//di Guido Michelone//

Accordi Disaccordi è un gruppo italiano presenta dal vivo sulla scena musicale sia nostrana sia internazionale. Il trio, nato nel 2012, è composto da Alessandro Di Virgilio e Dario Berlucchi alle chitarre e da Dario Scopesi al contrabbasso. Il sound della band risulta alquanto originale risultano un crossover in grado di shakerare sonorità manouche (o gipsy jazz), melodie mediterranee, ritmi latini, manifestando pure un’energia tutta rock. Il live set è un autentico spettacolo presenta originalità acustica con un trend quasi cinematografico, in dialettico con un riuscito storytelling e con attitudini virtuosistiche, fino a coinvolgere in prima persona l’audience medesima (cosa che avviene pure nei quattro CD finora pubblicati). L’intervista giunge a ridosso delle loro applaudite performance nell’appena conclusa edizione di Umbria Jazz 2023.

D. Volete anzitutto parlarci della vostra attuale esperienza a Umbria Jazz?

R. Suonare come Resident Band per Umbria jazz è una delle esperienze più belle ed emozionanti per noi. Quest’anno si festeggiava il 50° anniversario di UJ e il nostro 10° come band, quindi è stato ancora più speciale. 20 concerti in 10 giorni tra la bottega del vino e l’arena santa Giuliana sono letteralmente volati.

R. A UJ ci sentiamo a casa, la nostra storia e strettamente legata al festival. È stata l’organizzazione ad apprezzare la nostra musica suonata facendo busking per le vie di Perugia e a metterci nella programmazione principale. Da lì è nata un’amicizia che dura da tanti anni. Al festival respiriamo un’aria diversa, siamo letteralmente immersi nella musica di circondati da persone speciali.

D. Raccontateci ora le vostre esperienze personali (ognuno di voi) prima di diventare un gruppo.

R. Abbiamo tutti maturato diverse esperienze musicali. Io (Dario) dopo essere diplomato in conservatorio, ho suonato per diversi anni nella Resident band della trasmissione Rai “Nessun Dorma” e pubblicato alcuni dischi con formazioni ed etichette di stampo jazz.

R. Prima di laurearmi al conservatorio jazz di Torino, presi una laurea in DAMS indirizzo Musica e un diploma al CPM di Milano. In quel periodo suonavo principalmente blues e funk e avevo diverse formazioni con cui mi esibivo. Ma quando vidi il film “Midnight in Paris” rimasi colpito dalla colonna sonora, talmente tanto che decisi di iniziare lo studio della chitarra jazz manouche. Ed è proprio in quel periodo che l’idea di Accordi Disaccordi inizió a prender forma.

R. Mi sono laureato al DAMS di Torino e in quel periodo suonavo pop con “la bottega di musica e parole” con cui abbiamo vinto il premio Siae Mogol come migliore testo e arrangiamento nel 2007. Successivamente ho conosciuto Alessandro al DAMS di Torino e dopo poco tempo è nato il progetto Accordi Disaccordi.

D. Ora parlateci del vostro ultimo disco da un punto di vista generale e poi nel dettaglio, evidenziando magari alcuni brani.

R. Decanter è il nostro personale racconto musicale. Racchiude il percorso che abbiamo fatto come musicisti e come ascoltatori. È la sintesi del nostro modo di intendere la musica nella formazione in trio con due chitarre e un contrabbasso. Brani come “Rubik” racchiudono insieme la tradizione gipsy jazz dalla quale siamo partiti, ma sono anche proiettati verso un sound più moderno che strizza l’occhio al rock. Altri come la ballad “Easy” sono l’esempio di come siamo alla continua ricerca di sonorità morbide e dal gusto cinematografico. Del resto il cinema è stato da sempre un filo conduttore della nostra musica. Con Woody Allen abbiamo scoperto il gipsy jazz, molti dei nostri brani sono diventati parte di colonne sonore. Tra tutti siamo particolarmente orgogliosi della nostra “Stay” utilizzata per il film “Fabrizio De André e PFM – Il concerto ritrovato”. Altri nostri brani sono stati utilizzati nel film di Paolo Costella “Vicini di casa” , insieme alle altre composizioni di Alessandro Di Virgilio (di cui ha curato l’intera colonna sonora del film).

D. Che idea avete del jazz in questo momento e dello stile che rappresentate?

R.Vediamo il jazz come uno stile non un genere. Un contenitore capace di accogliere diverse sonorità, modellandole attraverso Interplay e improvvisazione. Nelle nostre composizioni (di cui Alessandro Di Virgilio è la penna principale) cerchiamo sempre di fare emergere la melodia creando un rimando ad un immaginario mondo cinematografico.

D. I vostri progetti per l’immediato futuro?

R. Nel nostro show abbiamo inserito alcune nuove timbriche, tra cui ukulele, glokenspiel e soprattutto chitarra elettrica ed effetti. Sono un espediente timbrico che ci aiuta a ricreare da un lato particolari atmosfere oniriche, e dall’altra ad aggiungere una buona dose di energia ai nostri concerti. Il progetto presente e futuro è quello di proseguire il tour in cui stiamo presentando questa versione più “elettrica” della band.

NB. Le foto sono state scattate a Umbria Jazz da Francesco Cataldo Verrina durante lo showcase di Accordi & Disaccordi per Radio Montecarlo

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