Alessandro Napolitano Confluence Trio: il sincretismo stilistico che abbatte le barriere nel disco «Beyond Borders»

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ALESSANDRO NAPOLITANO

Alessandro Napolitano

Un disco in cui tempi dispari, polimetrie, poliritmie ed esplosività ritmica rappresentano quattro elementi imprescindibili che caratterizzano un album in cui Bill O’Connell, Dany Noel e Alessandro Napolitano sono costantemente animati da un feeling e da un interplay di assoluto livello.

//di Stefano Dentice//

L’eclettismo stilistico non è mai solo ed esclusivamente figlio di una morbosa curiosità in termini di genere musicale. E non significa necessariamente essere onnivori proprio in fatto di generi. Ma a volte la poliedricità può rappresentare un fine più nobile, come quello di voler travalicare gli steccati stilistici per dar vita a un qualcosa che possa essere aggregante soprattutto dal punto di vista culturale. Questo è il caso di «Beyond Borders», nuova creatura discografica firmata Alessandro Napolitano Confluence Trio, brillante formazione diretta dal batterista Napolitano e completata da due stelle del jazz internazionale: il pianista statunitense Bill O’Connell e il bassista cubano Dany Noel (voce in «Besame Mucho», «Chan Chan», «Despertar», «Mentality Disease» e «Sullelgada»).

L’album, pubblicato dall’etichetta Soundiva in collaborazione con Laboratori d’Arte (Società Cooperativa), realizzato grazie al contributo di IMAIE (Bando Nuove Produzioni Discografiche 2024/2025), consta di dieci brani: «Alpha Alpha» e «Sitting Bull» frutto dell’ispirazione di O’Connell, «Confluence», «Despertar» e «Sullelgada» scaturiti dalla rigogliosità compositiva di Noel, «Mentality Disease» e la bonus track «My Voice» autografati da Napolitano, mentre «Besame Mucho» (Consuelo Velázquez), «Chan Chan» (Buena Vista Social Club) e «Summertime» (DuBose Heyward – Ira Gershwin – George Gershwin) completano la tracklist. Instancabile studioso della batteria, dall’eccellente padronanza strumentale, dal groove marcato e profondo, a suo agio con metriche dispari particolarmente complesse, nonché brillante nello spaziare dal jazz al funk, dalla fusion all’afro-cuban jazz, dalla Musica Popolare Brasiliana fino ad arrivare al rock, grazie alla sua notevole versatilità, Alessandro Napolitano è uno fra i batteristi italiani più talentuosi degli ultimi trent’anni. Nell’arco della sua carriera, in Italia e fuori dai confini nazionali, ha condiviso palco e studio di registrazione con numerosi musicisti di rango internazionale come Dennis Chambers, Virgil Donati, Jerry Bergonzi, Joey De Francesco, Bob Franceschini, Eric Marienthal, Dominique Di Piazza, Tom Kennedy, John Stowell, Mark Sherman, Tony Monaco, Meddy Gerville, Vana Gierig, Danilo Rea, Enzo Pietropaoli, Javier Girotto, Fabio Zeppetella, Eddy Palermo, Rosario Giuliani, Flavio Boltro, Fabrizio Bosso, Max Ionata, Luca Mannutza, Dario Deidda, solo per menzionarne alcuni. Invece, soffermandosi sulla sua discografia, «Beyond Borders» è il suo CD più recente.

«Alpha Alpha» si apre con le vertiginose asperità armoniche cesellate da Bill O’Connell che alzano sensibilmente il livello di tensione. L’eloquio del pianista, accentuatamente post-boppistico, pullula di incendiari cromatismi e continue incursioni nell’out playing, brillantemente supportato dal comping metronomico, energico e assai efficace architettato dal tandem Noel-Napolitano, con il bassista che, nel suo discorso improvvisativo, brilla per nerbo comunicativo, tecnica sopraffina e verace musicalità. Il clima di «Sullelgada», specialmente nelle prime misure, è etereo, spirituale, rimarcato dal canto evocativo di Dany Noel. Poi la composizione si snoda e diventa più incalzante, soprattutto grazie alle fitte e ardite trame ritmiche costruite con sapienza e maestria da Alessandro Napolitano e al pianismo vibrante di Bill O’Connell. «Mentality Disease» è un brano «tellurico» sotto l’aspetto ritmico. L’elocuzione di Noel è una fulgida sintesi di padronanza strumentale, gusto, inventiva e carica espressiva. Sulla stessa lunghezza d’onda, il pianista si esprime con trascinante intensità stimolato da Napolitano, che spicca per i suoi disegni ritmici sempre articolati e ricchi di verve. Fra jazz, latin jazz brasiliano, afro-cuban jazz e fusion, «Beyond Borders» è un disco in cui tempi dispari, polimetrie, poliritmie ed esplosività ritmica rappresentano quattro elementi imprescindibili che caratterizzano un album in cui Bill O’Connell, Dany Noel e Alessandro Napolitano sono costantemente animati da un feeling e da un interplay di assoluto livello. Il tutto nel segno di quella tanto cara poliedricità stilistica che è un vero e proprio valore aggiunto.

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