// di Gianluca Giorgi //

Griot Galaxy, Kins (1982 ristampa 2019)

Free Jazz, Fusion … “Kins” dei Griot Galaxy è un gioiello “nascosto” della storia del jazz d’avanguardia di Detroit. Un disco poco conosciuto e molto raro. Finalmente ristampato, l’originale stampato in 2000 copie ha già raggiunto quotazioni molto alte. I Griot Galaxy sono stati fondati nel 1972, guidati dal sassofonista e poeta Faruq Z. Bey, con il batterista Tariq Samad (Tani Tabbal in questa registrazione), il bassista Jaribu Shahid e altri sassofonisti Anthony Holland e David McMurray. La loro prima apparizione registrata è su “Vibes from the Tribe” di Phil Ranelin. Oltre a Tribe(!), il gruppo aveva vari legami “musica-famiglia” con i poteri del free jazz politico, filosofico e spirituale: Sun Ra, Art Ensemble of Chicago, Phil Cohran, Roscoe Mitchell-founded Creative Arts Collective (risposta di Detroit all’AACM). La loro musica è una testimonianza di sperimentazione, libertà e oscurità. La libertà del suonare è comunque ancorata ad una forte propensione al ritmo, evidente nel modo in cui i suoi membri hanno stratificato i loro background collettivi in bebop, funk, reggae e altri stili. La loro storia inizia molto prima con il visionario bandleader e sassofonista Faruq Z. Bey nel fermento musicale e politico alla fine degli anni ’60, quando la “Detroit Rebellion” del 1967 stava distruggendo Detroit e la morte prematura di Coltrane stava devastando la comunità jazz. È stata in parte la combinazione della precedente esperienza di Shahid e Tabbal con Sun Ra, così come l’esperienza di Tabbal con l’ex trombettista di Arkestra Phil Cohran, che ha permesso al gruppo di nascere. Certamente non sono stati i primi a sperimentare poliritmi, metri dispari e scale tonali al di là dei concetti tradizionali. Il gruppo però si spinge oltre, le connessioni in gioco sono tante (Tribe, Art Ensemble, Sun Ra, Ornette Coleman), wah-bass, art funk, art spacefunk, per una musica che ha sicuramente echi dei loft e delle scene jazz spirituali degli anni ’70, ma il quintetto si apre anche ad alcuni dei ritmi più flessibili che stavano uscendo da New York durante lo stesso periodo. I Griot Galaxy hanno avuto notorietà nella città anche grazie alle loro performance live, sia visive che musicali. Concerti teatrali proto-Afrofuturiste in cui si presentavano indossando vernice per il viso d’argento, in stile griot come ha fatto l’Art Ensemble, urlando poesie dal palco. Grazie all’ingegnere capo Ron DeCorte che ha salvato i nastri master originali, possiamo ora godere di queste registrazioni.

Billy Martin/Wil Blades, Shimmy (2012 ristampa 2020)

Disco che si rifà alla tradizione e alla vecchia scuola dell’organo-groove. Martin, batterista dei leggendari Medeski, Martin & Wood, e Blades, un giovane organista di San Francisco, si sono incontrati per la prima volta nel 2011 per un set che poi hanno portato in tour. L’elettricità tra il batterista e l’organista corre ad alta tensione per l’intero album, comunque Martin non ha trascurato la sua propensione per l’esplorazione ritmica in favore di un groove diretto e, allo stesso tempo, Blades coglie l’occasione per tirare fuori dal suo B3 e dal suo clavinet alcuni dei suoni più oscuri e psichedelici dell’album. La chimica-cinetica tra Martin e Blades assicura che, mentre Shimmy torna indietro per abbracciare il passato, il duo non può fare a meno di spingere la tradizione sempre più avanti.

Hijaz – 10 years – live recording (2017 edizione limitata 123/500 copie)

Il groove acustico di questo quartetto di Anversa è semplicemente fenomenale. Nella loro musica sta l’interazione tra le scale arabe, portate con sé dal suonatore di oud tunisino Moufadhel Adhoum, e i tempi sghembi del rebetiko, parte dell’eredità culturale del pianista di origini greche Niko Deman. Oltre al classico trio piano, contrabbasso e batteria troviamo strumenti tradizionali come l’oud (strumento a corde mediorientale della famiglia dei liuti) e il nay (flauto della tradizione persiana). Si ha così una varietà di elementi timbrici, ritmici e stilistici che danno uno sbocco decisamente “diverso” agli stilemi cool jazz che fanno da colonna portante al sound. L’efficacia della sintesi è davvero strabiliante. Gli Hijaz hanno voluto questo vinile in sole 500 per celebrare i loro 10 anni di attività, catturando l’interazione tra i musicisti e l’atmosfera unica durante una serie di concerti dal vivo. Quattro composizioni già incise, più una nuova composizione. Un disco crocevia delle molteplici traiettorie del jazz mediterraneo.

Larry Schneider-Adam Nussbaum-Mike Richmond, On The Edge (SteepleChase 1988 ristampa 2020)

Il bassista Mike Richmond è il co-leader di questo disco in trio registrato ad Amburgo, in Germania, all’inizio dell’estate del 1988. Ospite della big band della radio NDR (Norddeutscher Rundfunk) insieme ai due colleghi americani, Larry Schneider (sassofono) e Adam Nussbaum (batteria). Il disco nasce quando non stavano provando o suonando con la big band. Ecco quindi la giovane coalizione Schneider-Richmond-Nussbaum a presentare un coinvolgente trio jazz. Da evidenziare una particolarissima versione solo contrabbasso del classico di Duke Ellington “In a Sentimental Mood”.Su etichetta SteepleChase, sempre una garanzia per qualità.

Tomorrow Comes The Harvest, Evolution (2lp 2023)

Evolution è il nuovo disco di Jeff Mills nell’ambito del suo progetto collaborativo Tomorrow Comes The Harvest. Il progetto Tomorrow Comes the Harvest è iniziato con il defunto Tony Allen, uno dei creatori di AfroBeat e Jeff Mills (Detroit techno), un progetto in cui creare musica improvvisata senza nessuna pianificazione. Ai 2 si è unito Jean-Phi Dary che aveva lavorato con Tony Allen per molto tempo. L’unica incisione con questa line-up fu un EP del 2018. Dopo la morte di Tony Allen nel 2020, Jeff Mills ha ripensato il progetto considerandolo in un’ottica più ampia rendendolo aperto. Per questa evoluzione, sottolineata anche dal titolo, è stato invitato il grande suonatore di tabla indiano Prabhu Edouard, che aveva già avuto l’esperienza di lavorare con Jeff per concerti di classica in Francia. L’album è stato registrato dal vivo al Bozar di Bruxelles, in Belgio, nel 2022. Nei cinque brani molto lunghi, da 10 a 20 minuti ciascuno (un sesto titolo è come bonus digitale), che compongono l’album Evolution, si assiste a una fusione incantevole, organica, spontanea, dove ognuno trova naturalmente il suo posto. I loop creati provocano una sorta di trance sull’ascoltatore. Nel disco il genio di Jeff Mills con le sue macchine (percussioni elettroniche e sintetizzatori) si combina meravigliosamente con le note di tastiera e sintetizzatori di JeanPhi Dary e i ritmi alla tabla espressivi del virtuoso Prabhu Edouard, che dà anche la voce qua e là. La favolosa batteria del defunto Tony Allen dominava in gran parte l’album precedente, ma il nuovo trio non ha perso ritmo e sviluppa inoltre climi più voluttuosi e solari, rivelandosi altrettanto riuscito. Future jazz/techno per una fusione incantevole.

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