Le mani dialogano amabilmente tra loro, fra opposti chiaroscurali e schegge di serenità contemplativa, tra ambientazioni eteree, malinconiche e notturne, alimentate da un persistente bagliore creativo

// di Francesco Cataldo Verrina //

Con il nuovo album «Amaranto», pubblicato da Alfa Music, il pianista Francesco Cataldo abbraccia pienamente una comprovata libertà espressiva che scaturisce da un’improvvisazione intelligente e calibrata. Ascoltarlo diventa stimolante e gratificante: l’approccio risulta impressionistico, mentre dai tasti del pianoforte emergono colori tenui e piacevoli. Il pianista siciliano si muove con un tocco leggero disdegnando tutto ciò che è appariscente, suona singole note in sequenze estese e meticolose, ma non mancano i cluster che schizzano, si muovono e ondeggiano, o un occasionale accordo capace di generare un sorprendente contrasto armonico.

Basta ascoltare l’introduttiva «Prologo» che cede il passo alla pennellata di «Amaranto» in cui la melodia emerge tra pulsazioni non prevedibili e seducenti al contempo. Le mani dialogano amabilmente tra loro, fra opposti chiaroscurali e schegge di serenità contemplativa, tra intimo equilibrio, ambientazioni eteree, malinconiche e notturne, alimentate da un persistente bagliore creativo. «Vito Racconta» (Vito è il primo nome di battesimo di Francesco) si snoda con una narrazione aperta e sospesa in una capsula cameristica, ricca di reminiscenze eurodotte. È una musica emotiva, ma nell’esecuzione di Cataldo c’è una vivacità innata che rimbalza dolcemente durante le frasi intrappolando l’ascoltatore in una rete di emozioni, forte di un fraseggio frattale e ricco di cromatismi, mentre «Empty Days» e «Two Colors» si sciolgono piacevolmente fra le sue dita. Arpeggi increspati, melodie chiare ed un tocco incisivo sono punti fermi del pianista che stabiliscono il ritmo, il movimento armonico e l’atmosfera. Francesco Cataldo ne ha fatto pieno uso in questo progetto solistico, prima come elementi costitutivi del suo singolare modulo espressivo, poi come frammenti da sviluppare simultaneamente. Come emerge da «Pictures», un quadro melodico-armonico architettato come la risultante di tante immagini allineate. Non sono, però, solo le singole note a distinguere il pianista e compositore siciliano. Cataldo le aggiunge e le congiunge come un’ulteriore linea di pensiero e le lascia vagare per segnare la pulsazione ed apportare ulteriori sfumature affettive che esalano sinuose da «Your Silence» dipanandosi per tutto il costrutto sonoro.

Il pianista stabilisce tale approccio fin dall’inizio, optando per una progressione intimista intercalata da flussi sonori nella gamma medio-bassa del pianoforte, mentre sottili spostamenti cromatici diventano un’addizionale, a tratti onirica, come accade in «Rima’s Mood». Il concept di Francesco Cataldo appare come un eremo riflessivo che scava nella coscienza interiore facendo emergere un’infinità di suggestioni attraverso un’esplorazione fatta di sottili ed impercettibili cambiamenti di umore dettati sia dalla consapevolezza emotiva che da un innato lirismo narrativo. Un forza tranquilla che si riverbera nelle spire di «Nothing’s By Chance» e di «Our Journey», un viaggio implosivo al centro dell’inconscio. Il risultato sono una serie di variazioni dettagliate che rifuggono talvolta dai tempi troppo veloci e dagli estremi compulsivi. Così mentre scorrono le note di «So Simple», il pianista appare pensoso innalzandosi fino a un dolce picco di accordi, i quali sfumano in un «Epilogo» che sembra il corollario dell’intera opera.

«Amaranto» è un album che evita le cadenze innografiche e i fragori tipici di un certo jazz contemporaneo, a volte eccessivo, ridondante e finalizzato alla platealità mediatica: il flusso sonoro rotola senza attrito su un binario rettilineo ed a velocità costante seducendo progressivamente il fruitore, senza pero condurlo mai verso un senso di stasi o di rassegnazione. Ancora una volta Francesco Cataldo è riuscito ad esternare il suo pensiero multitematico riempiendolo di dettagli ed esponendo una sua personale visione dello stile e della racconto pianistico che diventa un piacevole massaggio per l’anima.

Francesco Cataldo

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