Avi Avital

di Guido Michelone

Se si prende per buona l’ormai dimenticata teorizzazione dei Giorgio Gaslini sulla musica totale, dove, in parole povere, il jazzman e compositore circa mezzo secolo fa ipotizza il sound del presente e del future quale dialettica convergenza dei linguaggi acusticidi estrazione dotta e popolare, scritta e improvvisata, eurocolta e terzomondista, un personaggio quale Avi Avital rientra serenamente in tale accezione o filosofia (più che norma o precetto), facendosi amare, come in effetti sta già accadendo da oltre un decennio, dai fan della classica, del jazz, persino del pop e della world music.

Bisogna in tal senso ricordare l’excursus, attraverso cui Avital arriva oggi a un sound perfettamente riconoscibile e apprezzato da pubblici diversi: nato il 19 ottobre 1978 nella città israeliana di Be’er Sheva è anzitutto un mandolinista, conosciuto in primis per le eccellenti interpretazioni della musica barocca europea e di quella popolare o folklorica, gran parte della quale è origine scritta o improvvisata per altri strumenti, talvolta lontanissimi dal mandolino, che però egli sa duttilmente piegare a eterogenei contesti artistici. Dopo la nomination per un Grammy Award (nella categoria di miglior solista strumentale con ensemble), Avi firma un contratto discografico con la prestigiosa Deutsche Grammophon – ancora la numero uno nella classica – che gli garantisce piena visibilità anche a audience trasversali. Avital mostra fin da bambino un’attitudine speciale per il mandolino napoletano in un con testo socioculturale dove si incrociano spesso eterogenei trascorsi estetico-culturali: va ricordato infatti che lo strumento gode nel periodo barocco di stima e apprezzamento da parte di molti compositori italiani, benché sia il vernacolo partenopeo a lanciarlo nel mondo, sino a condizionare esperienza sonore lontanissime dal country statunitense ai raga indiani. Avi comunque ha solo otto anni, quando si esibisce con un’orchestrina locale nella propria città poco distante dalla striscia di Gaza. Avital però preferisce studiare prima all’Accademia di Musica di Gerusalemme, quindi al Conservatorio Cesare Pollini di Padova, in Italia, dove concentra il fulcro del lavoro tanto sulle trascrizioni per mandolino di brani per violino quanto sugli spartiti originali espressamente redatti pensando al suo strumento.

Grazie, poi, allo sponsor della America-Israel Cultural Foundation, Avi può ricercare e maturare fino a esibirsi alla Carnegie Hall e al Lincoln Center di New York, al National Center for the Performing Arts e alla Forbidden City Concert Hall di Pechino, alla Philharmonie di Berlino, con numerose formazioni sia orchestrali sia cameriste da tutto il mondo, persino dall’Australia tra il 2011 e il 2016 con l’Australian Brandenburg Orchestra (in mezzo una tournée con la Camerata di Ginevra). Oltre la nomination ai Grammy, a livello di trofei, vince il concorso Tel Aviv in Israele e riceve il premio Echo in Germania, proprio nel periodo dell’esordio discografico di Avital, con una raccolta di sonate e concerti intitolata semplicemente Bach (12 giugno 2012). Avital continua la tradizione di virtuosi che ha porta il mandolino nella musica classica alla sincera attenzione del grosso pubblico: musicisti di talento stanno di nuovo attirando curiosità e interesse ovunque, soprattutto per fare cose nuove con uno strumento rimosso da circa un secolo negli ambienti colti e nelle istituzioni accademiche (e relegato al più vieto folclorismo): ora nuovi talenti dagli italiani Carlo Aonzo e Mauro Squillante ai nordamericani Chris Thile, Joseph Brent e Mike Marshall fino agli israeliani Tom Cohen, Jacob Reuven e Alon Sariel, stanno lavorando per il pieno recupero artistico-intellettuale. E Avi in tal senso si pone l’obiettivo di migliorare la posizione del mandolino all’interno del sistema-musica in ogni angolo del Pianeta: suonando bene lo strumento, considera il trionfo alla Carnegie Hall non solo come la propria consacrazione artistica, ma soprattutto quale risultato della prova di una rinascita per il mandolino, fino ad accentuare la crescente importanza nella musica classica: non a caso dall’autunno del 2016, continua ad aggiungere sempre nuovi brani per mandolino al repertorio mandolinistico, superando oggi il centinaio di titoli.

Il percorso verso il successo di Avital non si limita dunque alla riscoperta della musica storicamente suonata con il mandolino, che può vantare, in abito classico una letteratura relativamente esigua. Consapevole del proprio ruolo nel diffondere l’arte, la cultura, la musica del mandolino in celebri o prestigiose sale da concerto (anche teatri e auditorium, talvolta piazze e palasport) in giro per il mondo , si rende conto che arricchire il ‘repertorio di qualità’ dello strumento è importante per il futuro delle sette note, non senza un tocco di polemica verso chi ancora percepisce lo strumento come limitato: e la risposta concreta per lui è suonare e fare propri i repertori di compositori ‘sacri’ come Bach onde cambiare la prospettiva sul ragionamento. Sebbene Avi realizzi quindi nuovi arrangiamenti di opere classiche non destinate originariamente al mandolino, in parallelo aggiunge musiche dotte inedite scritte apposta per lui come Cymbeline di David Bruce. Viaggiando di frequente in ogni continente Avital si rende subito conto che il mandolino è coinvolto nella musica folk o popolare ovunque mette piede; i brani vernacolari vengono quindi da lui impiegati come punto di partenza da aggiungere al repertorio mandolini stico, iniziando altresì a collegare gli aspetti della musica folk con quella classica: ad esempio secondo album Between Worlds include la musica bulgara, gallese e klezmer, frutti degli incontro con casuali con altri musicisti di matrice world, ethnic, jazz da cui trae ispirazione.

Dal vivo Avi è una forza della natura come si evince ad esempio dai tre concerto organizzati dalla piemontese Camerata Ducale a Vercelli: in particolare nell’ultimo si ascoltano, con la giovane bellissima Giulia Romonda al violino (alla guida di un quintetto d’archi rafforzato da moderne percussioni) le sei miniature di Sulkhan Fyodorovich Tsintsadze, un estratto da Maria de Buenmos Aires di Astor Piazzolla, 5 dei 44 splendidi duetti di Béla Bvartok, una romanzo da un concerto di Giovannio Battista Viotti. Per chi ama il jazz è consigliabile soprattutto l’album Avi Avital Meets Omer Avital (20917) in coppia con il fratello all’oud e a contrabbasso (mentre lui usa pure la mandola) e un trio composto da pianoforte, percussioni, accordéon, con 9 brani spazianti attraverso sonorità internazionali. Gli altre tre album che completano la mezza dozzina di Cd Deutsche Grammophon riguardano un Vivaldi, un alto ancora su Bach e il più recente The Art of Madolin dove siprocede +dal barcooc al contemporaneo, nella prospettiva di un Avi Avital gaslinianamente musicista totale.

Avi Avital

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *