Un lavoro geniale frutto di un sincretismo ideativo basato sulla conoscenza che si eleva ripetutamente tre metri sopra il celo, al netto di ogni eclettismo contaminante

// di Francesco Cataldo Verrina //

Il sax nelle sue varie espressioni costituisce almeno l'80% della storia del jazz moderno. A partire dal secondo dopoguerra, grazie ad alcuni «affinatori» della materia, quali Lester Young, Coleman Hawkins, Don Byas e Dexter Gordon, il sassofono tocca alti livelli di raffinatezza espressiva, raggiungendo elevati indici di credibilità all'interno dei piccoli combo bop, dopo aver scalzato il clarinetto e guadagnato terreno sulla tromba; così da Charlie Parker in avanti, passando per Rollins e Coltrane, il sax afferma una sorta di dominio territoriale, mai più perduto nel corso dei decenni. Difficile descrivere il suono del jazz, al netto dei dettagli di natura tecnico strumentale, ma le suggestioni, che questo strumento offre nella sua variegata gamma tonale, sono molteplici: forse il sax è lo strumento che, insieme alla tromba, ricorda di più la voce umana con tutte le sue sfumature timbriche fatte di gioia, sofferenza, ironia, poesia e capacità di penetrare e descrivere i moti dell'animo e le complessità della mente, attraverso una scala cromatica difficile da ottenere con altri strumenti a fiato.

Il pianista compositore Walter Gaeta, a testimonianza del suo amore per questo strumento, ha concepito un album originale nella forma e nella sostanza, per il quale ha coinvolto un quartetto di soli sassofonisti, il Quartetto di Saxofoni Guernica formato da Giuseppe Laterza sax Soprano, Valerio D'Orazio sax alto (tracce 3,10,16 e 17), Domenico Di Biase sax tenore (tracce 15 e 19) e Antonello Carraferri sax baritono, aggiungendo al costrutto sonoro due piccole ciliegine sulla torta: Libera Candida D'Aurelio come voce narrante (traccia 4) ed Israel Varela alle percussioni (traccia 20). Gaeta non interviene mai con il suo strumento di elezione, il pianoforte, ma si limita al ruolo oltre che di autore di due delle lunghe partiture che compongono l'album, di conductor e di demiurgo.

Il titolo, «Vibrazioni Misteriose», nasce da alcune riflessioni di Hector Berlioz che parla del suono del sax come simile al pianto indistinto della brezza dei boschi; meglio ancora, come le vibrazioni misteriose di una campana molto tempo dopo che è stata percossa. Un concept fortemente evocativo e visionario che si dipana attraverso quattro suite suddivise in vari frammenti, indicativi di luoghi, situazioni e suggestioni, contenenti ciascuna cinque brevi intermezzi sonori per un totale di venti sottotitoli che si susseguono in maniera legata e collegata come i vari capitoli di un racconto in musica, quale frutto del trentennale studio del pianista compositore, in cui risaltano maggiormente per impatto emotivo i due concept originali: il primo «Errando in Portugal», suite composta nel 2002 e premiata al Concorso di Composizione ed Esecuzione «Il Sax Italiano 2023», che si caratterizza come un viaggio attraverso un terra ricca di storia e di suggestioni, dove i luoghi e le città catturano vari umori creativi ed esecutivi che si srotolano piacevolmente con la modalità di un racconto a episodi o a tappe, quasi una guida turistica ideale, forte di una carica immaginifica e documentaristica: ciò che l'intreccio strumentale dei sassofoni non riesce a far sentire lo fa vedere. Con «Five Jazz Sketches, una raccolta di cinque affreschi sonori dedicati ad alcuni maggiorenti della nomenclatura jazzistica (Bill Evans, Tom Jobim, Thelonious Monk, Duke Ellington e Oscar Peterson), in cui l'anima del pianoforte si rigenera attraverso il coeso afflato sassofonistico. Pur non disponendo le ance di un supporto accordale, lo spirito dei prestigiosi musicisti tributati viene proiettato in primo piano su un grande schermo di emozioni a presa rapida.

Il terzo cambio di passo porta con sé «Three Preludes» di George Gershwin che, completati nella suite da cinque con l'innesto di «Prelude in Amin» di Maurice Ravel e con «Lo Scoiattolo» a firma Gaeta, creano un ibrido sonoro perfettamente amalgamato ed omogeneo all'interno del plot narrativo. Merito degli arrangiamenti di Gaeta che rendono l'intera impalcatura musicale uniforme, scorrevole e quasi senza soluzione di continuità, in cui i sassofoni esprimono tutta la loro magnificenza strumentale attraverso un gradevole interplay e ripetuti cambi di mood. Man mano che le spire melodiche avvolgono il fruitore, alla medesima stregua del lettore di un romanzo desideroso di arrivare a compimento, l'ultimo atto del progetto, locupletato dalle musiche di Chick Corea, innesca un passaggio determinante nello svolgimento della trama tematica, al pari di un'agnizione cinematografica. «Children’s Song», con l'aggiunta di «Spain» del pianista italo-americano, aggiunge bellezza estetica e profondità esecutiva all'intero habitat sonoro, nel quale i sassofonisti trovano un terreno fertile sia nella forma ideativa che negli arrangiamenti proposti da Gaeta, in cui momenti di morbida dolcezza, declamati quasi in punta di piedi, si fondono in maniera mercuriale, mentre la melodia si eleva attraverso un intenso crescendo verticale, per poi inabissarsi lentamente adagiandosi su una coltre di pathos brunito e profondo. «Vibrazioni Misteriose» di Walter Gaeta, pubblicato da Notami Jazz, è un lavoro geniale frutto di un sincretismo ideativo basato sulla conoscenza che si eleva ripetutamente tre metri sopra il celo, al netto di ogni eclettismo contaminante. Un disco capace di visioni folgoranti e di tangibili sensazioni.

Quartetto Saxofoni Guernica