaggio di stili e moduli differenti che ne fanno un vero inno al divertimento collettivo.

Francesco Del Prete

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