// di Gianluca Giorgi //

Cecile McLorin Salvant, Melusine (2023)

Un disco che è stato inserito in quasi tutte le classifiche di jazz di fine anno, il nuovo di Cecil McLorin Savant. L’album è un un concept dedicato alla figura folclorica europea di Melusine, formato da 14 brani, 5 composti dalla stessa cantante e 9 risalenti a un periodo che va dal XII al XVII secolo, per lo più cantati in francese, oltre all’occitano, all’inglese e al Kreyol haitiano, un chiaro omaggio alle sue origini creole. Cecile McLorin-Salvant interpreta al meglio questa leggenda grazie a composizioni che strizzano l’occhio al jazz contemporaneo, ma con molte influenze africaneggianti, forte dell’utilizzo della lingua francese, che ben si adatta a queste sonorità e di un perfetto connubio tra il jazz, il soul e la world-music. Fra i brani dell’album da segnalare: “La Route Enchantee”(brano originariamente di Charles Trenet), a metà strada tra il jazz e il vaudeville; “Il M’a Vue Nue”(originariamente risalente al 1926 e composta da Thenon /Delabre / Chagnon/Pruvost/Romero Martinez), dalle tinte afro-latine; le atmosfere ancestrali e tribali vengono fuori in “Dites Moi Que Je Suis Belle”, per solo voce e djembè; ottime anche le composizioni della stessa McLorin-Salvant: “Doudou”, caratterizzata da un bel tocco elegante di French Seduction, la title-track vagamente bluesy e “Fenestra” in cui torna il brillante incrocio tra jazz e Africa, grazie all’utilizzo della kalimba. Il disco riesce a farsi apprezzare grazie ad una scaletta omogenea e variegata allo stesso tempo ed ad una brillante fusione tra America, Africa e Francia. Cecile McLorin Salvant è una delle più interessanti voci del jazz contemporaneo, tre volte vincitore del Grammy Award, la sua voce magnificamente accattivante è abbinata a una tecnica impeccabile e a idee spesso nuove. Ha studiato canto barocco e musica classica, è riuscita a far confluire tutto questo suo background artistico nei suoi successivi ascolti di voci come Sarah Vaughan, Billie Holiday e Betty Carter, oltre che i classici del soul, fino ad arrivare alla tradizione haitiana, cubana e anche all’ascolto dell’hip-hop e del contemporary R&B, riesce a far dialogare ancestralità con modernità e culture geograficamente distanti. Questo è il bello del jazz e del soul e cioè riuscire ad aprirsi ad altri suoni e latitudini, mantenendo sempre lo spirito originario e “Melusine” riesce in questo, aggiungendo ancora un ottimo titolo alla discografia di Cecile McLorin-Salvant, formata da 7 lavori interessanti capaci di alzare l’asticella alla musica dei giorni nostri. Il disco è veramente bello ma per me un gradino sotto rispetto al capolavoro di vocal jazz moderno di Ghost Song (Nonesuch, 2022).

Vince Guaraldi Trio, A Charlie Brown Christmas (1965 ristampa vinile verde trasparente 2019)

Questa non è una compilation di Natale ma un splendido disco che Vince Guaraldi, pianista jazz, incise in trio nel 1965 come colonna sonora del primo episodio natalizio dei fantastici Peanuts, intitolato appunto “Il Natale di Charlie Brown”, nati dalla penna del geniale Charles Schulz. Vince Guaraldi si occupò del sottofondo musicale di questi magnifici cartoni fino alla sua prematura scomparsa a meta degli anni 70, a soli 47 anni, e contribuì in maniera determinante al loro successo. Riuscì a tradurre perfettamente in musica lo spirito umoristico, ironico, ma anche profondamente intellettuale e classicamente moderno di tali storie. In A Charlie Brown Christmas ci sono scene divertenti ma tutti i 25 minuti sono attraversati da un’inquietante vena di malinconia, che Guaraldi ha colto nella sua colonna sonora. I brani oltre ha catturare l’atmosfera in maniera raffinata e adattarsi in maniera sublime alle situazioni, sono diventati dei veri e propri standard jazz come l’incantevole “Christmas Time Is Here”, da brivido la versione strumentale e molto emozionante quella vocale con un coro di bambini. Il disco non tocca mai i cliché sonori della musica natalizia e riesce a trasmettere una gamma completa di emozioni senza utilizzare nemmeno un “campanello”. Tra brani originali e classici natalizi riarrangiati, come “O Tannenbaum”, “Greensleeves” e “What Child Is This?” spiccano anche l’originale “Linus & Lucy” e la bossa di “Christmas Is Coming”, 40 minuti di ottima musica. Artista poco considerato, che allora pagò forse il fatto di aver musicato la colonna sonora di questo cartone animato, rivalutato nel tempo. Era un artista espansivo e addirittura rivoluzionario: nel periodo in cui Miles Davis stava tentando di ampliare il suo pubblico condividendo il conto con Neil Young e apparendo al festival dell’Isola di Wight del 1970, Guaraldi era sul palco di San Francisco, suonando con Jerry Garcia; cercò di introdurre il jazz al pubblico giovane negli anni ’60 e ’70. A Charlie Brown Christmas del 1965 è uno degli album jazz più venduti di tutti i tempi, insieme a Kind of Blue di Miles Davis.

IL POSTINO Colonna Sonora (1994 per la prima volta in 2lp nel 2018)

La colonna sonora di questo film fu scritta da Luis Bacalov, per la quale vinse l’Oscar nella categoria “Miglior colonna sonora”. Nel 2013, Bacalov riconobbe la paternità delle canzoni incise anche a Sergio Endrigo, Riccardo Del Turco e Paolo Margheri, dopo un processo giudiziario con gli eredi di Endrigo. Il mix di fisarmonica, clarinetto, quartetto d’archi e pianoforte, porta su un altro mondo. Il sound è tipicamente nostrano ed identifica l’italianità della pellicola, infatti troviamo del jazz che si confonde nella meravigliosa Napoli. Una menzione a parte per il brano finale, Il Postino, che riprende il tema principale, per poi diventare una dolcissima suite jazz, con gli strumenti che si amalgamano ancora di più tra di loro, fino a che non si inserisce un pianoforte che regala attimi di pura serenità.

Alejandro Jodorowsky, Holy Mountain OST (ltd ed 500 copie) (1973/2014 2lp)

Un film sconvolgente, pieno di simbolismo e carico di eccessi portati all’esasperazione. Si fondono in maniera a tratti squilibrata e ossessiva: trasgressione, eresia, follia, blasfemia, allegoria, grottesco, malattia, perversione, surrealismo e terrorismo. Erano ancora ben vivi gli spettri della Rivoluzione del ’68 e si cominciavano a far spazio le idee sovversive del ’77. Doppio album in vinile pesante, edizione limitata in 500 copie, copertina esclusiva in tessuto, con i due dischi contenuti in due copertine interne. La colonna sonora del film di culto “La montagna sacra” 1973, lavoro visionario che seguì il capolavoro “El topo” (1970). Le musiche composte da Jodorowsky, Frangipane e dall’ecclettico jazzista sperimentale Don Cherry. Troviamo molteplici stili, hard-rock, soul (con i fiati), dal jazz alle orchestrazioni. Il film fu interamente finanziato da John Lennon e Yoko Ono dopo che i due avevano gestito la distribuzione di El topo (1971) in USA.

Alejandro Jodorowsky, El Topo OST (ltd ed 500 copie 1971 ristampa 2017)

Uno dei film underground di maggior culto di tuti i tempi, filmato da Jodorowsky, che è accreditato anche come autore di tutti i brani tranne uno. La colonna sonora è magistrale nel fare da contrappunto alle varie sequenze. È stridente, opprimente, feroce, bislacca proprio come la pellicola. Album in vinile pesante, edizione limitata in 500 copie, copertina esclusiva in tessuto, con il disco contenuto in una copertina interna nera con note. Riedizione vinilica del 2017 della leggendaria colonna sonora, originariamente uscita su Apple nel 1971. È il 1970, il film si pone ai vertici di questo decennio perché è pregno di soluzioni visive e cromatiche tipiche di quel periodo. Jodorowski è un pioniere di questa decade. Un marchio, un esempio, un simbolo che verrà seguito, ammirato ed amato in modo quasi religioso. Il film è scomodo, non può “piacere” a tutti.

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