Un progetto articolato, certamente di pregevole fatture e non comune negli intenti, che mostra alcuni aspetti inediti del meticciato jazz, quando esso è basato sulla confluenza di razze e stili sonori.

// di Francesco Cataldo Verrina //

La Sicilia, quanto mai ricca di fermenti jazz, è una terra antica in cui, sin dalla notte dei tempi, suoni, ritmi, umori e colori si mescolano quasi naturalmente. L’essere al centro del Mediterraneo, in prossimità dell’Africa e non lontana dall’Oriente, ha consentito a quest’isola, anche in virtù di un’integrità territoriale e di fedeltà alle tradizioni, di assorbire elementi molteplici e di sviluppare un humus sonoro per taluni aspetti privilegiato, se non altro geneticamente permeabile agli scambi osmotici con un’infinità di istanze ritmiche e musicali provenienti da ogni dove. Il progetto dei Choice Quartet è l’epitome di una Sicilia che pur guardando al futuro, si sostanzia come un perfetto hub di collegamento fra linguaggi e stilemi sonori multietnici e politematici. Non a caso le note stampe invitano ad un ascolto quasi polisensoriale: «Lasciatevi trasportare dalla sensazione di essere avvolti dai suoni che si fondono con i profumi intensi di un suk arabo o con l’aroma forte di caffè in una kafana di Belgrado. Immergetevi nelle calde note di una dolce ballata ascoltata in un pub irlandese; oppure tuffatevi nell’atmosfera swingante di un fumoso jazz club della 52ª strada di New York per poi ritrovarvi, inaspettatamente, insieme ad una banda musicale di un paesino siciliano che suona nella processione dietro al simulacro del santo patrono. Questo album vi offre un biglietto gratuito per un lungo viaggio intorno al mondo.».

Un mondo che si dipana attraverso un jazz dalle variegate influenze, che non eccede mai in senso anziché un altro smarrendo la via di casa. Il demiurgo del gruppo, Roberto Barni, batterista, compositore di tutti i brani ed al contrabbasso in alcune tracce, trova un sinergico sostegno nel figlio Armando Barni al sax alto, Sergio Battaglia al sax tenore e Massimiliano Gintoli al basso elettrico. Tutti musicisti dal background solido e con interessi in tanti ambiti dello scibile sonoro. Non essendo presente un pianoforte, i quattro sodali sono più liberi di spaziare, in lungo e largo, senza restrittivi vincoli armonici. «Battiti Asincroni» è un duplice progetto, costituito da due album, Vol.1 e Vol.2, entrambi usciti a distanza di alcuni mesi, esattamente il 28 aprile ed il 15 dicembre del 2023 ma, come un concept, andrebbero fruiti insieme, anche se un ascolto disgiunto non toglie nulla alle singole opere in quanto tali, essendo due prodotti finiti e molto esaustivi: otto brani per ogni volume legati da un fil rouge, nonostante l’apparente diversità dei contenuti e la ricchezza delle soluzioni melodico-armoniche. In verità, il secondo volume sembra il completamento del precedente, quasi la chiusura di un cerchio o l’arrivo ad una meta finalmente raggiunta dopo un lungo cammino. Nel secondo capitolo, sono presenti sette componimenti originali, farina del sacco di Roberto Barni, nonché la rielaborazione di un brano della tradizione siciliana. Il titolo di entrambi è emblematico e si riferisce all’interesse per i tempi dispari. Le parole del band-leader in proposito sono alquanto esaustive: «Il titolo di questo di questo progetto, «Battiti asincroni», intende testimoniare la mia predilezione e profonda fascinazione per i tempi dispari, che si fondono in una danza scomposta ma metodica, un gioco che trae la sua liceità dalla libertà che la musica, e in particolare il jazz, concede e auspica a se stessa. Queste note e questi ritmi sono il mio omaggio a quella dea che ha scandito i battiti di tutta una vita».

La bella notizia è che il Choice Quartet è stato invitato al Warsaw Jazz Days Festival in Polonia (luglio 2024) all’interno della giornata dedicata al jazz siciliano. Tutto ciò anche in virtù delle caratteristiche polimorfiche dei loro progetti discografici e del loro modulo non facilmente perimetrabile. Partendo dal Volume 1 di «Battiti Asincroni» le sorprese non mancano e soprattutto la molteplicità compositiva delle proposte e percepibile sin dalle prime battute: «Spirto Afeliòte» trascina l’ascoltatore in una kasba di suggestioni legate da un arazzo sonoro arabescato e seducente, a cui fa da contraltare «Sciara Istanbul» con le sue essenze medio-orientali ricche di spezie ritmico-armoniche, quasi una frenetica danza del ventre alla corte di un sultano. «Esacordo» e «Labirinto» tentano un excursus tra gli impervi ed accidentati tratturi dei Balcani, dei quali sembrano riecheggiare antiche danze di gruppo. «Ballata per Lella (per Elena) e «Bimbo Buio (per Armando)» portano a corredo il mood e la passione di una jazz arricchito da essenze-siculo-mediterranee, sfiorando l’impianto bandistico. «Monolite» se la gioca su costrutto jazz, ricco di cambi di passo. «Lamento (per James) è una cuspide da contrafforti free jazz, tra Africa, Sicilia, Pharoah Sanders, Albert Ayler e lo spirito sornione di Coltrane che osserva dall’alto lanciando la sua benedizione. Il secondo volume, a completamento del primo, getta benzina sul fuoco: il ritmo si fa più intenso e muscolare, mentre le prime tre composizioni, «Asìnote», «Algoritmo» e «Ostinato» si sostanziano attraverso una regola d’ingaggio che lega la Sicilia indissolubilmente ai Balcani e all’Est Europa, divenendo l’apoteosi dei tempi dispari, intorno ai quali si avvinghia un telaio melodico-armonico che, come un rondò gira più volte su sé stesso. In particolare, nell’ostinato di nome e di fatto, viene in mente Franco Battiato che canta: «Voglio vederti danzare come i dervishes turners che girano, sulle spine dorsali o al suono di cavigliere del Katakali».

«Inno A San Giorgio martire», è il tributo alla tradizione della banda paesana sicula, tipica di molte zone del Sud durante le celebrazioni del santo patrono. Una festante marcia foriera allegria e giubilo. «Dagherotipo» e «Passo Lesto», sono due ottimi esempi di jazz in stile libero, ricchi di influssi polietnici a controllo numerico, potenti energici, ma mai eccessivamente debordanti. In chiusura, «Re-evoluzioni» una progressione ritmica dal walking incisivo che mette in luce il virtuosismo di Roberto Barni anche al contrabbasso. «Battiti Asincroni, Vol.1 e Vol.2» del Choice Quartet, edito dall’etichetta IsulaFactory, è un progetto articolato, certamente di pregevole fatture e non comune negli intenti, che mostra alcuni aspetti inediti del jazz contemporaneo, specie quando esso è basato sulla confluenza di razze e stili sonori.

Choice Quartet

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