Le composizioni eseguite da Fedeli e compagni, pur assecondando perfettamente lo sviluppo narrativo del film, non lasciano spazio ad equivoci: trattasi di un costrutto multitematico che attinge alle varie epoche dello scibile jazzistico, pagando un simbolico pedaggio a qualche celebre colonna sonora di genere.

// di Francesco Cataldo Verrina //

«Stolen Moments» è un’opera duale, un ponte ideale gettato fra cinema e musica: se guardi il film vieni risucchiato in uno scenario jazzistico, se ascolti le musiche della relativa colonna sonora vieni trasportato in una dimensione cinematografica surreale. Il jazz sortisce questo effetto – senza togliere nulla ad altri – è forse il linguaggio musicale che per le sue stesse dinamiche meglio si attaglia al cinema, con i suoi ritmi sincopati frastagliati e rapsodici. Va detto pure che i film sostenuti da un commento sonoro di tipo jazzistico, specie se calati in una dimensione artificiosamente retrò, sortiscono sistematicamente un effetto spettacolare, al netto del contenuto stesso della pellicola, sia che si tratti di un noir, di una storia d’amore o, come nello specifico, delle avventure di Sabino, giovane pugliese amante del jazz, che insieme al cugino Michele e con Pasquale, giocatore d’azzardo, entrambi di Bari vecchia, decide di aprire in una Torino, fumosa ed industriale, un jazz club all’interno di uno dei famigerati capannoni, un tempo destinati alle famiglie degli emigrati del Sud.

L’album in oggetto, ottimo e vitale esempio a prescindere dalla destinazione d’uso, funge da soundtrack del mockumentary di Stefano Landini, una sorta di plot narrativo a metà stra tra una vera storia cinematografica ed un documentario, in cui le composizioni originali di Massimo Fedeli rendono assai labili i contorni tra il vero ed il falso, tra fiction e materiale d’archivio. In effetti, il percorso che accompagna le musiche del film comprende una parte eseguita dal vivo e lo «score» della pellicola ripresa in sala con i musicisti-attori. I protagonisti principali in ordine d’apparizione, ma non per importanza, di questo ricercato e originalissimo esperimento discografico sono Emanuele Coluccia al sax tenore, Alberto Di Leone tromba e flicorno, Lorenzo Lorenzoni al trombone tenore e susafono, Francesco Angiuli al contrabbasso, Enzo Lanzo alla batteria, Vito Quaranta chitarra e banjo, Massimo Fedeli pianoforte e Rhodes. L’album comprende anche un brano cantato, «Beginning Of A Dream» , che poggia sul contributo del vocalist Mario Rosini. Nel film strutturato sull’idea di una duplice architettura narrativa, si respira un aria, oramai desueta, di impegno politico-sociale anni Settanta, in cui l’iniziativa dei giovani baresi diventa una sferzata di cultura trasformando un luogo di degrado in un punto di riferimento non solo per i jazzofili, ma perfino per i lavoratori e gli emigrati che finalmente possono respirare una boccata di ossigeno e di libertà in una terra ostile. Così, le composizioni di Fedeli arricchiscono il plot narrativo di ulteriori suggestioni. L’apertura di un luogo di aggregazione, in un contesto socio-politico complicato, diventa una vera scommessa che, dopo tanti inconvenienti e difficoltà, viene inizialmente vinta. Non tutto, purtroppo, andrà secondo i piani stabiliti. Un boss locale strapperà il locale ai tre giovani, debitori dopo una partita a carte. Alla fine, però, Sabino, Michele e Pasquale riusciranno a riprendersi il tanto amato oggetto di desiderio.

Nel film sono intercalate anche delle interviste ai protagonisti, virtualmente invecchiati – e ad un io-narrante rappresentato da Pupi Avati – secondo le dinamiche di un’ipotetica trasmissione TV. Soggiogato dalle musiche e dalle immagini ben amalgamate che uniscono veri reportage e finzione – la parte fiction è stata interamente girata in Puglia con importanti attori – lo spettatore-ascoltatore all’uscita dalla sala si chiede se ciò che ha visto e sentito sia realmente accaduto. «Stolen Moments» appartiene ad un genere cinematografico difficile da incasellare: esistono pochi esempi simili, di cui il più celebre è «Zelig» di Woody Allen». Il linguaggio è infatti quello tipico della ricostruzione televisiva operata in talune inchieste giornalistiche, dove non è facile discernere tra il documentario e la fiction. Per contro, le composizioni eseguite da Fedeli e compagni, pur assecondando perfettamente lo sviluppo narrativo del film, non lasciano spazio ad equivoci: trattasi di un costrutto multitematico che attinge alle varie epoche dello scibile jazzistico, pagando un simbolico pedaggio a qualche celebre colonna sonora di genere. Basta ascoltare l’iniziale «Sabino» o l’intermedia «Fregoli» , piuttosto che con l’arrembante «Nebbia» , in cui il pianista e suoi sodali riescono a creare la classica atmosfera urbana dai contrafforti funkified, contrassegno saliente delle colonne sonore dei film della blaxploitation o l’aura davisiana di “Ascensore per il Patibolo” che rivive nella languida e brunita «Torino Blues» o nel «Tema di Marina» , ricca di pathos e con una suadente melodia a facile combustione. Ciononostante, l’ensemble riesce a raccontare con le note una storia di persone e di sogni, fatta di luci e ombre, rievocando a ritmo di jazz un’epoca piena di conflitti, lotte ideologiche e contraddizioni, in cui i vari frammenti sonori, ricchi di sfumature caratteristiche del periodo storico che, seguono le vicissitudini della trama, assumondo tonalità amare, timbri e cromatismi dalle tinte drammatiche, sensuali e ironiche. Il già citato «Beginning Of A dream» è un swing up-tempo cantato che descrive in maniera mercuriale il mood di un’epoca, quando il jazz consentiva anche momenti ludici e spensierati da ballare. Non mancano altre atmosfere languide e crepuscolari, quale descrizione neo-realistica di una città schiacciata dal peso di un’industria pesante, inquinante e caotica e da una convivenza difficile. Alcuni magnifici esemplari sono certamente «Farewell To Maria» che dà proprio il senso del distacco e dell’abbandono con un struggente tromba in sordina e «Sad Moment» magnificata dal flusso pianistico del band-leader. Massimo Fedeli dispone di un bagaglio di esperienze compositive lungamente connesse ad importanti iniziative televisive, cinematografiche e teatrali e rilevanti collaborazioni in campo jazzistico legate a nomi di spicco, quali George Garzone, Massimo Urbani, Maurizio Giammarco ed altri. Ora, dimenticate il film e concentratevi sull’album, pubblicato da Alfa Music: in giro produzioni di questa levatura non se ne trovano molte, neppure perlustrando i meandri più reconditi della discografia europea.

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