// di Francesco Cataldo Verrina //

Nella nostra epoca, il canto jazz o imparentato con il jazz si muove su un’ampia superficie espressiva che riceve stimoli dai quattro punti cardinali della musica. Mafalda Minnozzi, artista di caratura mondiale in grado di modellare e sagomare la voce con la medesima duttilità di uno strumento musicale, possiede una sorgiva, quasi cromosomica, capacità di adattamento a molteplici moduli espositivi e stilemi vocali. Ad esempio la Minnozzi canta in quattro lingue: portoghese, inglese, francese e italiano. Un dettaglio non trascurabile che le consente di aderire ad una varietà di tipologie sonore senza difficoltà alcuna. I quattro idiomi suddetti rappresentano il veicolo di almeno quattro riconosciute tradizioni musical-canore: il jazz, e sappiamo quanto Mafalda sia abile nello scat ritmico con cui all’uopo riesce a creare un vero e proprio groove vocale, al quale si aggiunge uno stretto legame, quasi viscerale, con il Brasile, i suoi massimi autori e la bossa, per non parlare del cabaret e degli chansonnier francesi, non ultima la fortuna di avere, per ius soli, un corredo genetico italico-mediterraneo. Le interpretazioni della Minnozzi contengono nei filamenti di DNA creativo quell’assioma che lega un intimo sentimentalismo, capace di innescare uno sturm und drang ricco di pathos, a metà strada tra melodia e dramma, quale residuo della dotta tradizione lirica, nonché della veridicità coinvolgente del canto popolare tipico del nostro paese.

«Natural Impression» nuovo progetto discografico di Mafalda Minnozzi, come già spiegato, è rappresentativo di un ampio ventaglio di moduli canori ed autorali, che ella destruttura, ricostruisce ed amalgama con personalità, districandosi con disinvoltura in una labirinto di stilemi ed elementi musicali fitti di cromatismi e sfumature multi tematiche che risucchiano il fruitore in una spirale di emozioni a getto continuo. Mafalda descrive così la sua opera: «Comporre e scomporre le misure di ogni singola battuta, entrare in ogni verso e parola per trovarne il suo significato più intimo, in simbiosi con l’autore di quella canzone che ha stravolto la mia vita. Poi calcolare il ritmo come parte integrante dei miei stessi passi, respirare profondamente l’odore, il colore e la natura di un Paese come il Brasile che mi ispira e mi fa sognare. Infine, improvvisare nella più totale libertà nuove note che corrono e si intrecciano nel cielo del mio mondo musicale». All’ottima riuscita dell’album ha contribuito anche un ensemble espanso e cosmopolita fatto di personalità non comuni e di portata mondiale: Paul Ricci (chitarra), Helio Alves (pianoforte), Eduardo Belo (contrabbasso) e Rogerio Boccato (batteria e percussioni). La partecipazione di Roberto Menescal (duetto in Bruma) e di cinque Special Guest di caratura internazionale mondiale, quali Don Byron (clarinetto), Doug Beavers (trombone), Joe Locke (vibrafono), Michael Wolff (tastiere) e John Patitucci (contrabbasso), garantiscono al disco una varietà formale ed espressiva, controllata dalle capacità demiurgiche della titolare della ditta. Le parole della Minnozzi ne sono una conferma: «Natural Impression è il risultato di un lavoro di gruppo. Siamo entrati all’Acoustic Recording Studio di New York come un classico quintetto jazz, ognuno di noi intenzionato a mettere a disposizione degli altri tutta la nostra esperienza. Paul Ricci, produttore, direttore musicale e autore degli arrangiamenti originali del progetto, ha fatto sì che la personalità di noi tutti potesse emergere e lasciare una sua propria impronta musicale nel disco. Il risultato è un album svincolato da classificazioni ed etichette, un’opera unica e irripetibile, perché sarà impossibile che Paul e io potremo riunirci nuovamente in quello stesso studio, con gli stessi musicisti e con lo stesso spirito, per ricreare la stessa atmosfera e le stesse vibrazioni».

Mafalda Minnozzi, personaggio di lunga e comprovata esperienza, è di per sé un’artista multitematica ed itinerante, cosi come la track-list delle canzoni scelte per l’album diventano le tappe di un viaggio circolare e perpetuo che unisce universi e civiltà sonore prossime e remote, attraverso la rivisitazione di un repertorio che coinvolge compositori ed autori di differente provenienza: Antônio Carlos Jobim, Victor Martins e Ivan Lins, Jorge Ben Jor, Aloysio de Oliveira e Ray Gilbert, Marcos Valle e Paulo Sérgio Valle, Jacques Brel, George David Weiss, Hugo Peretti, Luigi Creatore e Luiz Bonfá, Caetano Veloso, Bruno Brighetti e Bruno Martino, Aldir Blanc e João Bosco, Mogol e Lucio Battisti, Durval Ferreira, Maurício Einhorn e Regina Werneck, Bruma Ramos da Fonte, Roberto Menescal e Newton Mendonça. I quindici brani sono principalmente arrangiati da Paul Ricci e contemplano, come dicevamo, una notevole varietà di umori e sentori coibentati da un un flavour latin jazz dai contrafforti mediterranei, adagiato su un rilassante triclinio, su un mood di matrice brasiliana che diventa il contrassegno saliente ed il valore aggiunto di «Natural Impression».

Mafalda Minnozzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *