Luca Di Martino

di Guido Michelone

Con gli ultimi tre album in sei anni – “Di istinti e di istanti” (2017), “Dalla mia parte” (2022), “Il richiamo e l’abbandono” (2023) – si conquista in soli sei anni la stima di pubblico e di critica, suonando la chitarra acustica (più precisamente classica), di cui ci parla volentieri. Pur credendo “di non essere assolutamente un jazzista”, Luca Di Martino ha qualcosa dell’imprinting jazzistico che però è arduo spiegare: l’ascolto tuttavia rivela un profondo assorbimento di quel guitar style di confine che da circa mezzo secolo trova in Pat Metheny e Ralph Towner i principali maestri, non a caso preferiti anche dall’intervistato, che qui rivela molto di sé e del proprio affascinante mestiere.

D In tre parole chi è Luca Di Martino?

R Un assiduo creativo.

D Parlaci del tuo percorso artistico-professionale.

R Intraprendo lo studio della chitarra nel 2000, ma parallelamente coltivo la passione per le canzoni, per la musica d’autore italiana. Fin dal primo approccio alle note, mi sono sentito subito sentito attratto dalla possibilità di “creare musica”, che da sempre è l’impulso che accompagna le mie giornate. Ho passato la mia adolescenza a scrivere canzoni e brani strumentali per chitarra, più che a studiare; nonostante ciò nel 2012 conseguo il diploma in chitarra classica al Conservatorio Bellini di Palermo.

D Sei attivo dal vivo e in studio da molti anni, giusto?

R Ad oggi ho infatti realizzato otto album in studio (cinque da solista), ho collaborato con diversi musicisti e mi sono esibito in svariate manifestazioni. Per un ventennio ha militato nella band dei “Vorianova”, con la quale ho svolto numerosi concerti, ho inciso tre album in veste di chitarrista, autore di testi e soprattutto compositore delle musiche ed ho ottenuto pregevoli riconoscimenti ,tra gli ultimi “Premio AVI 2020” , premio per il miglior arrangiamento a “Botteghe d’Autore 2021” , Targa Tenco 2021 per il miglior album a progetto per il disco “Ad esempio a noi piace Rino

D Il 2017 è l’anno del mio debutto discografico?

R Certo, da chitarrista solista con “Di Istinti e di Istanti”, a cui fanno seguito “Dalla mia parte” pubblicato nel gennaio 2022 e “Il richiamo e l’abbandono”, pubblicato con l’etichetta 802records nel settembre 2023. Tre lavori di composizioni originali dedicati alla chitarra classica dove emerge chiaramente la mia visione personale del fare musica; nel gennaio 2023 pubblico l’album “A bassa voce”, un sentito omaggio alla musica dell’artista casertano Fausto Mesolella. Ho anche all’attivo due pubblicazioni indipendenti di musica originale per chitarra sola: “Nel Tempo” (2021) e “Silenzi” (2022).

D La chitarra non è però l’unico tuo impegno cultural-professionale…

R Sono stato ideatore e Direttore Artistico per cinque anni dell’Isnello Guitar Festival, una rassegna internazionale dedicata alla chitarra che ha ospitato grandi nomi del panorama chitarristico come Irio De Paula, Fausto Mesolella, Mauro di Domenico, Francesco Buzzurro e tanti altri. Nel dicembre 2023 inauguro il mio percorso da cantautore con la partecipazione al festival “Autori al Centro”, tenutosi al Teatro Castagnoli di Scansano, dove mi aggiudico il premio miglior testo col brano” Io vado avanti”. Nel 2024 è prevista l’uscita del mio album d’esordio da cantautore dal titolo “Non importa la meta”, anticipata dal singolo dall’omonimo titolo.

D Raccontaci ora dei tuoi tre album. Iniziamo con Di istinti e di istanti e Dalla mia parte e Il richiamo e l’abbandono.

R Sono tre album diversi, ma accomunati dalla stessa visione e dalla stessa voglia di cercare un linguaggio originale. Sono album composti in periodi diversi, ed è logico che contengono brani con vissuti, evocazioni, emozioni legati a quei momenti. I primi due rispettivamente Di istinti e di istanti (2017) e Dalla mia parte (2022) contengono brani per chitarra sola, caratterizzati da una freschezza compositiva dai connotati pop, latin, jazz e new age.

D Cosa accade invece nell’ultimo “Il richiamo e l’abbandono” del 2023?

R Volevo fare qualcosa di diverso rispetto ai precedenti, ed è in qualche modo a mio avviso più legato alla world music. La principale novità consiste nella scelta consapevole di ambientazioni ed effetti differenti che mi hanno allontanato dal suono “naturale” della chitarra classica proposto negli altri album. In ogni brano ho voluto ricercare un’ambientazione sonora diversa dettata dall’esigenza espressiva. In qualche brano ho sentito l’esigenza di usare dei loop per dare maggiore sfogo alla mia creatività e improvvisazione affidando tutto a quelle sensazioni vissute al momento stesso. Ho sperimentato il loro utilizzo durante i miei lives: mi hanno aiutato a rendere i brani più interessanti e coinvolgenti. Grazie ai loop, alla riproduzione di alcune sequenze ritmiche/melodiche e percussive tutto diventa più forte, più vario e allo stesso tempo più “ruffiano”.

D Come definiresti la tua musica?

R Semplice ed efficace. Potrei definirla evocativa.

D Possiamo parlare di te anche come jazzista?

R Penso di non essere assolutamente un jazzista. Anni fa ho provato a cimentarmi nello studio della chitarra jazz, ma ho capito subito che non era il mio mondo. Penso sia un linguaggio che devi avere dentro.

D Possiede ancora un senso preciso oggi il termine jazz?

R Credo che abbia ancora senso la parola “jazz”, in quanto identifica una nicchia di musicisti, fruitori.

D E si può parlare di ‘jazz italiano? Esiste qualcosa di definibile come ‘jazz italiano’?

R Non saprei. Conosco poco questo mondo. Forse si potrebbe fare riferimento a qualche brano di cantautori che adoperano quelle sonorità, tipo Gualazzi, Cammariere, Ivan Segreto.

D Quali sono i tuoi punti di riferimento nella storia della chitarra?

R Non ho un modello preciso di riferimento, da ogni chitarrista che ho ascoltato ho sempre cercato di apprendere qualcosa. Se dovessi scegliere qualcuno mi piace tanto il Pat Metheny acustico, Ralph Towner, Fausto Mesolella.

D La musica deve parlare, attraverso i suoni, di temi sociali, politici, ambientali, filosofici?

R La musica è espressione libera dei sentimenti. Si, a mio avviso può parlare di qualsiasi tema; se l’intento e il messaggio arriva al pubblico allora è servita anche a qualcun’ altro.

D Come vivi la tua musica in Italia anche in rapporto alle tue esperienze sul territorio?

R Sicuramente non è una musica adatta a tutti, bisognerebbe trovare la propria nicchia di ascoltatori. Nei pochi concerti che faccio nel mio territorio, ritrovo comunque nel pubblico una piccola fetta di persone attente, interessate e soprattutto che riescono ad emozionarsi.

D Cosa ne pensi dell’attuale situazione in cui versa la cultura italiana (di cui il jazz, il pop, il rock, il folk ovviamente fanno parte da anni)?

R Non sono nessuno per giudicare, ma da quello che passano i media e le radio, si percepisce in linea di massima, una forte decadenza sia dal punto di vista musicale che da quello letterario del testo delle canzoni. Esiste ancora la bella musica comunque, ci sono tanti bravissimi artisti che hanno bei progetti curati e ricercati, che purtroppo non vengono fuori magari perché “fuori mercato”.

Luca Di Martino

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