// a Cura della Redazione //

L’album in oggetto è frutto di una ricerca che attraversa un percorso musicale derivante da generi e stili diversi, rispecchiando la formazione di Alessandro Bianchini: dall’accademismo tipico della musica classica per giungere all’improvvisazione, attraverso le sonorità del jazz più tradizionale. Sono questi gli elementi, potremmo dire “la cifra”, che hanno caratterizzato in maniera indelebile l’estetica ed il linguaggio musicale del vibrafonista, impreziositi anche da una ricerca costante e minuziosa del dettaglio, che permette di identificare le sue composizioni. Racconta di sé: “La scelta timbrica delle bacchette che cambiano a seconda del brano, la strumentazione (il vibrafono, la marimba) e la cura quasi maniacale per le dinamiche, sono gli elementi che, secondo me, conferiscono al disco un sound jazzy, con importanti e riconoscibili elementi volutamente raffinati. Altro aspetto che risulta sicuramente evidente a chi ascolta il disco è la presenza di un elemento che personalmente pongo sempre in primo piano e che sta alla base dell’improvvisazione e dell’interplay: il Timing. Timing che mi ha permesso di creare un feeling molto naturale e quasi istintivo con gli altri componenti del gruppo: Marco Micheli al contrabbasso e Simone Brilli alla batteria.” Dei sette brani, cinque sono brani originali composti ed arrangiati da Alessandro Bianchini, mentre il primo e l’ultimo brano del disco sono due standard riarrangiati per la formazione del trio: vibrafono/marimba, contrabbasso e batteria.

La scelta di “Invito” nasce dalla volontà di inserire elementi ritmici e timbrici di uno dei brani più significativi del repertorio bop. Questo standard è stato scritto da Kaper, un raffinato compositore della scena jazz americana del 1900. Pur trattandosi di un brano del 1952, sembra subito molto attuale, quasi come se fosse una composizione contemporanea. L’arrangiamento crea momenti liberi nell’intro e nell’outro, che incoraggiano l’esplorazione musicale e conferiscono spontaneità all’improvvisazione e all’interplay fra i musicisti. Fin dalle prime note si percepiscono subito le contaminazioni di una musica tribale percussiva, quasi preistorica. “Song For Peace” si caratterizza come un valzer-jazz classico, ispirato alle sonorità e all’interplay tipici del primo trio pianistico di Bill Evans, con Scott LaFaro al contrabbasso e Paul Motian alla batteria. Nel brano, inoltre, le linee melodiche sono senza dubbio influenzate da un altro compositore Johann Sebastian Bach. “Mud For Bud” è nella sua essenza un omaggio ai due emblemi del bop: Charlie Parker e Bud Powell. Il primo un sassofonista, il secondo un pianista. La struttura armonica e la forma non sono altro che una contraffazione di “Donna Lee”, una delle composizioni manifesto dell’era bebop, con un voluto allontanamento dal tono originale. Nell’ultimo ritornello solista il vibrafonista cita parte del tema originale della canzone resa famosa da Bird.

10/5”, la title-track, trae ispirazione dal repertorio di Egberto Gismonti. Il titolo è dato dalla metrica che guida la musica, nel senso che può essere contata e interpretata sia in 5/4 che in 10/16. Una composizione intensa, quale risultante di una linea melodica creata su un clave in 5/4, sempre presente come groove nello sviluppo sia dei temi che dell’improvvisazione. Dal punto di vista compositivo, la sezione A si differenzia dalla sezione B solo per un cambio di ritmo armonico, pur mantenendo inalterata la linea tematica. “Alice”, dedicata alla moglie di Bianchini, è una ballata tradizionale con interferenze di tensione post-bop. Il brano vede la partecipazione straordinaria di Beatrice Sberna alla voce. “Bud Powell” è uno standard sazz cattura il linguaggio bebop e la maestria compositiva di Chick Corea. Il brano è dedicato a Bud Powell. “Grazie Armando”, pensato e dedicato a Chick Corea, è intriso di timbri e groove tipici del jazz latino. Il dinamismo della composizione è dato dall’alternanza nei temi dei due strumenti: il vibrafono e la marimba. L’introduzione viene suonata con il vibrafono e poi si passa alla marimba, dove il tema viene eseguito nel registro più basso dello strumento. Ciò crea un netto contrasto con l’assolo del vibrafono, rendendo l’ascolto fluido ma allo stesso tempo dinamico. “10/5”, edito dalla Birdbox Records, è stato registrato nel febbraio del 2023, presso il Duna Studio a Russi, Ravenna. La sessione è durata un totale di tre ore, in cui il trio ha registrato due take per traccia. Il disco è fortemente permeato dagli stilemi tipici del jazz tradizionale ed è frutto di un linguaggio musicale e di un’estetica maturata negli anni dal vibrafonista.

Alessandro Bianchini

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