Lorenzo Liuzzi Trio con «The Door Ajar»: trame sonore e visioni letterarie, tra Venezia e Parigi (Dodicilune, 2025)

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«The Door Ajar» non costituisce un semplice ventaglio di composizioni, ma si concede, quale esperienza di ascolto, facendo appello ad una dimensione altra, in cui la musica diventa strumento di traslazione e di apertura.

// di Francesco Cataldo Verrina //

«The Door Ajar» di Lorenzo Liuzzi Trio, edito dalla Dodicilune, si sostanzia come uno spartiacque nel tratturo evolutivo del pianista e compositore veneziano che, dopo anni di vita e studio tra Venezia e Parigi, elabora un progetto in cui la dimensione musicale si annoda ad una ricerca di ordine spirituale. La formazione del trio, con Marco Centasso al contrabbasso e Raul Catalano alla batteria, s’inserisce nell’alveo di una tradizione jazzistica europea attenta alla riflessione formale ed alla tensione interiore, ma al tempo stesso aperta ad un dialogo con la memoria, il vernacolo tradizionale e l’immaginazione.

Il repertorio, composto da sette pagine originali e da un omaggio alla celebre «Besame mucho» di Consuelo Velázquez, affiora alla stregua di un itinerario che indaga la relazione tra intuizione e realtà, tra interiorità e presenza, tra memoria e proiezione. Ogni episodio sonoro si presenta come nodo di una costellazione, in cui la percezione si sposta e si orienta, delineando nuove possibilità di ascolto e di comprensione. La scrittura pianistica di Liuzzi mostra una sensibilità armonica che alterna geometrie timbriche raffinate a momenti di apertura lirica, sostenuta da un contrabbasso che modella la trama ritmica con precisione e da una batteria che, più che scandire, scolpisce il tempo in figure mobili e stratificate. La traiettoria biografica, tra Venezia e Parigi, si riflette nella costruzione modulare delle composizioni che rimandano alla fluidità di un paesaggio acustico veneziano o ad un clima francese, con velature armoniche che richiamano la chanson e la cultura impressionista; diversamente si posizionano in un contesto più astratto, dove la tensione ritmica si fa motore di trasformazione. Il trio si caratterizza per una coesione che non rinuncia alla libertà: Centasso, compositore versato nella musica contemporanea, porta con sé una visione interdisciplinare che arricchisce l’aura fonica del gruppo; Catalano, di solida formazione jazzistica, integra la sua batteria con un approccio inventivo e ricettivo, capace di far dialogare improvvisazione e struttura. Liuzzi, regista armonico e artigiano del suono, guida l’ensemble con un pianismo che oltrepassa la semplice esposizione dei temi, ma piuttosto li articola in contrappunto con le altre voci, generando un trama di relazioni che si rinnova di continuo.

L’opener, «See You On The Next Step», si staglia sulla scorta di un pianismo che dispensa progressioni scalari e modulazioni diatoniche, quasi a delineare un percorso ascendente. Il contrabbasso sostiene con linee sobrie, mentre la batteria introduce figure sincopate che creano un clima di attesa. L’idea musicale rimanda ad un passo ulteriore, ad una soglia da varcare: suggestione che richiama il concetto di «gradino» in Rilke, dove ogni salita implica un nuovo livello di coscienza. «Laguna Rush» porta alla mente Venezia, ma la scrittura non indulge in descrittivismi: il pianoforte plasma un tessuto armonico mobile, con accordi che si dissolvono e si ricompongono, mentre il contrabbasso modella la trama ritmica con pulsazioni irregolari. La batteria accentua la fluidità, quasi ad imitare il moto dell’acqua. La suggestione letteraria rimanda a Brodskij, che nella sua «Fondamenta degli incurabili» coglie la laguna come spazio di transito e di accelerazione percettiva. «Une histoire d’amour» si connota per un lirismo che richiama la chanson francese, con velature armoniche di gusto impressionista. Il pianoforte ammannisce con progressioni cromatiche che fanno emergere atmosfere intime, mentre il contrabbasso e la batteria sostengono con discrezione. La suggestione letteraria fa pensare a Marguerite Duras, dove l’amore si manifesta come tensione tra silenzio e parola, tra presenza e assenza.

«Besame mucho» (Consuelo Velázquez), l’omaggio alla famosa compositrice messicana, si presenta come reinterpretazione consapevole, dove Liuzzi non indulge nella melodia nota, bensì la rigenera con modulazioni jazzistiche e con un cromatismo che ne accentua la dimensione nostalgica. Il contrabbasso e la batteria dialogano con eleganza, trasformando la canzone in episodio sonoro di respiro universale che rimanda a Octavio Paz, dove l’amore si fa memoria e rito, sospeso tra eros e malinconia. «Aida» mostra una struttura tematica più astratta: il pianoforte secerne cellule ritmiche che si sovrappongono, mentre il contrabbasso introduce tensioni armoniche e la batteria scolpisce il tempo con figure spezzate. L’episodio rimanda ad un senso di ritualità, evocando la monumentalità del nome. La suggestione letteraria si lega a Ungaretti, dove la parola diventa pietra e canto, essenziale e solenne. «A Different Kind Of Love» suggerisce una riflessione sulla pluralità dei sentimenti. La partitura pianistica tratteggia un clima di delicatezza, con accordi aperti e progressioni modali. Il contrabbasso ne sorregge il cammino con un profilo acustico morbido, mentre la batteria apporta velature ritmiche che ampliano lo spazio percettivo, quasi una citazione involontaria di Virginia Woolf, dove l’amore si declina come percezione fluida, mai univoca e sempre in mutazione. «Michel» si caratterizza per un andamento narrativo, in cui il pianoforte articola un tema che si evolve in variazioni, mentre il contrabbasso e la batteria ne dilatano la fisionomia. La composizione evoca un ritratto, quasi un omaggio personale, che rimanda a Proust, dove il nome diventa memoria incarnata, frammento di tempo che si espande. In chiusura, «Beforesun», un intreccio motivico che si attesta in equilibrio instabile, dove il pianoforte dirama accordi sospesi, il contrabbasso modella linee profonde e la batteria distribuisce figure rarefatte. La tensione fa pensare ad un’alba imminente ed a un passaggio tra oscurità e luce, legandosi alle suggestione letteraria di Celan, in cui la parola si manifesta prima del sole, nel silenzio che precede la rivelazione.

«The Door Ajar» non costituisce un semplice ventaglio di composizioni, ma si concede quale esperienza di ascolto, facendo appello ad una dimensione altra, in cui la musica diventa strumento di traslazione e di apertura. La porta socchiusa del titolo non rappresenta una suggestiva metafora, ma raffigura l’immagine critica di un processo, ossia la possibilità di accedere a mondi interiori e spirituali mediante la pratica musicale, nel fluire di armonie che si fanno veicolo di consapevolezza.

Lorenzo Liuzzi

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