Pete La Roca Batterista

// di Cinico Bertallot //

Pete «La Roca» Sims, all’anagrafe Peter Sims divenne noto al mondo del jazz come Pete La Roca dal 1957 al 1968, Come batterista jazz ha appena sfiorato la storia del jazz moderno, ma i sui dischi e le sue collaborazioni restano comunque delle importanti testimonianze di un’epoca in cui il mercato superaffollato di talenti diveniva talvolta impietoso e selettivo con quanti mostravano delle piccole titubanze. Per lungo tempo La Roca, in effetti, preferì esercitare la professione di avvocato per non vanificare la laurea in giurisprudenza che aveva conseguito con grande sacrificio. Durante gli anni di studio, considerando che la musica fosse poco redditizia, si mantenne facendo il tassista.

Nato e cresciuto ad Harlem, in un ambiente frequentato da musicisti e artisti a vario titolo – la madre era una discreta pianista, mentre il patrigno si dilettava come trombettista – fu introdotto nell’universo jazzistico dallo zio, Kenneth Bright, azionista di maggioranza della Circle Records e gestore della sala prove situata sopra i locali del LaFayette Theater. Il giovane Sims aveva studiato percussioni alla High School of Music and Art e al City College of New York. L’idea di adottare il nome La Roca, all’inizio della sua carriera, fu condizionata dalle sue frequentazioni, soprattutto dal fatto di aver suonato le percussioni, per ben sei anni, con gruppi e formazioni ispanico-latine. Negli anni ’70, però, abbandonata momentaneamente l’attività jazzistica a vantaggio della carriera forense, riprese ad usare il cognome di famiglia. Un decennio più tardi, quando rientrò negli ambienti jazzistici, di solito inseriva «La Roca» nel suo nome tra virgolette per aiutare il pubblico a identificarlo ed ricordare il giovane batterista dei primi lavori con la Blue Note. Tale scelta, come egli stesso ebbe modo di dichiarare nel 1982 al New York Times, «venne fatta solo per necessità».

Nel 1957, al Birdland incontra Max Roach che lo raccomanda a Sonny Rollins. L’incontro con il Colosso diventa il suo piccolo passaporto per le stelle: come batterista del trio di Rollins nel set pomeridiano al Village Vanguard del 3 novembre, La Roca poté apporre il suo nome in un album considerato epocale, una sorta di paradigma sonoro del trio pianoless, «A Night At The Village Vanguard», nonostante il batterista di Harlem compaia solo in una delle cinque tracce registrate ed incluse nella versione originale dell’ LP singolo. Nel 1959, La Roca è al fianco di con Jackie McLean in «New Soil», operando poi in quartetto con Tony Scott, Bill Evans e Jimmy Garrison. Oltre a Garrison lavorò spesso insieme ai bassisti che suonavano nel Bill Evans Trio, in particolare Scott LaFaro e Steve Swallow, nonché pianisti come Steve Kuhn, Don Friedman e Paul Bley. Tra la fine degli anni Cinquanta e il 1968, risulta alquanto attivo, tra gli altri, insieme a Slide Hampton, al John Coltrane Quartet, Marian McPartland, Art Farmer, Freddie Hubbard, Mose Allison e Charles Lloyd. In questo stesso periodo, La Roca guida un proprio gruppo e lavora come batterista nel Jazz Workshop di Boston. Nella seconda metà degli anni Sessanta, dopo aver registra due album come leader, «Basra» (Blue Note, 1965) e «Turkish Women At The Bath» (Douglas, 1967), sparisce dalla circolazione.

Come già accennato, nel 1968, mentre il mercato del jazz acustico sembrava in declino, Sims aveva deciso di iscriversi alla facoltà di legge, specializzandosi soprattutto nelle controversie contrattuali che legavano gli artisti alle case discografiche o questioni legali relative ai diritti d’autore. Così, quando il suo secondo album da solista, «Turkish Women At The Bath», fu pubblicato a nome di Chick Corea senza il suo consenso, Sims intentò e sostenne una causa contro la Douglas Records, ottenendo il ritiro del disco dal mercato. Nel 1979, alla ricerca del tempo perduto, tornò al jazz, a mezzo servizio, registrando un nuovo album come leader, «Swing Time» (Blue Note, 1997).

Pete «La Roca» Sims è morto a New York nel 2012 per un cancro ai polmoni, all’età di 74 anni. Nonostante la sua esigua discografia come band-leader, il batterista/percussionista di Harlem è certamente un personaggio d a scoprire o da riscoprire.

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