Un microcosmo sonoro in cui istinto e ragione coabitano, composizioni complesse, sturm und drang e minimalismo convivono sospinti da una pressione verticale dal basso verso l’alto.

// di Francesco Cataldo Verrina //

«Piano Solo Live» è il nuovo Album di Claudio Vignali, pianista pluripremiato con partecipazioni e frequentazioni di livello internazionale, raccoglie in maniera sincretica e razionale alcuni momenti che costituiscono le pietre miliari e la sintesi dei concerti tenuti in Italia ed Europa, ma anche i punti di memoria, di arrivo e di partenza per uno stile multistrato che getta un ponte fra modernità e tradizione: tra elementi della cultura eurodotta, il jazz nelle sue molteplici espressioni ed una serie di linguaggi affini e condensabili in un pianismo locupletato da un virtuosismo genetico e sorgivo. Scorrendo le varie tracce dell’album si ha come la sensazione che Vignali abbia inteso scegliere una serie di esecuzioni, dal mood differente, tanto da voler sottolineare la su innata capacità nel riuscire cogliere ed indagare molteplici aspetti dell’esecuzione pianistica di tipo jazz e non solo, ma con una naturale propensione all’amalgama garantita da uno stile personale, che talvolta sembra scaturire da Erroll Garner, Oscar Peterson o Herbie Hancock, piuttosto che da Jarrett, Corea o McCoy Tyner, senza scomodare qualche non illustre rappresentante della nomenclatura cameristica ed eurocolta. A conti fatti, però, Claudio Vignali e un artista con un individualità marcata ed evidente, una visione espansa della musica e un background i cui influssi benefici sembrano provenire dai quattro punti cardinali dello scibile sonoro.

Un collage enciclopedico che attraversa la storia del jazz e non solo, e che, nel suo rapido e arguto ricambio di idee, rivela una personalità musicale non comune. Claudio Vignali è un talento vulcanico armato di una tecnica prodigiosa. «Piano Solo Live» si snoda attraverso una serie di tributi e contributi come la sua «Blue Fantasy», registrata alla Sala Filanda Motta (TV) e caratterizzata da un un vortice di note zampillanti, quasi di jarrettiana memoria, o «Inner Voice» proveniente da un concerto a Villa Smilea (PT), in cui le note del piano declamano un intimismo poetico tra camerismo e Bill Evans. Il pianista si inerpica su un classico di Charlie Parker, «Billie’s Bounce», eseguito nel contesto di SoloQui (TV), in cui la sua verve creativa ed esecutiva spazia in lungo e largo. Vignali gioca con «Impro on Bach Prelude n.21 in Bb Major WTC n.1» di J.S. Bach presso la Sala Filanda Motta (TV), cogliendone gli aspetti più vicini alle dinamiche del swing, ma soprattutto evitando quell’aura compunta e seriosa, tipica del bachismo; suona in scioltezza «Psycho» di B.Herrmann al Teatro Comunale di Bologna (BO), in cui sembra liberare tutti gli elementi primordiali della sua indole pianistica, richiamando al proscenio la forza contundente di un novello Cecil Taylor; senza remora esegue ancora le sue composizioni quali «Remembering Bill», quasi un tributo a Bill Evans o «The First Sublimation», dove il pathos affiora in superficie con tutta la sua carica penetrante e corrosiva. A questo punto Vignali si abbandona al suo «Prelude» – ciò accadde in Svizzera, nel corso di Montreux Vevey September Musical, La nuit des Pianistes – attraverso una narrazione brunita e suadente; così come si concede una rivisitazione di «Broken Toy» di J. Locke alla Sala Polivalente Castel d’Aiano (BO), restituendola al mondo degli uomini attraverso un progressivo exploit di note che tracciano lentamente un tema dalla melodia vibrante.

In ogni momento l’eclettico pianista improvvisa liberamente, ma cum grano salis, si allontana e si avvicina al tema originale, rifugge dal daja-vu e dal risaputo facendo sembrare vorticoso, inarrestabile e conciliato al contempo, logico, uniforme ed equilibrato questo viaggio attraverso le tappe dei suoi tour e di taluni generi apparentemente non sovrapponibili. Un microcosmo sonoro dove coabitano istinto e ragione, composizioni complesse, sturm und drang e minimalismo, in cui essi convivono sospinti da una pressione verticale dal basso verso l’alto. Un vortice in cui la sostanza viene destrutturata e ricomposta sfiorando gli emisferi opposti dello scibile sonoro, ma annodati da un filo ad alta conduzione emotiva, dove tecnica e controllo dello strumento fanno da indissolubile collante. «Piano Solo Live» di Claudio Vignali, pubblicato da Encore Music, pur assemblando differenti situazioni riprese dal vivo in diverse località, esprime la compattezza di un vero concept album.

Claudio Vignali

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