Nonostante il nutrito line-up tensione e rilascio sono sempre in primo piano, mentre abbondano spazio e tempo per un interplay circolare fra le varie forze in campo, le quali si alternano nelle singole tracce, dove il contrabbasso del band-leader funge sovente da collettore o da collante.

// di Francesco Cataldo Verrina //

Fra le torbide e limacciose acque del jazz del terzo millennio – dove il poeta direbbe «perché di natura è frutto ogni vostra vaghezza» – affiorano talvolta in superficie dei rari esemplari di jazz mainstream, ben sagomati nella forma e nella struttura, rispettosi del sintassi e convintamente legati al vernacolo afro-americano, ma non privo dei classici riferimenti alla tradizione eurodotta. Tutto ciò non una deminutio capitis, ma è la dimostrazione lapalissiana che il jazz non sia morto, che non abbia bisogno di maquillage e, contraddicendo l’assunto di Frank Zappa, che neppure puzzi più di tanto, anzi a volte ha perfino un piacevolissimo odore, come quello del bucato di una volta fatto a mano. Da buon intenditori, si capisce immediatamente che «Songs And Tunes» del Gianludovico Carmenati Ensemble, edito dalla Notami Jazz, riporta in auge con un gusto contemporaneo elementi di quello stile orchestrale che guarda nello specchietto retrovisore del passato, ma usando lenti moderne e lungimiranti.

Valido contrabbassista, compositore e arrangiatore, Gianludovico Carmenati propone la sua formula inventiva con dieci composizioni inedite arrangiate per decimino jazz: un gruppo di sette strumenti a fiato (legni e ottoni) e sezione ritmica. Per intenderci un mini big band di dieci elementi con esperienze maturate in ambiti diversi, dunque, strumentisti forieri di una ricchezza tonale ed espressiva che ben sia datta all’assunto basilare del progetto: Luigi Tomassini flauto e alto flauto, Mose’ Chiavoni clarinetto e clarinetto basso, Alberto Mommi flauto, sax alto e soprano, Fulvio Falleri tenor sax, Cesare Vincenti tromba e flicorno, Riccardo Catria tromba e flicorno, Roberto Solimando trombone, Ludovico Cipriani electric guitar & acoustic guitar, Gianludovico (Ludovico) Carmenati contrabbasso e Andrea Elisei batteria. Gli arrangiamenti a maglie larghe agevolano le improvvisazioni concedendo parecchio spazio espressivo alle singole individualità. Carmenati snocciola il proprio scibile sonoro seguendo alcune precise direttrici di marcia: riferimenti marcati all’albo d’oro della musica sincopata afro-americana, con componimenti infarciti di swing, blues e gospel, piuttosto che ballate soulful intrise di melodie mediterranee, giochi di luce ed effetti sonori fotocromatici a metà strada fra citazioni eurocolte e tentazioni post-moderne legate al prog. Nonostante il nutrito line-up tensione e rilascio sono sempre in primo piano, mentre abbondano lo spazio ed il tempo per un interplay circolare fra le varie forze in campo, le quali si alternano nelle singole tracce, dove il contrabbasso del band-leader funge sovente da collettore o da collante.

L’iniziale «Paper On a Table», avvolto in un swing moderato da colonna sonora americana, appare quasi cinematico nella sue dimensione narrativa, mentre «Brown Pocket» si materializza attraverso una ballata racchiuse in un labirinto di cromatismi ricchi di pathos. «In the Centre» è un swing moderato avvolto in una piacevole melodia dal gusto vagamente retrò. «A Point Of View» parte con una progressione quasi da rock-ballad per poi evolversi in un crescendo sinfonico di tipo ellingtoniano ed un finale quasi hard-bop. «Wind Tale», pur nell’aderenza all’idioma jazzistico, si muove con la grazia di un balletto classico. «Time’s Tune», è un piccolo gioiello di post-bop da manuale, locupletato dall’esuberanza dei fiati e finalizzato dall’apporto orchestrale. Con «That’s It» si gioca ancora a tutto swing, mentre l’ensemble ritrova il suo naturale assetto da «guerra» infilandosi negli anfratti di un costrutto metropolitano dal taglio funkified. «Hourglass» mostra le movenze flessuose da una ballata languida, brunita ed intrisa di sangue blues. «Spring Water», è come la festa di primavera, capace espellere un’aura gioiosa e gaudente da marching band, anche se con un garbo ed uno stile da orchestra sinfonica. In chiusura, «Choir Jazz Play», una ballata liricamente intensa e sotterranea che si dirige in maniera avvolgente in varie direzione, forse uno dei momenti più evocativi dell’album, segnato da una punta di poesia fra le note.

Registrato presso lo studio Vallemania il 29,30,31 agosto 2022 «Songs And Tunes» del Gianludovico Carmenati Ensemble non è un lavoro che infrange le barriere della tradizione, al contrario le preserva, con l’intento di andare oltre lo smodato desiderio di conurbazione stilistica – malanno tipico del jazz del terzo millennio – e con l’idea di sfondare soprattutto il muro delle emozioni.

Ludovico Carmenati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *