Aldo Joshua (Iosue)

EMPTY NIGHTS IN CRACOW” (Alfa Projects – Distr. EGEA – 2023)

// di Roberto Biasco //

Aldo Iosue – meglio conosciuto all’estero come Aldo Joshua – oltre che valente trombonista, è anche pianista, compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra di lungo corso. La sua è una lunga e singolare storia, lo abbiamo incontrato in occasione della pubblicazione del suo nuovo album per farcela raccontare.

D Aldo, raccontaci un po’ dei tuoi inizi e di come si è sviluppata la tua lunga carriera.

R Sono napoletano di nascita ma romano di adozione, e provengo da una famiglia di musicisti dediti alla musica lirica, ho iniziato a studiare il pianoforte sin dall’età di dieci anni, senza però arrivare al diploma di conservatorio, che avrei invece conseguito solo molti anni dopo come trombonista. Già da giovanissimo ho fatto una discreta gavetta suonando musica leggera nei locali di Via Veneto nei leggendari anni Sessanta. Solo più tardi, in occasione di una collaborazione con l’orchestra di Bruno Tommaso, avvenne la mia folgorazione per il Jazz e per la dimensione della musica improvvisata, che mi ha spalancato un nuovo orizzonte per me fino ad allora sconosciuto. Da qui è iniziato lo studio intenso del trombone e di tutto il linguaggio del Jazz, a partire dal Be Bop e soprattutto dall’eredità musicale di Charlie Parker, lungamente approfondita attraverso la minuziosa trascrizione di una quantità ragguardevole di assoli ed improvvisazioni. Il diploma in Trombone arrivò nel 1979 e conseguentemente l’esigenza insopprimibile di potersi dedicare finalmente alla musica a tempo pieno.

D Ma tu hai anche una laurea in Ingegneria, giusto?

R Esatto, fino all’inizio degli anni Ottanta avevo fatto un altro mestiere, mi ero laureato in Ingegneria nel 1969, e quindi, pur mantenendo sempre accesa la passione per la musica, avevo già trascorso diversi anni in una delle più importanti aziende impiantistiche italiane. Ad un certo punto, grazie anche al nuovo lavoro di insegnante, ho fatto la scelta decisiva di mollare l’ingegneria per dedicarmi solo alla musica, diventando poi un professionista.

Negli ultimi anni Aldo vive tra Roma e Cracovia, diventata per lui quasi una sua seconda patria, dove trascorre diversi mesi l’anno, conquistato dalla passione per la musica, e per il Jazz in particolare, che si respira da sempre in terra polacca. Non desta quindi troppa sorpresa che il suo nuovo lavoro – “Aldo Joshua Quartet – “Empty Nights in Cracow” pubblicato da Alfa Music (Alfa Projects – Distr. EGEA) sia stato registrato a proprio a Cracovia accompagnato da tre giovani e valenti musicisti locali.

Aldo Iosue raccontaCome detto vivo ormai stabilmente tra Roma e Cracovia, dove trascorro molti mesi all’anno e che è diventata ormai la mia seconda patria dal punto di vista musicale e non solo. Qui ho avuto la possibilità di inserirmi stabilmente nella vivace scena Jazzistica locale, frequentando i locali ed entrando in contatto con una quantità di musicisti dalla solida preparazione, oltre che letteralmente innamorati del Jazz. Tra questi molti eccellenti giovani, come quelli che mi hanno accompagnano in questo lavoro, tutti con un’età compresa tra i ventotto e i trentacinque anni. Si tratta di Marcin Konieczkowicz, al sax baritono, diplomato presso la prestigiosa Krakow Academy of Music; Kajetan Galas, all’organo Hammond, uno dei migliori specialisti polacchi dello strumento, vincitore del “2020 annual critics poll” e del “2021 readers’ poll” della rivista Jazz Forum; alla batteria siede Grzegorz Pałka, il più giovane, anch’egli diplomato presso la Krakow Academy of Music e ha studiato con Billy Drummond, Marcus Gilmore, Brian Blade e molti altri. Si tratta quindi di un album in quartetto, caratterizzato dai due fiati, Trombone e Baritono, organo Hammond e Batteria.

D Ascoltando il disco e la prima cosa che colpisce è la cura certosina degli arrangiamenti ed il contrappunto che caratterizza il fitto dialogo tra i due strumenti a fiato.

R In realtà io mi definirei più che altro un compositore e arrangiatore prima ancora che strumentista, non a caso tutti gli otto brani del disco sono composizioni inedite. Nella mia lunga carriera ho scritto oltre duecento pezzi originali e, senza falsa modestia, ritengo che almeno un’ottantina di questi meritino una considerazione di alto livello. In realtà a suo tempo mi sono occupato anche di musica rinascimentale, e quindi, l’interesse e lo studio del contrappunto ricadono pienamente nella mia formazione.

D A volte, ascoltando i brani si ha quasi la sensazione di una scrittura, che, opportunamente sviluppata, potrebbe essere ampliata e valorizzata nell’ambito di una Big Band.

R In effetti ho frequentato spesso e volentieri l’ambito del Jazz orchestrale, sin dai tempi lontani di Barga Jazz, collaborando tra gli altri con la Big Band di Alberto Corvini, ma anche con Marcello Rosa e con Dino e Franco Piana. Inoltre per anni ho diretto una mia formazione di undici elementi – la Blue Joshua Band – andando a rivisitare i classici delle orchestre di Count Basie e Duke Ellington, e affrontando anche temi originali e miei arrangiamenti.

D Tornando al contrappunto vengono in mente anche i piccoli combo guidati da Gerry Mulligan.

R Certamente, non solo quelli con Chet Baker o Art Farmer, ma soprattutto, in analogia a quanto abbiamo fatto nel nostro disco, con l’accostamento timbrico tra Sax Baritono e Trombone, come nelle formazioni con Gerry Mulligan e Bob Brookmeyer. In sostanza la mia formazione si rifà ai canoni “classici” del Be Bop, e quindi ritengo che un buon brano debba innanzitutto avere una solida struttura armonica, accompagnata da una bella linea melodica, sulla quale i solisti possano appoggiare le proprie improvvisazioni. Su questa falsariga voglio ricordare un mio progetto a cui tengo molto, con una formazione in quintetto con due tromboni, io e Jansus Nowak – A. & J. Jazzbones – con la quale ci esibiamo regolarmente nei principali club di Cracovia, come l’Harris Piano Bar e U-Muniaka, ripercorrendo le orme del leggendario quintetto J. & K. con J.J. Johnson e Kai Winding.

D Tornado al disco raccontaci di come è nata l’idea di questo lavoro.

R Intanto, come racconto nelle note di copertina, il pezzo che dà il titolo al disco – Empty Nights in Cracow – è stato ispirato ai tempi della pandemia, quando mi sono trovato improvvisamente isolato proprio qui a Cracovia, in quel momento trasformata in una irreale città fantasma, e proprio in reazione a questa idea di vuoto, buio e silenzio che è nata la mia voglia di ricominciare a scrivere nuova musica, suonarla e registrarla per trasmettere i miei sentimenti di attesa e di speranza. Improvvisamente buona parte della mia vena compositiva si è orientata di nuovo verso soggetti collegati alla città polacca che mi vede da anni partecipare attivamente alla sua scena jazzistica. Lo avevo già fatto una prima volta, nel mio precedente CD ”From Rome to Cracow” (AlfaMusic – 2019) in cui molti brani sono ispirati proprio a questa città. Tra le altre composizioni mi piace ricordare “Giulietta’s Tribal Dance”, ispirato dalla danza scatenata di una mia nipotina, che ha un arrangiamento assai particolare, con un contrappunto asimmetrico quasi “monkiano”. “Caledonian Strings”, dedicata a un giovane violinista spagnolo trapiantato nella città polacca, ha un incedere maestoso un po’ alla Jazz Messengers, sospinto dall’energico drumming del giovane Grzegorz Pałka. Invece “Four Brotherly Cats” segue una procedura che si è spesso riscontrata in ambito Bop, ovvero quella di sviluppare una nuova melodia inedita, basata sulla sequenza armonica degli accordi di un’altra canzone, in questo caso la famosa “Four Brothers” di Jimmy Giuffrè. Invece la lunga cavalcata di “Blowing with Mr. JN”, è un brano pulsante che permette a Kajetan Galas di dimostrare tutta la sua maestria all’organo hammond.

Vogliamo concludere l’incontro leggendo il commento del grande Dino Piana, scomparso lo scorso mese di novembre, e scritto a margine delle note di copertina del disco:
“Ho ascoltato con piacere questo ultimo lavoro dell’amico Aldo Joshua. Un disco ben scritto ed interpretato, in cui i bravissimi musicisti trovano un Interplay perfetto. Ho apprezzato molto la cura delle composizioni e degli arrangiamenti, tutti opera di Aldo, e la sonorità dell’ensemble, un quartetto swingante e molto coeso, per non parlare della bravura dei solisti. Molto bello il sound ”Trombone e Baritono” con soluzioni armoniche interessanti e piacevoli. Conosco Aldo da molto tempo, l’ho seguito, ed ora mi fa molto piacere ascoltare le sue ultime idee musicali ed il suo “mood” trombonistico. Questo è un disco di pregio, complimenti!”

Nulla da aggiungere, solo da ascoltare!

Aldo Joshua Quartet

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